Grandissimo successo, giovedi 16 dicembre, al Teatro della canzone napoletana, il Teatro Trianon Viviani, sito nel cuore della città partenopea, che ha dedicato una serata d’onore al grande Maestro Sergio Bruni per celebrare il centenario della nascita del cantautore, definito «‘a Voce ‘e Napule» da Eduardo De Filippo. Questa definizione gli è stata attribuita perché c’è stato un tempo in cui tutta la città si è identificata nel suo modo di cantare. L’identificazione proveniva sia dai ceti agiati che dal popolo, senza alcuna distinzione. Merito di una voce dalle inconfondibili emissioni nasali e gutturali, che per uno stile ricco sia di fioriture che di effetti smorzati.
Testo della serata scritto da Marisa Laurito, Salvatore Palomba e Giorgio Verdelli, con la consulenza di Massimo Andrei. La Serata ha raccontato e ricordato l’artista tra documenti d’epoca, fotografie e immagini pubbliche e private, oltre a filmati e una serie di esibizioni del repertorio più interessante di Bruni.
Eccezionale l’orchestra diretta da Vince Tempera ha introdotto e accompagnato la serata con una fantasia di celebri canzoni di Bruni (da Il mare a Vieneme ‘nzuonno).
Una strepitosa e raggiante Marisa Laurito, ha condotto la serata in modo egregio, introducendo numerosi artisti e personaggi dello spettacolo che hanno animato la serata riproponendo i testi dell’artista. Ecco quindi, Andrea Sannino, che ha interpretato Maruzzella e Amaro è ‘o beneRaiz che canta Palcoscenico; Tosca che si e’ esibita in Graziella; Enzo Gragnaniello in IndifferentementeTony Esposito con la compagnia Stabile della Canzone napoletana si produce in una versione spettacolare della celebre Rumba scugnizza di Raffaele Viviani, con l’arrangiamento e la direzione di Pino Perris
Altre interpretazioni dal vivo quelle di Irene Scarpato in Scètate, Tony Esposito e Nello Daniele per Notte napulitana, Raiz e Fausta Vetere della Nccp, con la partecipazione di Lino Vairetti, in Napule doceamara, l’ultima canzone scritta da Bruni.
Commuovente ed inebriante la voce di Mina che ci ha deliziato con la bellissima canzone Carmela, scritta per lui dal poeta ed amico Salvatore Palomba.
Lo stesso Palomba ha definito il testo un capolavoro in cui c’è dentro, ‘metafora, Dio, Napoli e tutto il resto’.
Tra le testimonianze che contrappuntano la narrazione, quelle di Renzo Arbore, Enzo Avitabile, che racconta l’incontro con Bruni ed esegue un’esclusiva versione di Carmela, e Massimo Ranieri.
La stessa Marisa Laurito, allieva del Maestro, ha raccontato di quanto fosse esigente e perfezionista, ironico e sarcastico, tanto che nell’esibirsi al Maestro con una canzone, lo stesso dopo averla ascoltata le diceva che era andata benissimo, ma allo stesso tempo le chiedeva di ripetere l’esibizione per un centinaio di volte. Il lasciapassare richiesto era dato esclusivamente dalla perfezione nell’esecuzione. Cosa ereditata dalla Laurito che, a detta di un suo collaboratore, è ‘un vulcano irrefrenabile sempre alla ricerca di perfette esecuzioni sceniche’.
Arriva poi il ricordo di Adriana Bruni, figlia del Maestro, e del musicologo e compositore Pasquale Scialò che ha presentato il secondo volume di ‘Storia della canzone napoletana’
Dopo aver illustrato la storia della canzone napoletana dal 1824 al 1931 nel primo volume, il compositore nel secondo volume ha raccontato l’evoluzione della canzone napoletana dal secondo dopoguerra in poi, riprendendo il suo racconto sulla canzone napoletana dal 1932 al 2003, quasi fosse un appassionante romanzo che mescola documentazione musicale, immagini, letteratura, cinema e teatro, in cui viene omaggiata anche la canzone del grande Maestro Sergio Bruni.
Produzione Rai curata dalla delegata Eleonora Iannelli, regia teatrale della Serata d’Onore di Bruno Garofalo, televisiva di Barbara Napolitano.
La registrazione della Serata sarà poi trasmessa da Rai 1 il 1° gennaio prossimo.
