Greece's Prime Minister Alexis Tsipras addresses the audience during a Syriza party central committee meeting in Athens, Greece, on Saturday, May 23, 2015. Tsipras has told leaders of the governing Radical Left Coalition that Greece is ready to accept a "viable and long lasting" deal with its lenders, but not on "humiliating terms." (ANSA/AP Photo/Yorgos Karahalis)

Grecia, niente soldi al Fmi: “Non pagheremo le rate di giugno”

La Grecia ha annunciato che non ripianerà il suo debito con il Fondo Monetario internazionale perché il governo di Atene non sarà in grado di pagare le rate del prestito entro il 5 giugno. Non ha i soldi per farlo ed è diventato ufficiale: “Le quattro rate per l’Fmi a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perché non c’è”, sono le parole nette del ministro dell’Interno Nikos Voutsis . Viene spiegato dallo stesso che si devono pagare prima i salari pubblici e le pensioni e lancia contestualmente un avvertimento: “Se usciamo noi dall’euro finisce la moneta unica”. Se la Grecia non fosse nell’Eurozona, con questa esposizione nei confronti del Fondo, avrebbe già fatto la fine dell’Argentina di qualche anno fa. Ma lo scenario è radicalmente diverso. In gioco, infatti, non c’è solo il default di un Paese ma la cosiddetta Grexit, con gli effetti sulla tenuta dell’intera area della moneta unica. Non a caso, dopo l’annuncio dell’insolvenza nei confronti del Fondo, il ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis, lancia un messaggio inequivocabile a Bruxelles e a tutte le cancellerie europee: “L’uscita della Grecia dalla moneta unica sarebbe l’inizio della fine per il progetto dell’euro. Se ci si trova in un’unione monetaria uscirne è catastrofico”. Una ciliegina sulla torta preparata da Voutis è la dichiarazione di Varoufakis. E che nessuno possa pensare di risolvere il problema greco facendo pagare il prezzo di un accordo al solo governo di Atene. Una volta che si mette nella testa degli investitori che l’euro non è indivisibile è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi. Sono mesi che i segnali della difficoltà di Atene a saldare i debiti con i creditori internazionali si susseguono. In realtà Atene usa come arma negoziale l’uscita della Grecia dall’Euro, perché agli occhi dei mercati si potrebbe riaffacciare la speculazione rendendo il progetto europeo non più irreversibile. Ovvero, se ci si trova in un’unione monetaria uscirne è catastrofico. L’uscita di Atene dall’Euro per l’Italia si tradurrebbe in un enorme problema. “Il vero problema dell’eventuale uscita di Atene dalla moneta unica è che renderebbe l’intero sistema più fragile, meno capace di assorbire gli shock e verrebbe affermato che l’euro non è più irreversibile”, commenta il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Certo è che il governo italiano non soccorrerà Tsipras: “Gli aiuti devono essere concessi da Bruxelles solo se la Grecia rispetterà gli impegni. In una comunità ci si sta solo se si rispettano i patti e le regole”. E mentre sul fronte europeo, dalla Commissione, alla Bce, ai grandi creditori, si continua a lavorare per un compromesso, soprattutto sul piano delle riforme, tra Atene e l’istituzione di Washington si registra un drammatico impasse. La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Insomma, ancora il braccio di ferro che estenuante va avanti da mesi, con Atene che ripete di non poter più accettare altre politiche di austerità, e chiede più tempo. E i suoi interlocutori che spingono per ottenere fatti concreti. Tuttavia, il tempo stringe sul serio. Mercoledì il premier Alexis Tsipras è atteso a Bruxelles per un’audizione al Parlamento europeo. Quindi giovedì e venerdì occhi puntati a Dresda, dove si riunisce il G7 economico che stavolta di fatto sarà la riunione del club dei grandi creditori di Atene.

Roberto Cristiano

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