Il Consiglio dei Ministri ha approvato ‘salvo intese’ il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. L’esecutivo non ha scelto la strada della decretazione d’urgenza per lasciare un maggiore margine di manovra al Parlamento dopo le critiche piovute nelle ultime ore da diversi ambienti politici. Si tratta – si legge in una nota di Palazzo Chigi – di una riforma lungamente attesa dal Paese, fortemente auspicata dall’Europa, e per questo discussa con le Parti Sociali con l’intento di realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di tutelare l’occupazione e l’occupabilità dei cittadini.
Il ddl di riforma del lavoro prevede, in caso di licenziamento dovuto a motivi economici, che il lavoratore potrà ottenere solo un indennizzo monetario. Nel disegno di legge “si prevede che il diritto alla reintegrazione nel posto del lavoro debba essere disposto dal giudice nel caso di licenziamenti discriminatori o in alcuni casi di infondatezza del licenziamento disciplinare. Negli altri casi, tra cui il licenziamento per motivi economici, il datore di lavoro può essere condannato solo al pagamento di un’indennità”. “Particolare attenzione – si legge nella nota di palazzo Chigi – è riservata all’intento di evitare abusi”.
La riforma del mercato del lavoro “favorirà, anzitutto, la distribuzione più equa delle tutele dell’impiego, contenendo i margini di flessibilità progressivamente introdotti negli ultimi vent’anni e adeguando all’attuale contesto economico la disciplina del licenziamento individuale”.
Le novità. Arriva il congedo di paternità obbligatorio. Il nuovo impianto del mercato delle professioni attribuisce massimo valore all’apprendistato – inteso nelle sue varie formulazioni e platee – che diviene il ‘trampolino di lancio’ verso la maturazione professionale dei lavoratori. Via libera al “regolamento che definisce termini e modalità di attuazione della disciplina delle ‘quote rosa’ alle società controllate da pubbliche amministrazioni. Una norma che vuole potenziare l’accesso delle donne alle posizioni di vertice. Giro di vite anche sulle ‘dimissioni in bianco’ per perseguire ‘l’equità di genere’ e favorire l’occupazione femminile. Previsto anche il “rafforzamento con l’estensione sino a tre anni di età del bambino (oggi è fino a un anno) del regime della convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri”. Le aziende potranno stipulare accordi con i sindacati maggiormente rappresentativi, finalizzati a incentivare l’esodo dei lavoratori anziani. Si crea così “una cornice giuridica per gli esodi con costi a carico dei datori di lavoro”. Con la riforma del Lavoro approvata dal Consiglio dei ministri “si potenzia l’istituto dell’assicurazione contro la disoccupazione estendendone l’accesso ai più giovani, a coloro che sono da poco entrati nel mercato del lavoro e alle tipologie di impiego attualmente escluse (ad esempio quella degli apprendisti)”. Il Ddl del governo, precisa una nota di Palazzo Chigi, riduce l’incertezza che circonda gli esiti dei procedimenti “sui licenziamenti”. A questo fine si introduce una precisa delimitazione dell’entità risarcitoria eventualmente dovuta e si eliminano alcuni costi indiretti dell’eventuale condanna”. Così “il costo sostenuto dal datore di lavoro in caso di vittoria del lavoratore è ‘svincolato’ dalla durata del procedimento e dalle inefficienze del sistema giudiziario”.