Green pass tra obbligo del 15 ottobre e protesta dei camionisti del 27 settembre

Il decreto legge che prevede l’obbligo del Green pass sui luoghi di lavoro è stato ufficialmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dal 15 ottobre il lavoratore – pubblico e privato – dovrà esibire il certificato verde, chi si rifiuterà sarà considerato assente ingiustificato ai fini di tutelare la sicurezza, e di conseguenza scatterà la sospensione dello stipendio. Perciò niente stipendio ai trasgressori, ma senza altre sanzioni o conseguenze disciplinari. I controlli sono affidati ai datori di lavoro, in attesa delle linee guida. Inoltre fino al 31 dicembre, le farmacie e tutte le strutture convenzionate con il sistema sanitario, dovranno applicare ai tamponi un prezzo calmierato. In molti vedono in questo provvedimento una spinta, di fatto, all’obbligo vaccinale.

La Camera dei Deputati ha approvato il decreto Green Pass bis, ossia il decreto con il quale il governo aveva disposto l’estensione della certificazione verde al personale scolastico e universitario e sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza. Il testo approvato dalla Camera assorbe anche le disposizioni del terzo decreto Green Pass. Andiamo a vedere allora quali sono le novità principali legate all’approvazione del decreto Green Pass bis, approvato anche dal Senato.

Green Pass obbligatorio, le regole dal 15 ottobre

Camera dei Deputati Parlamento

Decreto Green Pass bis, le novità dopo l’approvazione in Parlamento

Tra le novità principali troviamo l’estensione della validità del Green Pass da 48 a 72 ore nel caso in cui si ottenga la certificazione verde con un tampone molecolare.

La seconda novità riguarda la riapertura degli impianti sciistici, che si apprestano a riaprire i battenti. Nel decreto si dispone l’obbligo del Green Pass anche per accedere agli impianti. Il Green Pass quindi, oltre che per i trasporti a lunga percorrenza, diventa obbligatorio anche per salire su “Funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento, con finalità turistico-commerciale e anche ove ubicate in comprensori sciistici, senza limitazioni alla vendita dei titoli di viaggio“. Il protocollo riapertura delle aree sciistiche e per l’utilizzo degli impianti di risalita della Fisi.

Le novità per scuola e università

Per quanto riguarda le Università, il decreto dispone che tutti gli studenti indossino la mascherina durante le attività didattiche anche se partecipano solo studenti vaccinati o guariti dal Covid.

Rimanendo nel mondo dell’istruzione, la Dad (Didattica a distanza) è contemplata solo in zona Rossa in caso di circostanze di “eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus o di sue varianti nella popolazione scolastica“.

“Senza distinzioni e discriminazioni, fermo restando ovviamente il principio di garantire il più possibile la sicurezza nelle classi”, dice  il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso commentando il rischio di lesioni alla privacy degli studenti nel caso in cui ci fosse una diversificazione dei tempi di quarantena sulla base dello stato vaccinale degli studenti.

“Il ministero dell’Istruzione è tenuto a dare corso alle indicazioni che arrivano dalle autorità sanitarie, così come accade ormai dall’inizio della pandemia, ma sicuramente si pone la questione di non discriminare gli studenti – sottolinea Sasso – Nemmeno, ovviamente, sulla base dell’adesione o meno alla campagna vaccinale. Su questo concetto generale non sono possibili deroghe, perché ne deriverebbe un vulnus intollerabile ai danni dei ragazzi”.

“Bisogna considerare che nel caso dei minorenni è la famiglia a decidere in base alla propria sensibilità e per i minori di 12 anni non esiste al momento la possibilità di vaccinarsi. Fissare la durata della quarantena non rientra nelle prerogative del ministero dell’Istruzione, ma si è comunque aperta una riflessione sulla possibilità di ridurla per tutti – anticipa il sottosegretario – senza distinzioni e discriminazioni, fermo restando ovviamente il principio di garantire il più possibile la sicurezza nelle classi”.

“Certamente sì”. Così il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite di ‘Timeline’ su SkyTg24 sull’ipotesi di una riduzione della quarantena per gli studenti dopo un caso di positività e di una limitazione ai soli compagni di banco in caso di test negativo per tutti i ragazzi. “Ci si sta lavorando – fa sapere il sottosegretario – vanno acquisiti ulteriori dati. Tutto dipenderà da quella che sarà la circolazione del virus nelle prossime settimane.

Non so dare una data ma è inevitabile che questo accadrà”, afferma ancora Sileri aggiungendo che del resto “abbiamo riaperto da pochi giorni – conclude – ma io dico che tra due o tre settimane, intorno al 10 di ottobre possiamo già fare un punto sulla scuola”.

“La difformità di durata delle quarantene consegue da una scelta delle autorità sanitarie. E su questo non abbiamo niente da dire. Ma da un punto di vista pratico non è una scelta soddisfacente perché sarebbe preferibile una durata unica”, dice  il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli che commentando il possibile vulnus sul fronte dati sensibili legati alla vaccinazione degli studenti, deducibili al momento del rientro in classe, afferma: “Noi non registreremo, tratteremo o divulgheremo i dati, ma sicuramente a seguito della decisione delle Asl al momento del rientro degli allievi si verranno a conoscere. Ma questo è inevitabile e non è una violazione perché prevista dalle procedure di legge sanitarie preposte al trattamento dell’epidemia. Noi dirigenti non possiamo attribuirci competenze sanitarie dobbiamo eseguire ciò che dice la legge. C’è poco da fare: o si cambiano le leggi o ne accettiamo le conseguenze”.

