Gravina: La serie A deve finire il campionato, in ballo 700 milioni di euro

Il campionato italiano di calcio dopo questo stop deve andare avanti. Lo stop delle competizioni internazionali tutelate dall’Uefa possono anche andare bene ma per “noi i campionati nazionali hanno la priorità”. Gabriele Gravina ha le idee chiare: bisogna andare avanti perché in ballo ci sono milioni di euro per il grande circus italiano del calcio che non possono perdersi. Si deve chiudere la ‘partita’ anche se si dovesse giocare nei primi 10 giorni di luglio.

“Lo abbiamo già fatto presente — ha detto il presidente a Radio 24 — non vogliamo penalizzare nessuno, ma così come noi valutiamo dei cambi di format in caso di riduzione delle finestre per giocare, così deve fare l’Uefa rimodulando Champions e Europa League”

“Il rinvio degli Europei era un auspicio condiviso da tutti. Adesso abbiamo maggiori possibilità per posizionare alcune date a maggio e giugno sperando sia sufficiente per la deadline del 30 giugno”. Il presidente della Figc ha avanzato alcune ipotesi. “Priorità alle competizioni nazionali con possibilità di inserire date internazionali. Sappiamo che i campionati nazionali sono autonomi. Daremo priorità al nostro calendario. Non prendo in considerazione un piano di estrema crisi, mi preoccuperebbe per il nostro Paese. Spingiamo sull’acceleratore dell’ottimismo. Lavoriamo su ipotesi del 2 maggio e di completare i campionati, eventualmente sforando a luglio se non dovessimo farcela al 30 giugno. Chiederemo anche la possibilità, nella malaugurata ipotesi di non riuscire a completare tutto entro fine giugno, che si possa sforare entro i primi 10 giorni di luglio. In caso non si riesca ricorreremo probabilmente all’opzione playoff e playout”. “La Uefa – ha rivelato ancora Gravina – ha indicato diverse ipotesi di partenza, la più ottimistica delle quali il 14 aprile, per cui si manterrebbe la forma attuale. Un’altra ipotesi è ai primi di maggio, un’altra ancora al 13 giugno e in questo caso con modifiche dei format, con finale Champions il 27 giugno e quella di Europa League tre giorni prima. Bisogna tenere conto anche che la Uefa ha previsto a giugno l’ipotesi di definire i play-off per gli Europei, quindi ci sarebbe uno stop per le nazionali dall’1 al 9 giugno, e questo andrebbe a complicare il posizionamento delle date. Ma sarà costituito un gruppo di lavoro che prevede la partecipazione anche delle Leghe per capire come si possono conciliare tutte le esigenze”.

I soldi in ballo per il campionato italiano sono tanti e non vanno persi, sembra essere il mantra del presidente. “Il nostro mondo sta vivendo un periodo di grande difficoltà economica e la Figc si sta impegnando nel raccogliere tutti i dati che le singole Leghe stanno elaborando. Esistono degli accordi di natura contrattuale, da qui l’esigenza di giocare perché il danno sia limitato, si parla di 170-200 milioni di euro. Ma se si arrivasse al blocco dei tornei, il danno effettivo potrebbe arrivare a 500, 600, 700 milioni di euro. È un momento di riflessione e stiamo predisponendo una serie di richieste al governo per rappresentare questa criticità. Chiederemo una sorta di riconoscimento di forza maggiore per far sì che possa esserci anche la possibilità di rinegoziare al nostro interno alcuni contratti di mutualità perché il nostro mondo deve dare un segnale di capacità di autosostentamento e solidarietà interna”. E in questo senso Gravina auspica che una volta superata l’emergenza “si possa tracciare un percorso nuovo che ci porti a un orizzonte diverso, fatto di più luci e meno ombre, altrimenti ci porteremo dietro solo la negatività di questa esperienza. Tutti insieme possiamo toglierci di dosso questa zavorra e ragionale di una vera rivoluzione culturale nel mondo del calcio e dello sport”.

Un taglio agli ingaggi dei giocatori “non deve essere un tabù e non può esserlo in questo momento di emergenza. Dobbiamo sederci tutti insieme a un tavolo, è un momento di crisi per tutti e l’emergenza vale per tutti. Siamo chiamati oggi a un gesto di grande responsabilità, dando dei contenuti a quel contenitore che chiamiamo solidarietà”.

 

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