Silvio Berlusconi sabato rassegnerà le dimissioni, subito dopo l’approvazione a tempo record della legge di stabilità per lasciare il campo ad un governo guidato da Mario Monti. Il presidente del consiglio considera questa scelta ormai ineludibile e sarebbe, dunque, pronto a dare il suo via libera un esecutivo di larghe intese guidato dall’ex commissario europeo, nominato ieri senatore a vita dal capo dello Stato. Ma l’ufficio di presidenza del Pdl, per non spaccare il partito dopo la minaccia di tanti deputati di cambiare casacca, ribadisce la posizione della scorsa settimana: “dopo questo governo ci può essere solo il voto”. Con una aggiunta molto importante “la decisione finale spetta a Napolitano”. Insomma Berlusconi lascia aperte tutte le soluzioni possibili e la scelta finale sarà presa solo dopo le consultazioni. La Lega Nord spinge per le elezioni anticipate perché contraria ad un governo sostenuto da una maggioranza diversa da quella che ha vinto le elezioni del 2008. Anche l’Italia dei Valori vuole il voto anticipato e come il carroccio siederebbe tra i banchi dell’opposizione di un eventuale esecutivo “tecnico” guidato da Mario Monti. Via libera al neo senatore a vita dal Terzo Polo. Il Pd chiede un governo di larghe intese che includa tutti i partiti per evitare di essere bollato come un “ribaltino”.
Pdl. Alfano: sì al voto ma decide Napolitano. Aumentano i frondisti. Il Pdl “vorrebbe andare alle elezioni” ma la decisione finale “spetta al capo dello Stato”. Il segretario del Pdl in poche battute sintetizza l’esito dell’ennesimo vertice di maggioranza svoltosi nella residenza romana di Silvio Berlusconi. Il rinvio nel prendere una decisione definitiva, “aspetteremo la fine delle consultazioni”, è giustificata per evitare una rottura all’interno del partito tra favorevoli e contrari ad un governo tecnico guidato da Mario Monti. La minaccia di diversi parlamentari di lasciare il partito, per formare nuovi gruppi parlamentari o aderire ad altri partiti, nel caso in cui il Cavaliere avesse dato oggi il via libera ad un esecutivo
guidato dal neo senatore a vita ha consigliato prudenza nelle esternazioni pubbliche ad Angelino Alfano. E così al termine del summit a Palazzo Grazioli, il segretario del Pdl ha potuto sottolineare “ci sono delle valutazioni in corso ma il partito non è spaccato”. “Riuniremo ancora una volta l’ufficio di presidenza per prendere le decisioni definitive quando le consultazioni saranno terminate. Siamo fermi alla decisione assunta all’Ufficio di Presidenza della scorsa settimana in cui si era stabilito che dopo questo governo la nostra linea –spiega l’ex guardasigilli- era per le elezioni anticipate ma non intendiamo
sovrapporre la nostra voce a ciò che il Presidente della Repubblica intenderà fare da quando aprirà le consultazioni”. Prudenza è, dunque, la parola d’ordine. “Il Pdl non è spaccato, ci sono solo opinioni diverse ma si arriverà a una sintesi”. “Se avessimo preso una decisione dall’alto o in un modo o in un altro – continua Alfano, conversando con i giornalisti fuori la sede romana del cavaliere- ci avrebbero accusato di essere un partito non democratico, ci sono delle valutazioni in corso”. “Noi abbiamo messo al centro, così come ha fatto il presidente Berlusconi con il proprio gesto, l’interesse dell’Italia. Berlusconi si è dimesso – ha concluso il segretario del Pdl – annunciando di voler approvare buona parte dei contenuti voluti dalla Ue e questo significa fare il bene dell’Italia”. L’apertura ad un governo tecnico a guida Monti sarebbe sostenuto da molti big del Popolo delle Libertà. Tra questi ci sono alcuni fedelissimi del premier come Maurizio Lupi, Fabrizio Cicchitto, il ministro degli Esteri Franco Frattini, il presidente della Lombardia Formigoni e Beppe Pisanu. Il responsabile della Farnesina avrebbe addirittura minacciato di uscire dal partito del premier, insieme con altri dirigenti, se Alfano e Berlusconi insistessero per andare subito al voto. Però l’idea del governo tecnico non piace a tanti altri big del partito che propendono di andare immediatamente alle elezioni anticipate.
