Dopo il continuo botta e risposta di ieri tra Movimento 5 Stelle e PD, tutti i nodi dovranno essere sciolti entro la giornata di oggi. Mattarella era stato chiaro dopo le consultazioni della scorsa settimana: martedì i partiti si dovranno presentare al Quirinale con una nuova maggioranza, oppure sarà governo tecnico per andare ad elezioni anticipate.
Il nodo principale nella trattativa per dare vita a un governo giallo-rossosembra essere il nome del premier, con Luigi Di Maio fermo nella richiesta della riconferma di Giuseppe Conte, forte dell’approvazione di Beppe Grillo. Su Conte c’è però il no di Nicola Zingaretti che chiede discontinuità con il passato: “L’Italia non capirebbe un rimpastone“, ha dichiarato ieri al termine della riunione di lavoro dei sei tavoli sul programma che si è svolta nella sede del partito.
Nel Pd però cresce il pressing interno affinché Zingaretti apra a un Conte bis. L’importante è il programma e una buona squadra di governo: è la linea che unisce diverse correnti interne al partito, da Renzi a Franceschini. Con Castagnetti che su Twitter ricorda: “Nel ’76 Berlinguer, che avrebbe preferito Moro, accettò Andreotti. Perché riteneva che fossero i programmi, e non le persone, il terreno e lo strumento della discontinuità”.
L’apertura a Conte premier da parte del segretario dem ci sarebbe, accompagnata però da un sospetto: “Comincio a pensare che questo governo Di Maio non lo voglia più fare”, avrebbe detto, secondo quanto riporta il ‘Corriere della Sera’, Zingaretti ai suoi. “Ma se ci fosse l’accoglimento delle proposte emerse dalla Direzione del Pd, l’approvazione della nostra road map sulle riforme più l’elenco dei ministeri che vi hanno detto, a queste condizioni il mio veto su Conte presidente del Consiglio non ci sarebbe più”, avrebbe detto il leader dem.
In giornata ci sarà un vertice tra i big del Movimento 5 Stelle che potrebbe essere decisivo per la risoluzione della crisi di governo. Mentre i dirigenti Pd incontreranno sindaci e governatori.
La proposta di Renzi di una inedita alleanza Pd-M5S sembra essere lo sbocco più probabile, ma in caso contrario anche il ricorso alle urne non è un’ipotesi tanto peregrina anche se oggettivamente poco credibile. I politici nel palazzo fanno i loro conti col bilancino, saltano fuori candidati alla presidenza e alle varie poltrone, già si parla di programmi a breve, medio e lungo termine. Ma cosa ne pensano le persone normali, quelle che non stanno a Montecitorio o Palazzo Madama e guardano perplesse l’evolversi della situazione? Cosa è meglio fare in questo caso: provare a ricostruire una maggioranza stavolta sbilanciata a sinistra oppure puntare su un governo di scopo che faccia la Finanziaria oppure ancora tornare alle urne? Meglio insistere con un parlamento che, sulla base dei risultati delle Europee, non rispecchia più lo scenario politico italiano oppure bisogna conservare la legislatura anche e soprattutto per rispettare le tante importantissime scadenze che incombono a livello nazionale e internazionale?