La Lega blinda Paolo Savona al Tesoro ed è muro contro muro con il Colle. Una situazione molto delicata che mette il Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, stretto – si ragiona in ambienti parlamentari – nella morsa tra i partiti della sua maggioranza e il Presidente della Repubblica. Quando già si diffondevano i rumors sul calendario dell’eventuale giuramento, lo strappo sul titolare all’Economia provoca un’inevitabile allungamento dei tempi e anche ipotesi di una clamorosa rottura. Neanche un lungo faccia a faccia informale tra Giuseppe Conte e il capo dello Stato, oltre un’ora e mezza di colloquio al Quirinale, pare abbia sciolto la tensione. Da un lato il Colle sembra che abbia confermato con decisione le sue riserve su Savona, dall’altro Matteo Salvini che specularmente non cede di un centimetro, con il sostegno dei 5 stelle. La Lega, fanno sapere fonti del Carroccio, ha preso precisi impegni con gli italiani su tasse, Europa, giustizia, pensioni,non prendiamo in giro nessuno. Non andiamo a Bruxelles con il cappello in mano. Un modo per ribadire il concetto che Salvini ripete da giorni come un mantra: o questo governo cambia le cose o meglio andare al voto.
Ricordiamo che Paolo Savona è specializzato in economia monetaria ed econometria, ha collaborato con Franco Modigliani e studiò con Giorgio La Malfa la curva dei rendimenti dell’economia italiana studiando il funzionamento del mercato monetario.
Tra le sue attività di ricerca hanno particolare rilievo quelle sui tassi dell’interesse e le loro relazioni sulle scelte di investimento, le analisi pioneristiche sulla base monetaria internazionale e l’eurodollaro, e sugli effetti macroeconomici dei contratti derivati, che hanno anticipato il susseguirsi dei drammatici eventi vissuti dall’economia internazionale e da quella italiana negli ultimi quarant’anni.
Fin dalla firma del trattato europeo del 1992 si è dichiarato contrario all’accettazione dei parametri di Maastricht sostenendoli privi di base scientifica e troppo rigidi per un’economia che richiede flessibilità; ha inoltre considerato impreparata l’Italia a entrare nell’euro esprimendo il suo dissenso in un pamphlet intitolato ‘L’Europa dai piedi di argilla’.
E dire che Giuseppe Conte ce la sta mettendo tutta per concludere positivamente il suo incarico: si è recato a Palazzo Koch per un lungo faccia a faccia, oltre un’ora e mezza, con il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Non è la prima volta che un premier incaricato fa visita al governatore: nel febbraio 2014, Matteo Renzi fece lo stesso. Ma stavolta questo incontro assume un valore molto particolare: l’uomo incaricato di fare il governo è stato accolto dai mercati con una doccia fredda, facendo evocare gli spettri di un ‘contagio’ da parte della Bce nel cui consiglio siede lo stesso Visco e presieduta dall’ex governatore a Via Nazionale Mario Draghi. E perché le banche, la stabilità finanziaria, il dialogo con Bruxelles stanno molto a cuore a Visco. Quindi Conte giunge alla Camera per un vertice con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La riunione nella sala del governo dura poco più di un’ora. Nel frattempo, Paolo Savona ammette candidamente di essere convinto che ci siano dei veti sulla sua persona. Lasciando il vertice il capo politico dei Cinque Stelle cerca di smorzare la tensione facendo buon viso a cattiva sorte.
Matteo Salvini ribadisce la sua netta determinazione a spingere su Savona sino alla fine, a ogni costo: se non ci sarà lui nella compagine di governo – informano fonti a lui vicine – non ci sarà nemmeno il governo stesso. In serata, su Facebook conferma la sua grande irritazione con una frase secca inequivocabile: ‘sono molto arrabbiato’. In questo clima di tempesta, si inseriscono le parole di apertura del Presidente francese Emmanuel Macron che tende la mano al nuovo governo: ‘L’Italia è un membro importante dell’Ue e un alleato eminente. Vedremo cosa sceglierà l’Italia, ho rispetto per questo grande Paese che è sempre stato al nostro fianco’.
Il premier incaricato non si è recato da Mattarella per presentare la lista dei ministri e sciogliere la riserva ma solo per fare il punto della situazione. Al momento quindi non è stata fissata né la data in cui Conte salirà al Quirinale per sciogliere la riserva né quella del giuramento.
Per la formazioni della squadra di governo, pare che tutto giri proprio intorno a Savona. Sul tavolo del vertice tra Salvini, Di Maio e Conte ci sarebbe ancora il nome dell’ex ministro per la casella dell’Economia. La questione però ancora non è chiusa definitivamente, tant’è vero che il nome di Giancarlo Giorgetti è ancora ben scritto sotto quello di Savona, ma è anche presente nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza con delega ai servizi. Rumors di palazzo infatti parlano dell’uscita dalla squadra di governo di Nicola Molteni, pronto a sostituire Giorgetti come capogruppo alla Camera. Nel caso in cui il braccio destro di Salvini fosse spostato al Mef, come sottosegretario andrebbe Lorenzo Fontana (per ora agli Affari regionali). L’Agricoltura, dicastero caro alla Lega, sarebbe accorpato al Turismo, sotto la guida di Gian Marco Centinaio. Lo Sviluppo economico e il Lavoro sembrano invece ancora fusi in un unico super-ministero con Luigi Di Maio pronto a dirigerlo. In caso di esclusione di Savona, però, dovrebbero essere, secondo la richiesta della Lega, scorporati, con il Lavoro che sarebbe assegnato ai 5Stelle e lo Sviluppo economico alla Lega. Ancora vuote invece alcune caselle importanti, non perché manchi un nome bensì una assegnazione d’area. Si discute infatti ancora su le Infrastrutture, che la Lega rivendica con Stefano Candiani. Anche la Salute sarebbe ancora sul tavolo, pretesa invece da Movimento 5Stelle. Nota dolente il ministero degli Esteri su cui i pentastellati vorrebbero mettere il cappello con Enzo Moavero Milanesi, anche se è spuntato il nome di Pasquale Salzano. Nel caso che prevalga l’ambasciatore, Moavero Milanesi si occuperebbe di Politiche Ue. Il fedelissimo Riccardo Fraccaro si occuperebbe dei Rapporti con il Parlamento, mentre Danilo Toninelli delle Riforme. Alfonso Bonafedetiene alla Giustizia, come del resto Salvatore Giuliano all’Istruzione. Ancora traballante invece la Difesa, con Elisabetta Trenta indicata dai 5Stelle, su cui però la Lega non è convinta.