In vista dell’entrata in vigore del Green pass per accedere ai luoghi di lavoro, il settore portuale è sul piede di guerra. “L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti – ha detto Stefano Puzzer, il portavoce dei portuali di Trieste – è togliere la certificazione”. Puzzer ha anche aggiunto che “il blocco del 15 ottobre è confermato, non si fermerà solo il porto di Trieste. Quasi tutti i porti si fermeranno”.
Anche Conftrasporto interviene nella protesta legato al Green pass al lavoro e il presidente Paolo Uggé spiega: “Si sta determinando una situazione per cui si rischia che il 15-16 ottobre il trasporto in Italia si blocchi”. Aggiunge che dal ministero “non abbiamo risposte” e “se questo atteggiamento proseguirà e non uscirà un chiarimento, può succedere di tutto”. Poi conclude: “Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il Green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane, stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo”.
A Genova alcuni terminalisti del porto pagheranno i tamponi ai dipendenti senza Green pass, fa sapere il presidente dell’associazione di settore di Confindustria Beppe Costa dopo una riunione in prefettura. “La decisione è di ogni azienda – spiega -, alcune hanno dato la disponibilità e altre sono libere di scegliere. Come Confindustria ribadiamo che le norme dicono che il tampone lo paghi il lavoratore”. Tra i portuali genovesi non sono vaccinati 20 su 100.
La situazione si annuncia tranquilla al porto di Venezia dove, fanno sapere dall’Autorità portuale lagunare, l’elevata percentuale di vaccinati dovrebbe consentire una giornata senza problemi.
Nei porti di Napoli e Salerno non si preannunciano invece problemi relativi all’entrata in vigore del Green pass. Secondo fonti sindacali, il numero dei lavoratori no-vax in quelle strutture è minimo e non compromette le regolari attività dei due scali. In questi giorni, riferisce la Filt-Cgil Campania, non è emerso nessun accenno di protesta relativo all’esordio della “carta verde” nei luoghi di lavoro.
Non ci saranno problemi neanche nei cinque porti di Manfredonia, Barletta, Bari, Monopoli e Brindisi, dove il segretario generale dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale, Tito Vespasiani, assicura: “Non temiamo particolari situazioni di criticità, scioperi o blocchi. Nei nostri cinque porti il tasso di vaccinazione tocca in alcuni settore il 100%”.
I portuali palermitani senza Green pass sarebbero circa 30 su 45 0 nelle due società operative, cioè il 7%, quantità “che non desta preoccupazione per l’operatività”, assicura il presidente Giuseppe Todaro.
Definisce “doppiamente sbagliata” l’idea “di pagare i tamponi ai dipendenti sprovvisti di Green pass” il presidente della commissione Trasporti alla Camera Raffaele Paita spiegando che “apre la strada a squilibri nel sistema di controllo dell’epidemia e, legittimando una violazione, introduce un principio sbagliato”.
Ieri mattina si è riunito il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza presieduto da Luciana Lamorgese. È stata l’occasione per valutare quello che sabato scorso a Roma non ha funzionato consentendo a manipoli di neofascisti di assaltare la sede della Cgil, persino avendolo annunciato dal palco di piazza del Popolo, e il Policlinico Umberto I – davvero una pagina umiliante per gli apparati di sicurezza – e si è deciso di imprimere una stretta all’ordine pubblico su tutto il territorio nazionale.
Da questo punto di vista non si possono tollerare manifestazioni di piazza in cui si invita a non obbedire alla legge, siano esse di neofascisti, anarchici o altro.
I portuali prima hanno chiesto un esonero dal green pass, poi, una volta ottenuti i tamponi pagati dall’azienda hanno minacciato di «bloccare tutto» se l’esenzione non verrà allargata a tutti i lavoratori.
Lunedì scorso, la mattina, tutti i 950 portuali di Trieste hanno dato vita a un corteo sindacale contro il green pass. Una compattezza impressionante in una iniziativa non organizzata dalle tre grandi organizzazioni sindacali, ma dai sindacati di base Usi, Usb e Cobas. Fatto già indicativo.
Ma quello che è accaduto il pomeriggio fa ancora più impressione e notizia: sotto lo striscione “Non siamo fascisti, siamo lavoratori”, cantando l’inno di Mameli, ben 15mila triestini (in una città di 200mila abitanti), capeggiati dai portuali, hanno sfilato in una manifestazione contro il green pass.
Sia i portuali di Trieste (dove il 40% dei lavoratori non è vaccinato) che quelli di Genova (dove il 30% non è vaccinato) hanno promosso per il 15 ottobre uno sciopero ad oltranza contro il lasciapassare sanitario, al quale assicurano parteciperanno tutti i porti italiani.
Unito alle agitazioni e ai problemi oggettivi con il green pass degli autisti dei Tir (30% non è vaccinato o si è fatto vaccini come il Sinovac o lo Sputnik non riconosciuti dall’Ema), dal 15 ottobre in poi il Paese rischia uno scenario da incubo: blocco della logistica e quindi delle forniture industriali e alimentari, con conseguenze tipo post Brexit nei supermercati e nella produzione industriale.
A fronte di questo scenario, Luciana Lamorgese ha scelto di derogare dalla linea di fermezza di Draghi e del governo e ha proposto con un decreto ministeriale tamponi gratis, pagati dalle imprese, a tutti i portuali. Proposta rimandata al mittente dai portuali che hanno reiterato la proclamazione dello sciopero ad oltranza sino a quando il green pass non sarà abolito, con conseguente blocco dei servizi essenziali al Paese.