Quella voce straordinaria e unica, senza tempo, con un gorgheggio che Roberto De Simone definì un’eccezionale fusione di matrice contadina e tradizione urbana di Napoli. Questa unicità ha risuonato in tutto il teatro attraverso straordinari artisti e ancora risuona nel piccolo teatrino di casa Bruni ricordato dalla Laurito, più volte ospite a casa Bruni. Il maestro lo definì ‘il mio Centro di cultura napoletana’, dove ogni sabato chiunque poteva assistere gratuitamente ad un suo concerto; un appuntamento ‘per amatori’ che si rinnovava puntualmente ogni fine-settimana. Il Maestro diceva: ‘Chi vuole può telefonare al mattino e lasciare il suo nome; lo fanno da ogni parte d’ Italia’, e sorridendo aggiungeva: ‘certo la lista d’ attesa è lunga, c’è da aspettare con pazienza, una settimana, un mese, ma poi la telefonata d’invito c’è sempre’. Quando gli chiedevano quale fosse il suo desiderio nascosto rispondeva ‘un’ emittente televisiva, per poter presentare i giovani talenti che vengono alla mia scuola. E poi si potrebbe parlare sempre di musica, di canzone napoletana e di cultura. Speriamo che non rimanga un sogno’. Al Trianon di Napoli il sogno di Bruni, anche per una sera si è realizzato…
Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni, nasce il 15 settembre 1921 a Villaricca, all’epoca un grosso borgo agricolo. Si appassiona alla musica che è ancora bambino: lo affascinano i canti tradizionali e le voci dei venditori ambulanti. Appena dodicenne entra a far parte della banda locale, dopo aver imparato, da solo, a suonare il clarinetto. Di fatto, la sua carriera inizia in quel periodo, suonando a battesimi, matrimoni e feste di paese.
È questo contesto ad esercitare un’influenza decisiva sul suo stile. Lo ha ben detto Roberto De Simone: ‘Bruni è nato a Villaricca, ossia nell’interno profondo della Campania. Sua madre stessa era una contadina. Quell’identità etnica e musicale d’origine si è, in seguito, felicemente sposata con la tradizione urbana napoletana. E ne è venuto fuori qualcosa che non esiterei a definire una personalità unica.
SERGIO BRUNI PARTIGIANO A CHIAIANO
Dopo aver svolto lavori umili e sottopagati, parte per il servizio militare. Nel 1942 debutta come cantante a Torino in uno spettacolo per le reclute. A seguito dell’armistizio ritorna a casa, giusto in tempo per partecipare alle Quattro Giornate. Contribuisce a salvare il ponte di Chiaiano minato dai nazisti ma rimane ferito ad una gamba nella violenta sparatoria. L’episodio si rivela decisivo per la sua carriera artistica.
È l’autunno del 1943 quando Vittorio Parisi fa visita all’ospedale dove è ricoverato. Bruni si presenta come cantante. Parisi gli dà appuntamento dopo la guarigione e, quando lo incontra, gli dice: ‘Voi non avete bisogno di maestri’. È la svolta: un colpo di fortuna, celato in una profezia che si avvera. Nel 1945, infatti, vince un concorso bandito dalla Rai, sbaragliando 2.500 concorrenti. Finisce nell’orchestra di Gino Campese, che gli suggerisce di cambiare nome per evitare confusione con un altro Chianese cantante. Inizia la gavetta, ma nel 1948 è già un protagonista della Festa di Piedigrotta con le edizioni ‘La Canzonetta’.
I NUMERI DELLA CARRIERA DI SERGIO BRUNI
La carriera napoletana di Sergio Bruni è sintetizzata da numeri che lasciano pochi dubbi sulla sua importanza. Le partecipazioni al Festival di Napoli sono 12, con 32 canzoni presentate e 23 portate in finale. Sono 2 le vittorie, con i brani Marechiaro Marechiaro e Bella, mentre sono 3 i posti d’onore. Senza la sua interpretazione, sarebbero probabilmente inosservate canzoni diventate poi famose. È il caso di Sciummo (1952), ‘O ritratto ‘e Nanninella (1955), Suonno a Marechiaro (1958) e Vieneme ‘nzuonno (1959). E questo considerando solo il Sergio Bruni ‘napoletano’, poi c’è quello ‘italiano’ e ‘sanremese’.
Rosaria Palladino