L’eurosummit è ancora lontano dal trovare un’intesa sulla posizione da prendere nei confronti della Grecia, ma il summit deve essere conclusivo e si aspetta una lunga notte. L’obiettivo del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk è sostanzialmente quello di trasformare il documento uscito dall’Eurogruppo in un testo conclusivo dell’Eurosummit, con una idea chiara di base che è quella di non arrivare alla Grexit. L’Eurozona vuole tenere la Grecia nell’euro ma in cambio vuole una resa incondizionata, e tutti i costi necessari per questo li deve pagare il Governo Syriza, sempre che voglia restare nella famiglia della moneta unica. Il prezzo sarà altissimo, con il ritorno della Troika, che verificherà ogni passo del Governo, con la reintroduzione dei licenziamenti collettivi e l’abolizione della contrattazione collettiva. Tsipras non avrà nemmeno il tempo di tornare a casa e spiegare il perchè di un piano molto più duro dell’ultima offerta, visto che deve far approvare dal Parlamento entro mercoledì il primo set di riforme, tra cui Iva e pensioni. Il piano ‘prendere o lasciare’ mette il cappio intorno al collo di Atene lasciando a lei la scelta di stringerlo o meno. “Non ci sarà un accordo a qualunque costo, dovremo valutare se i vantaggi sono superiori agli svantaggi”, ha avvertito Angela Merkel, convinta che un cattivo accordo sia peggio di nessun accordo. La Grecia considera le condizioni poste dall’Eurogruppo umilianti e disastrose per il governo di Atene. Angela Merkel sarebbe la più intransigente nei negoziati in corso a Bruxelles, mentre si registra il forte sostegno alla Grecia da parte di Mario Draghi. Il piano per privatizzare beni greci per 50 miliardi come garanzia è su un altro pianeta per Alexis Tsipras che dice “100% No alla Grexit temporanea. Ora è chiaro, ci vogliono schiacciare”. Il Fondo monetario internazionale ha messo in campo la possibilità che per svolgere i negoziati sugli aiuti in Grecia si instauri un governo tecnico ad Atene ma l’eurosummit è ancora lontano dal trovare un’intesa sulla posizione da prendere. L’Eurogruppo ha chiesto alla Grecia di normalizzare completamente il metodo di lavoro con le istituzioni, compreso il necessario lavoro sul campo ad Atene per migliorare il monitoraggio e l’attuazione delle riforme, tra cui la reintroduzione dei licenziamenti collettivi e la revisione della contrattazione collettiva, in linea con le ‘best practice’ europee. Secondo il ministro finlandese delle finanze Alex Stubb, sono stati fatti molti progressi sulle condizionalità del programma di aiuti, e c’è un documento che va ai leader che chiede alla Grecia riforme da fare in Parlamento entro il 15 luglio. Sono qui per un compromesso onesto, lo dobbiamo a tutti gli europei che vogliono un’Europa unita e non divisa e possiamo raggiungere un accordo già questa sera se tutte le parti lo vogliono, ha affermato il premier della Grecia Alexis Tsipras. A sperare con forza in un’intesa è anche il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker: “Combatterò fino all’ultimo secondo per un accordo, e spero che lo otterremo”. Fonti europee hanno spiegato che la cancellazione del vertice a 28 è stata decisa perché si sta lavorando al Piano A e non più a una Grexit per cui era necessaria una preparazione a 28. Fonti della Bce, in merito alle ricostruzioni su quanto avvenuto all’Eurogruppo sulla Grecia, dichiarano che non c’è stato nessuno scontro fra il presidente della Bce, Mario Draghi, e il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ma solo uno scambio di vedute durante il dibattito. Secondo alcune ricostruzioni, lo scambio di vedute non si sarebbe verificato prima dell’interruzione del meeting, che quindi non sarebbe direttamente legata a questo episodio. In particolare, non ci sarebbe stato nessun comportamento aggressivo da parte di alcuno dei presenti e, di conseguenza, nessuno scontro, ma una discussione che ha coinvolto diverse persone su posizioni distinte. Anche il portavoce del ministro delle Finanze tedesco smentisce che vi sia stato alcun diverbio fra il ministro Wolfgang Schaeuble e Mario Draghi. Schaeuble di fatto impugna una pistola carica indirizzata verso il governo di Atene e messa tra le mani di Alexis Tsipras. E’ una estrema unzione la proposta avanzata al governo d’Atene dal potentissimo ministro delle Finanze che è disponibile a spaccare l’Euro pur di rendere l’Unione più leggera dall’insolvenza greca. Schaeuble è il leader dei falchi dell’Eurogruppo e deputato al Bundestag con la Cdu dal 1972. La vita del ministro capace di portare il pareggio di bilancio a Berlino è divisa in due, con al centro i tre proiettili sparati da Dieter Kaufmann durante una manifestazione che lo costrinsero sulla sedie a rotelle. All’epoca era ministro degli Interni della Repubblica federale e quell’incidente giocò un peso fondamentale sbarrandogli la strada che conduceva alla cancelleria e all’eredità di Helmut Kolh. Eredità poi raccolta da Angela Merkel. E’ sempre Schaeuble che pronunciò il famoso discorso al Bundestag decretando la vittoria di Berlino su Bonn nella scelta della capitale. All’epoca, l’uomo che oggi è ai ferri corti con Mario Draghi, tirò in ballo la questione europea: “La decisione su Berlino è innanzitutto una decisione sul superamento della divisione d’Europa”. E’ stato papabile per la presidenza della Commissione e per l’Eurogruppo ed è grande amico di Christine Lagarde. Come politico è rimasto un giurista e resta dell’idea che l’operato statale debba muoversi in un quadro giuridico severamente regolato dalla legge. Shaeuble in passato finì lambito dallo scandalo dei finanziamenti pubblici ai partiti. Era il 2000 e l’attuale ministro delle Finanze tedesco ammise in diretta in televisiva di aver ricevuto 100mila marchi senza registrarli da parte del commerciante di armi Karlheinz Schreiber e fu costretto a dimettersi da presidente del gruppo parlamentare della Cdu. In conclusione, entro mercoledì Tsipras deve far approvare dal Parlamento la riforma dell’Iva, delle pensioni, l’adozione del Codice di Procedura civile, la creazione del ‘Fiscal Council’ previsto dal Fiscal Compact per controllare i bilanci e la direttiva per la risoluzionè delle banche, che mette fine ai salvataggi statali. Subito dopo un nuovo Eurogruppo deve riunirsi per giudicare, e nel caso dare il via libera al terzo salvataggio da 80-86 miliardi di euro, di cui 10-25 andranno immediatamente alle banche asfissiate, alcune delle quali si prevede dovranno fare fallimento ordinato. Resta poi in piedi l’alternativa di dare ad Atene la possibilità di un negoziato rapido per una sospensione temporanea dalla zona euro, con possibile ristrutturazione del debito. Un’ipotesi che si cerca ancora di scongiurare.
Roberto Cristiano