La certificazione verde per gli immigrati irregolari

L’altra novità è legata al fatto che per gli immigrati irregolari muniti di tesserino Straniero Temporaneamente Presente si dispone il rilascio di una certificazione che attesti la vaccinazione. Questo per consentire al soggetto di accedere ai servizi come ad esempio le mense.

Green Pass a Messa, trattativa in corso tra il governo e il Vaticano

Il Green Pass potrebbe diventare obbligatorio anche per andare a Messa in chiesa. Si tratta al momento di un’ipotesi ma decisamente concreta se è vero, come ha dichiarato il Cardinale Gualtiero Bassetti, che c’è una trattativa in corso tra il governo e il Vaticano.

“C’è una trattativa in corso col governo e su quella andiamo avanti“, ha dichiarato il cardinal bassetti, Presidente della Cei. “Non voglio entrare nel problema delle proteste sul Green Pass. Comunque si usino tutti i mezzi per conservare la nostra salute, per prevenire. Al momento attuale il vaccino è ancora la più grande garanzia che abbiamo“, ha proseguito Bassetti parlando della trattativa in corso con il governo per l’estensione del Green Pass a messa.

Al momento la Chiesa, in occasione della messa, è uno dei pochi luoghi nei quali è possibile accedere senza avere il Green Pass. Nei luoghi di culto di interesse turistico è necessario avere la certificazione verde per visitare la struttura ma non è necessario avere il Green Pass per prendere parte alle funzioni religiose. Anche in Vaticano, dove da ottobre si entra solo con il Green Pass, è possibile accedere anche senza certificazione verde per prendere parte alle funzioni religiose.

Evidentemente la messa, nonostante le misure anti-contagio, rappresenta una situazione di contatto tra le persone. Spesso le funzioni si svolgono al chiuso e nel corso delle prossime settimane le celebrazioni all’aperto saranno abbandonate a causa delle temperature. Da qui l’ipotesi di estendere il Green pass obbligatorio. Si tratterebbe di una misura forte, di una stretta significativa destinata a scatenare proteste e polemiche.

Va detto che sin dall’inizio della pandemia il Vaticano ha deciso di collaborare con il governo italiano. L’estensione del Green Pass potrebbe rappresentare un nuovo passo di questo cammino condiviso per lasciarsi l’emergenza sanitaria alle spalle.

Il voto al Senato e la conversione in legge

Il decreto Green Pass bis è passato alla Camera con queste novità rispetto al testo approvato in Cdm ed è stato trasferito al Senato per l’approvazione definitiva e la conversione in legge. Il Senato ha approvato il decreto nella mattinata del 23 settembre.

Lunedì gli autotrasportatori bloccheranno l’Italia per protestare contro il green pass al quale saranno obbligati dal 15 ottobre? O tutto si risolverà in una bolla di fumo, come l’ormai mitologica presa delle stazioni? Doveva anch’essa essere una protesta contro il green pass: ma i giornalisti e i poliziotti risultarono più numerosi dei manifestanti. E lo smacco per i media, che avevano lanciato allarmi terrorismo per giorni, fu clamoroso.

In una bolla di fumo, per intanto, si è risolto l’annunciato antipasto della protesta. Il blocco dello Stretto di Messina doveva andare in scena  giovedì 23 settembre.

Sulla protesta dei camionisti esistono due scuole di pensiero. La prima parte da un dato di fatto inoppugnabile: le organizzazioni sindacali non hanno comunicato nulla del genere, e dunque gli aderenti sarebbero sì e no quattro gatti. Ma anche la seconda scuola di pensiero, quella che mette in conto centinaia e centinaia di partecipanti in ogni regione, parte da un presupposto,  se non oggettivo, almeno plausibile:  la rete organizzativa opererebbe in assoluto silenzio, quasi in semi clandestinità, per evitare gli infiltrati e per non permettere alle forze dell’ordine di predisporre le contromosse.

Se la protesta avverrà, il traffico risulterà sostanzialmente paralizzato sulle autostrade italiane per tutta la settimana ventura e i supermercati non riceveranno rifornimenti. Sarebbe la prima protesta anti-green pass a fare davvero la differenza.

Che i camionisti siano una categoria capace di bloccare davvero un Paese, lo dimostrò lo sciopero con il quale in Cile essi causarono la caduta, nel 1973, del governo socialista guidato da Salvador Allende. Bastarono 10.000 camionisti per tagliare in due il Paese. Ma quelli avevano dietro la CIA, non la “semplice” rabbia popolare.

Allo stato attuale, infatti, non esistono comunicazioni ufficiali da parte delle associazioni ed organizzazioni di settore. Considerando il tempo necessario per organizzare un’iniziativa così importante, è probabile che non ci siano comunicazioni “dall’alto” e che i lavoratori, eventualmente, si muovano singolarmente.

Siamo solo nel campo delle ipotesi, dunque, ma secondo quanto trapelato il 23 settembre, il famoso volantino che circola su Facebook, WhatsApp e soprattutto Telegram  non esclude che ci possa essere uno sciopero dei camionisti del 27 settembre per il green pass, ma allo stato attuale è più plausibile uno scenario in cui ci siano rimostranze isolate e non organizzate.

Detto questo, lo sciopero dei camionisti previsto lunedì prossimo potrebbe iniziare alle ore 10, con rallentamenti sulle Autostrade che in teoria dovrebbero realizzarsi in tutta Italia, viaggiando a velocità ridotta. Si parla, a tal proposito, di limite imposto a tutti a 30km/h con frecce per farsi riconoscere.

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