Una squadra snella, di dieci o dodici ministri, con profili di grande competenza. E “neutrali”: si impegneranno a non candidarsi alle prossime elezioni. E’ questo il profilo del governo di Carlo Cottarelli.
Il premier incaricato dovrebbe completare la sua lista già domani e presentarsi al Quirinale per sciogliere la riserva. Poi, dopo il giuramento e il passaggio della campanella con Paolo Gentiloni, potrebbe andare subito al Senato a chiedere la fiducia, anche se c’è chi non esclude il voto la prossima settimana. Chiederà il sostegno al suo governo per traghettare il Paese verso le urne nel 2019 e intanto in autunno varare la legge di bilancio. A Palazzo Madama i voti contrari all’esecutivo del professore sarebbero già 246, 85 in più della maggioranza assoluta di 161.
Dunque – secondo fonti parlamentari – Cottarelli potrebbe presentarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni subito dopo la sfiducia del Senato, senza passare dalla Camera. In questo caso, resterebbe dimissionario in carica per gli affari correnti fino alle elezioni, che sarebbero “dopo agosto”.
Per affrontare questi passaggi, il premier incaricato ha già delineato uno schema di massima per la sua squadra, anche se le caselle restano variabili. In cima all’agenda di Cottarelli c’è la “gestione prudente” dei conti pubblici, e la necessità di rassicurare i mercati, tanto che potrebbe anche tenere per sé l’interim all’Economia. Altrimenti restano forti le chance di Salvatore Rossi, direttore Generale di Banca d’Italia (in lizza, ma meno quotato ci sarebbe anche l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini). Tra i papabili per i dicasteri economici si fa il nome anche di Lucrezia Reichlin, docente di Economia alla London Business School, e di Enrico Giovannini. C’è anche chi fa il nome dell’attuale presidente dell’Inps, Tito Boeri. Agli Esteri sarebbe in “pole” Elisabetta Belloni, la prima donna a ricoprire il delicato ruolo di segretario generale della Farnesina. In alternativa, si cita Pasquale Terracciano, ora ambasciatore a Mosca.
Molto quotato per le Infrastrutture è Raffaele Cantone, ma sarebbe infatti intenzionato a portare a termine il suo incarico all’Autorità anticorruzione. Per il ministero dell’Interno si parla di Giampiero Massolo, ex segretario generale alla Farnesina, ai vertici dei Servizi e oggi presidente di Fincantieri, già citato anche quando si cercava di indovinare il governo gialloverde. L’altro nome quotato è l’ex commissario di Roma Francesco Paolo Tronca.
Dal consiglio di Stato potrebbe arrivare al governo, magari alla Giustizia, Alessandro Pajno. Tra i giuristi si fa il nome anche di Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, di Paola Severino, già Guardasigilli del governo Monti e rettore della Luiss e di Marta Cartabia, vicepresidente della Consulta. Infine, Enzo Moavero Milanesi, già apparso nella rosa dei nomi possibili per l’esecutivo M5s-Lega, potrebbe tornare ad assumere le deleghe agli affari europei.