Ieri nel corso di una riunione fiume alla Camera, Alfano aveva dovuto registrare forti perplessità di alcuni ministri, come Gelmini, Romani, Sacconi, Brunetta e Meloni all’idea Monti. Alcuni minacciano addirittura di lasciare il partito. Se il Pdl voterà il governo tecnico i tre parlamentari di area ex Dc nel Pdl, Gianfranco Rotondi, Franco De luca e Mauro Cutrufo si dimetteranno dal loro seggio per consentire al partito di Berlusconi di avere comunque i voti, con il subentro dei primi non eletti, se dovesse appoggiare la soluzione Monti. Il sottosegretario Carlo Giovanardi ospite a “24 Mattino” su Radio 24 nel definire il governo tecnico “un commissariamento della politica” annuncia che “ci sono parlamentari che oggi faranno gesti e azioni molto pesanti, che lascio fare a loro, perché ritengono che il governo tecnico sia un colpo di Stato”. “Un Governo partecipato e sostenuto dalla sinistra rappresenterebbe solo l’illusione di una maggiore stabilità politica ed economica”. E’ il pensiero del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, che dice no anche alla guida di “un tecnocrate”.
E non sarebbero i soli. Anche alcuni ex An bocciano l’idea Monti e hanno, in più occasioni, rimarcato la volontà di andare subito alle elezioni. Per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli “le elezioni anticipate sono l’unica soluzione per superare la crisi di governo che si è aperta. Soltanto un governo eletto dai cittadini potrà affrontare la crisi finanziaria ed economica”. “In queste ore è necessario analizzare e non sottovalutare, comprendere e non ignorare i timori e le perplessità di tanti esponenti del centrodestra e non soltanto a livello nazionale”. E’ quanto afferma Andrea Ronchi , uno degli esponenti ex An e ex Forza Italia (molti dei quali al governo) che ieri si sono dichiarati nettamente contrari a un governo Monti e hanno suggerito al premier di chiedere le elezioni.
Di qui il rischio anche di una spaccatura all’interno del Popolo della libertà. Gli scajoliani starebbero lavorano a una lettera e a un nuovo gruppo, assieme agli altri dissidenti. Ma almeno dieci parlamentari pidiellini e alcuni senatori hanno avuto contatti con l’ala dissidente. L’ipotesi del sostegno pidiellino al governo tecnico ha poi congelato la trattativa, ma la fuga è ormai in via di pianificazione
Lega: No a governo tecnico. A dire un no secco ad un esecutivo tecnico o di larghe intese guidato dall’ex Commissario Europeo è la Lega Nord. La posizione intransigente del Carroccio sarebbe stata confermata da Umberto Bossi a Giulio Tremonti durante l’incontro di poco fa a Montecitorio. Se Berlusconi proporrà Alfano bene, avrebbe ribadito il Senatur. Altri nomi invece saranno valutati. Ma dovrà trattarsi comunque di una soluzione politica e non tecnica. Sulla stessa linea Roberto Maroni, pronto a passare all’opposizione.
“Se il presidente della Repubblica Napolitano darà l’incarico di formare il governo a qualcuno, come Mario Monti, che non fa parte della maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni del 2008, la Lega non lo sosterrà e passerà all’opposizione”, chiosa Roberto Maroni, nel corso di una conferenza stampa. “La Lega – ha aggiunto il ministro dell’Interno – voterà a favore del maxi emendamento alla legge di stabilità, che sarà l’ultimo atto di questo governo e di questa maggioranza”. Per il leghista l’unica strada percorribile in questo momento sono le elezioni che “possono essere svolte in un arco di tempo che va dai 45 ai 70 giorni”.
