Come noto, il governo in carica ha un problema di carattere pratico/ideologico con l’immigrazione. Che ha sempre avversato secondo le linee guida dei propri princìpi politici, ma che si trova a dover gestire unitamente agli altri paesi europei una volta nella stanza dei bottoni. Perché la questione è nota: l’Europa e l’Italia in particolare, non fa più figli. E non saranno, almeno nel breve termine, gli appelli e le iniziative per la natalità a rendere sostenibile il nostro sistema di welfare. Per continuare a pagare le pensioni serve forza lavoro, e al momento la forza lavoro viene dagli immigrati. Ne ha parlato il ministro Lollobriggida, mentre la Meloni rilasciava un’intervista al Corriere della Sera in cui dava ragione agli “alleati” di Polonia e Ungheria, le cui politiche contrarie al meccanismo di redistribuzione mettono in difficoltà soprattutto l’Italia. Ne è nata un’accesa discussione a destra: “La Meloni sostiene posizioni contrarie all’interesse dell’Italia”. E’ l’atavico problema sovranista: alleati sì, ma ognuno per i propri interessi. Che raramente coincidono. Dunque che fare
“Abbiamo bisogno di immigrazione ma di quella legale e il modo migliore per averla è contrastare quella illegale”. E’ il ministro dell’AgricolturaFrancesco Lollobrigida a dirlo nel suo intervento a Fenix. “La destra italiana all’Africa non solo ha teso la mano ma vuole metterla in condizione di produrre per poter garantire autosufficienza alimentare e anche mettere i propri prodotti a disposizione degli altri paesi” premette. “Dobbiamo far sviluppare l’Africa perché l’immigrazione illegale va affrontata qui ma va affrontata prima lì.
“Come si fa da popolo di emigranti ad essere contrari all’immigrazione? Sarebbe una contraddizione nella storia italiana. Noi siamo stati un popolo di emigranti” ricorda. “Quanti nomi anche a New York di sindaci, pensate a Fiorello La Guardia a Cuomo, a Giuliani. Noi sappiamo che abbiamo bisogno anche di immigrazione ma di immigrazione legale” spiega ancora Lollobrigida ricordando che “le nostre imprese hanno bisogno di questa forza lavoro”.
“Qualche giorno fa – prosegue – ho incontrato l’ambasciatore ed il ministro del Bangladesh. Questa la proposta che ci siamo fatti: un loro giovane invece di dare 6mila euro a uno scafista, anche se il termine è’ improprio, per venire qui con la meta’ dei soldi si forma li’, arrivando qui con competenze, rudimenti della lingua italiana, le regole del vivere civile della nazione che ti ospita. Questo modello, attraverso flussi organizzati, ci può permettere di ottenere forza lavoro in settori deboli in termini di manodopera” nonché di “arricchire il Paese di provenienza se uno poi vorrà tornare a casa”
Contestualmente la presidente del Consiglio rilasciava un’intervista al Corriere sugli stessi temi, utilizzando parole di comprensione per gli alleati a Bruxelles – Polonia e Ungheria – che rifiutano di allinearsi al patto sulla migrazione. Creando problemi in primis ai paesi di primo approdo, come l’Italia.
Sui migranti – dice – l’Unione Europea ha fatto un “totale cambio di passo: investire sulla stabilità del Nord Africa e prevenire le partenze è un primario interesse italiano e finalmente una priorità europea. Sulla dimensione esterna siamo tutti d’accordo. Sulla dimensione interna, no. Ma è normale, perché su un tema così divisivo è difficile trovare regole che vadano bene per tutti.
Per quanto riguarda la posizione di Polonia e Ungheria sul Patto migrazione, Meloni dice che “è normale che ciascuno faccia il proprio interesse”. Nel Consiglio ciascuno rappresenta gli interessi della propria Nazione, “capita che non corrispondano e ognuno fa bene a difendere i suoi”.
L’intervista ha fatto rumore soprattutto nell’area vicina al governo. Il giornalista Nicola Porro, nella sua rassegna stampa mattutina sui canali social, ha attaccato frontalmente la presidenza del Consiglio: “La Meloni dà ragione a Morawiecki e Orban che rifiutano la redistribuzione dei migranti economici, anche i migranti economici. E’ politicamente incredibile, la Meloni sostiene una posizione completamente opposta a quella italiana, simpatizza per quelli che ci prendono a calci in c…”. Poi una riflessione rivolta a tutto il centrodestra: “Forse è il caso che ne parlino, ci dicano un po’ che c…. dobbiamo fare”.