Grecia, cronaca di un disastro annunciato

Tsipras firma il fallimento della Grecia

Nei primi giorni dell’anno in corso, quando il governo del Premier senza cravatta, sembrava una possibilità e nessuno si aspettava che la Grecia potesse non pagare i debiti; i tecnici dell’UE stimavano che la crescita a fine anno sarebbe arrivata al 2,5%. Purtroppo, per i cittadini greci, non è andata così. Con la vittoria della coalizione di Syrisa, sono cominciate subito le prime difficoltose trattative per il rinnovo del programma di salvataggio. Su Atene il cielo è diventato plumbeo, nonostante le trionfali, ma allo stesso tempo superficiali, promesse di cambiamento. Subito gli esperti “chirurghi” dell’Ecofin  hanno preso in mano il bisturi, visto che nel nuovo contesto la precedente stima non teneva più. Hanno rifatto i conti e nelle previsioni, diffuse a maggio, il dato del Pil è precipitato a +0,5%,  che agli osservatori economici internazionali è sembrato più una speranza che un dato attendibile, questo, evidentemente, per non fiaccare ancor di più la fiducia dei mercati. Il motore dell’economia greca si è ingolfato da quando da quando è salito al potere Tsipras , soprattutto a causa di mancata azione nel campo delle riforme e dall’incertezza generata dalle estenuanti trattative con i vertici dell’ UE e della BCE. L’ufficio studi della Deutsche Bank è stato tra i primi a segnalare la fermata del Pil  in negativo -03% , pur restando ottimista per un +1,3% per il 2016. Più scettiche, per non dire senza anima, le agenzie di rating internazionali, tra cui Standard &Poor’s, secondo cui l’assenza di un sostegno finanziario europeo ed i freni all’attività bancaria, genereranno una crescita negativa del 3%. Intanto rispetto allo scorso anno, i salari sono calati ulteriormente, ma senza produrre effetti positivi in termini di occupazione, restando la disoccupazione, saldamente assestata al 25% della popolazione attiva. A questo va ad aggiungersi lo scetticismo di molti privati che potrebbero metterci il denaro di tasca propria, finendo così per indebolire il settore finanziario e delle costruzioni. L’export che è al 30% del Pil del Paese, è rappresentato dal settore petrolifero e da quello marittimo, comparti questi che hanno poche braccia locali e nessun legame con le economie del posto. Un altro dato negativo di un’economia che più resta ferma e più va indietro, è  rappresentato dal turismo che incide per il 16% sul Pil, ma che all’inizio di giugno ha subito un vistoso calo, in media un -7% di biglietti aerei cancellati. Difronte a questo disastro, il Premier scravattato, Tsipras, conscio del suo fallimento, ha avuto un’idea geniale ed allo stesso tempo furbesca, degna di Ulisse , indice un referendum sulla permanenza o meno della Grecia nell’area euro, rimettendo la palla ai poveri ed impauriti cittadini greci, che non sanno bene cosa fare. Intanto gli investitori stranieri navigano alla larga dall’Egeo, alla ricerca di lidi più sicuri.

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