Idv. No a Monti: è governo delle banche. Antonio Di Pietro chiude la porta ad un governo “tecnico” guidato dal neo senatore a vita Mario Monti. L’ex Pm non sosterrà il governo di unità ma potrebbe solo votare alcuni provvedimenti “come l’abolizione delle province”. “Idv dice no a questo governo tecnico, non gli voteremo la fiducia e ne staremo fuori”, chiosa il Tonino nazionale, perché quello di Monti sarebbe “un governo che risponde al sistema bancario, al sistema finanziario e addirittura a quello della speculazione e non agli interessi della povera gente”. Ma il suo no non piace ai militanti e simpatizzanti dell’Italia dei Valori che su facebook e twitter bocciano clamorosamente la scelta del loro leader.
Sel: sì ad un governo d’emergenza ma a tempo. “Un governo di emergenza non può che essere a tempo e con un immediato obiettivo: fronteggiare l’emergenza dei conti con una patrimoniale vera, che non colpisca i cittadini che stanno già pagando gli effetti nefasti della recessione, e restituire la parola agli italiani con il voto”. E’ questa la linea di Sinistra Ecologia e Libertà messa nero su bianco in una nota dalla segreteria nazionale del partito.
Pd: si a Monti ma non passi come ribaltone. La base protesta. Il Pd preme per una soluzione immediata alla crisi perché “prima viene l’Italia”. Bersani assicura che il suo partito sarà “l’ultimo a staccare la spina”. E come spiega in una intervista all’Unità “ La nostra proposta non comporta in nessun modo ipotesi di ribaltoni o la ricerca di frange di supporto al margine. Opzioni Scilipoti, per intenderci, non ci interessano. Ci deve essere un larghissimo coinvolgimento”. Ma come successo per l’Idv anche la base del Pd si spacca sulla decisione di Bersani di dare, sostanzialmente, il via libera ad un governo guidato da Mario Monti. “Viene qua a fare gli interessi delle banche francesi. Mettere Monti vuol dire spararsi in bocca”. Ma sul web si legge anche dell’altro. “Di Pietro è l’unico che ci capisce qualcosa” oppure “caro segretario, un governo guidato da Monti non sarebbe
opportuno”. Ma ci sono anche tanti post a sostegno della linea Bersani. Ma a far rumore nel partito democratico è Velina Rossa, contraria ad un governo “Berlusconi-Bersani” e favorevole alle elezioni anticipate. Il nome di Enrico Letta, tra i papabili ministri, non è proprio digerito da Pasquale Laurito, decano dei giornalisti parlamentari, che scrive: “In consiglio dei ministri non ci si può chiamare zio”, riferendosi a Gianni Letta indicato come papabile vice premier.
Toto ministri. Mentre prende quota l’idea di un esecutivo a guida Monti inizia il tam tam del toto nomine. E rifacendosi alla carrellata fotografica pubblicata dall’Ansa, siamo di fronte a pezzi da novanta della politica e dell’economia italiana. Oltre a Giuliano Amato, che alcuni lo vorrebbero addirittura premier con Monti super ministro dell’Economia, e a Gianni (Pdl) e Enrico (Pd) Letta, potrebbero entrare nel governo guidato dal neo senatore a vita Emma Bonino, Guido Tabellini (Rettore dell’Università Bocconi di Milano), Peppe Pisanu, Pietro Ichino, Piero Gnudi (ex presidente di Enel), Nitto Palma, Franco Frattini, Giorgio Vittadini (presidente della Fondazione per la Sussidiarietà), Maurizio Lupi, Lorenzo Bini Smaghi (che lascerà il suo incarico nel Comitato Esecutivo della Bce per approdare dal 1 gennaio 2012, nel Centro Affari Internazionali dell’Università di Harvard), Domenico Siniscalco (presidente di Assogestioni), Fabrizio Saccomanni (attuale direttore generale della Banca d’Italia) e Raffaele Fitto. Per ora tanti uomini ed una sola donna. Ma è solo un gioco, almeno per ora.