Designated Italian Prime Minister Mario Draghi leaves the Quirinale after receiving from Italian President Sergio Mattarella a mandate to try and form a new government, in Rome, Italy, 03 February 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

Governo: Rebus sulla squadra di Draghi

Un giorno e mezzo di stacco nella riservatissima villa in Umbria e poi Mario Draghi riprenderà le consultazioni per provare a dare un nuovo governo all’Italia.

Finito il primo giro, si entra nel vivo con il secondo round. L’ultimo, probabilmente.

Sul tavolo la ‘sintesi’ che il presidente incaricato offrirà ai partiti dopo i colloqui dei giorni scorsi. Una fase in cui il professore ha ascoltato molto e parlato poco. “Fidatevi”, si è limitato a dire di fronte alle ansie di alcuni. Ora, il momento delle risposte. Intanto, la sintesi programmatica dopo le indicazioni delle forze politiche. Un perimetro che potrebbe chiarire l’orizzonte temporale dell’esecutivo e la natura della squadra. Nodo tormentato quest’ultimo per Pd e Leu con la prospettiva di sedere al governo insieme alla Lega.

E di qui la ‘speranza’ dei dem che l’impostazione del programma possa mettere in difficoltà i leghisti. La ‘mossa del cavallo’ di ieri del leader del Carroccio, quel via libera senza veti. “non c’è dubbio che è una novità”, dice Nicola Zingaretti, “ma è Salvini che ha dato ragione al Pd, non ci siamo spostati noi. Giudicheremo la coerenza di chi oggi diventa europeista”. Una ‘coerenza’ non scontata. Avverte il segretario del Pd: “Non è detto che a un aumento dei numeri corrisponda maggiore forza e stabilità del governo. Il problema è di credibilità e stabilità dell’operazione politica. Bisognerà vedere se è un’operazione che dà un segnale di svolta, perché in Parlamento si discute e si vota. Noi ci fidiamo del professor Draghi. E’ lui che deve fare questa valutazione”.

Dal fronte di Matteo Salvini al momento arrivano conferme di quanto detto dopo l’incontro tra la delegazione leghista e il premier incaricato. “Lascio volentieri a altri le etichette di europeista o anti europeista. Io -dice Salvini- sono una persona molto pragmatica, molto concreta. Se nei prossimi mesi – e di questo abbiamo parlato con Draghi, non di storia o di geografia – si parlerà di tasse e di burocrazia, di come far ripartire i cantieri fermi e dare un po’ di respiro alle famiglie, ai commercianti e agli imprenditori, io ci sto”.

Obiettivo di Draghi è: far incastrare tutti i tasselli di una nuova allargatissima maggioranza (dal Pd e Leu fino all’inaspettata Lega, dal M5s a Forza Italia), salire al Quirinale con il puzzle finito e sciogliere la riserva dell’incarico ricevuto il 3 febbraio.

Al presidente Mattarella, Draghi potrebbe riferire mercoledì 10 o addirittura la sera prima, dopo i colloqui con i partiti. Nella migliore delle scalette, il successore di Giuseppe Conte e la sua squadra potrebbero giurare entro venerdì 12. L’incaricato potrebbe anche confrontarsi con le parti sociali. Un dialogo molto atteso da imprese e sindacati, anticipato da Draghi subito dopo aver ricevuto il mandato dal Colle ma per ora senza convocazione ufficiale. Tanto da far pensare che sindacati, imprese e categorie potranno essere chiamate formalmente a governo fatto, direttamente a Palazzo Chigi.

Certo è invece il calendario delle consultazioni politiche.

Oggi pomeriggio toccherà ai partiti piccoli: dalle 15 con il gruppo Misto della Camera fino alle 17.30 con le Autonomie (in mezzo, il Movimento italiani all’estero, Azione, +Europa, i radicali, Noi con l’Italia, Cambiamo, Centro democratico).

Martedì, giornata densa dalle 11 alle 17.15. I primi a sedersi di nuovo al tavolo con Draghi saranno i cosiddetti ‘responsabili’, il gruppo di Europeisti-Maie-Centro democratico nato al Senato dopo le dimissioni di Conte. Poi Leu, Italia viva, Fratelli d’Italia, Pd, Forza Italia, Lega e M5s.

A quel punto il quadro potrebbe essere chiaro per far scattare la sintesi del super banchiere, mentre la fiducia del Parlamento potrebbe anche arrivare la settimana successiva, dopo il 14 febbraio.

In ogni caso, secondo la prassi dell’alternanza, il primo voto dovrebbe essere al Senato. Ma dovrebbe decidere la conferenza dei capigruppo, in base anche a valutazioni politiche. Nel frattempo, a causa delle dimissioni di Conte il 26 gennaio, l’attività parlamentare è in standby.

‘Sospese’ le aule di Camera e Senato, la prossima settimana il lavoro proseguirà in sparute commissioni monopolizzate dalle audizioni per l’esame della proposta di Piano di ripresa e resilienza, funzionale al Recovery plan.

Sarà così nelle commissioni Bilancio di Montecitorio e in quelle Bilancio e Politiche europee di Palazzo Madama. Inoltre, alla Camera ci saranno audizioni per la riforma dell’Irpef alla commissione Finanze mentre la Affari sociali sentirà il commissario straordinario, Domenico Arcuri, sul piano vaccini.

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