Sergio Mattarella lunedì incontrerà per l’ultima volta le delegazioni dei partiti. A distanza di due mesi, si legge nella nota diffusa ieri dal Quirinale, le posizioni di partenza dei partiti sono rimaste immutate. Non è emersa alcuna prospettiva di maggioranza di governo’. Il Quirinale lancia un ultimo appello quando annuncia un terzo e ultimo giro di consultazioni per lunedì con lo scopo di ‘verificare se i partiti propongano altre prospettive di maggioranza di governo’.
Obiettivo degli incontri di lunedì nello studio alla Vetrata è quello di sgomberare il campo dalle ultimissime ipotesi. Ultima quella che il centrodestra, in versione compatta, chiederà un preincarico per Matteo Salvini per un governo di minoranza. In assenza di numeri certi, l’idea sostenuta con forza dalla Meloni di mandar in aula un governo-Salvini a cercare voti, non sembra reggere. A sentire alcuni parlamentari azzurri la caccia ai responsabili è in corso, ma per Mattarella servono numeri certi per avere l’incarico.
Le speranze che nel weekend possa cambiare qualcosa sono ridottissime. Le avances leghiste al M5S sono state rispedite al mittente. Così come il Pd, dopo una lunga e tormentata riunione, ha chiuso ad ipotesi di governo-politico con Di Maio o Salvini.
È quindi più che probabile che il giro di consultazioni, che stavolta inizierà con il partito più grande, il M5S, e finirà sempre lunedì con i presidenti delle Camere, si concluderà con un nulla di fatto, ma servirà al Presidente per prendere nota dei numeri parlamentari e dei desideri programmatici più urgenti di ogni singolo partito. Un lavoro di supplenza che Mattarella sperava di non dover fare, ma lo stallo è tale e i rischi del Paese sono talmente alti da richiedere un supplemento di iniziativa. Raccolti numeri, disponibilità e desideri, è molto probabile che Mattarella si riservi di tirare le conclusioni per l’indomani. Martedì, quindi, potrebbe rivolgere un invito fermo e chiaro a partiti e schieramenti affinchè permettano al Paese di avere un governo all’altezza degli appuntamenti che ci attendono. dalla legge di Bilancio, al G7 in Canada sino al Consiglio europeo di fine giugno.
Un esecutivo di tregua o di emergenza per arrivare almeno a fine anno e che al Quirinale si proverà a comporre se ci sarà la disponibilità dei partiti a sostenerlo in modo da evitare che la crisi politica non diventi crisi istituzionale qualora il governo venisse bocciato dal Parlamento. È presto per i nomi, ma la caccia si muove su candidati dall’alto profilo istituzionale ed economico. I presidenti Alessandro Pajno e Giuseppe Lattanzi come l’economista Lucrezia Reichlin, tra i papabili.
E’ ipotizzabile, come appreso da sussurri e voci silenti che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vista la certificazione del no del Pd ad intese con i 5 Stelle darà l’incarico per formare governo ad Alessandro Pajno, Presidente di Sezione del Consiglio di Stato.
Nato nel 1948 a Palermo, Pajno è stato procuratore, avvocato e consigliere di Stato. Inoltre, ha ricoperto altri incarichi prestigiosi, tra cui quello di segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La sua figura viene associata spesso a quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’ex Procuratore di Stato, durante il secondo governo di Romano Prodi, fu Sottosegretario all’Interno. Al di fuori della politica, è stato docente presso l’Università di Bologna, La Sapienza di Roma, la Scuola Superiore di Pisa e la Luiss, sempre a Roma, dove ha tenuto la cattedra di diritto amministrativo. Sulla carta, la figura del giurista palermitano dovrebbe essere apprezzato dal Movimento 5 Stelle.
Laureato in giurisprudenza all’università di Palermo, ha insegnato alla scuola di specializzazione in studi sull’amministrazione pubblica dell’Università di Bologna ed anche all’Università La Sapienza, nella facoltà di ingegneria a Palermo ed infine diritto amministrativo alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e alla facoltà di scienze politiche della LUISS di Roma.
È autore di numerose pubblicazioni riguardanti i temi dell’organizzazione amministrativa, dell’attività amministrativa della giustizia amministrativa, dell’organizzazione del servizio di istruzione e dell´autonomia delle istituzioni scolastiche. Prima Avvocato dello Stato e poi consigliere di Stato.
In politica ha avuto vari incarichi: è stato capo di gabinetto dei ministri Mattarella (Pubblica Istruzione), Iervolino (Pubblica istruzione) e Ciampi (Bilancio e Tesoro), e consigliere giuridico di Mattarella quando era ministro dei rapporti con il Parlamento. È stato poi segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri durante il governo Prodi I, segretario generale del Consiglio di Stato e commissario straordinario governativo per il completamento del federalismo amministrativo.
Dal 18 maggio del 2006 all’8 maggio 2008 ha fatto parte del secondo governo Prodi in qualità di sottosegretario al Ministero dell’Interno, con delega all’amministrazione civile.
Dopo essere stato presidente di sezione, il 23 dicembre 2015 è stato nominato Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Italiana con decorrenza 1º gennaio 2016. La scelta, per prassi, veniva presa dal Consiglio di Presidenza del Consiglio di Stato stesso secondo il criterio di maggiore anzianità dei candidati. Invece il governo Renzi, questa volta, ai tempi della riforma dei Tribunali amministrativi, ha rivendicato il diritto a procedere autonomamente alla nomina tra una rosa indicata, diritto che gli compete secondo la legge.
Gli argomenti non mancano per evitare un ritorno alle urne con l’attuale legge elettorale che continuerebbe a non garantire la nascita di un governo. Votare a settembre significa infatti niente legge di Bilancio, andare all’esercizio provvisorio e far scattare l’aumento dell’Iva.