Il giorno dopo la ‘strabiliante’ vittoria del suo Movimento 5 Stelle a Parma, Beppe Grillo si fa vivo e bacchetta lo stato maggiore del Pd. Il ‘padre’ dei grillini si affida al suo blog per commentare l’esito del voto delle amministrative. E come il suo solito è un vero e proprio fiume in piena. Nel mirino delle sue critiche ‘ad effetto’ finiscono non solo il ‘quasi morto’ segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ma anche Massimo D’Alema, il sindaco ‘ebetino’ di Firenze, Matteo Renzi, e per finire il ‘fritto’ comico Gene Gnocchi che si era schierato a favore del candidato del Pd a Parma. “Il non morto (ma quasi) di un partito mai nato Bersani – scrive Grillo – ha detto di aver ‘non vinto’ a Parma, Comacchio e Mira. Lo ha spiegato con parole incontrovertibili: ‘Abbiamo non vinto perché lì erano governati dal centrodestra”. “Chiaro? C’è forse bisogno di spiegazioni? Chiamate un’ambulanza per un TSO”. “L’affermazione del Pdmenoelle è: ‘E’ una vittoria senza se e senza ma’ – continua Grillo – Bersani però è affranto, non potrà più costruire l’ennesimo inceneritore nella sua Emilia, a Parma non ci sarà un tumorificio come in altre città governate dal Pdmenoelle come con l’ebetino a Firenze. Il pollo che si crede un’aquila è quindi tornato sui suoi cavalli di battaglia elettorali: ‘Noi non cederemo ai populismi e ai qualunquismi’ e alle argomentazioni politiche sulla vittoria del MoVimento 5 Stelle a Parma dovuta a ‘una destra che a Parma si è rimpannucciata sostenendo il grillino’. Rimpannucciato il grillino, belin, Bersani batte nell’eloquio Vendola per 5 a 0! Non è finita qui. Per il non morto (ma quasi) la crisi della destra provoca ‘un vuoto d’aria’. In pratica il peto in cui si dissolvono i partiti”. “Bersani ha poi spiegato ai giornalisti – prosegue Grillo – ‘Che se stiamo fermi non andiamo lontano’. Nessuno, dopo questa affermazione, ha accompagnato il buon uomo alla prima panchina con un sacchetto di becchime per i piccioni, anzi i giornalisti presenti seri in viso hanno preso appunti continuando quando ha affermato c’è un punto inevaso da Grillo: il lavoro”. “Abbiamo un tasso di disoccupazione che sommato agli sfiduciati, che il lavoro non lo cercano, più arriva al 20%. Chi creato la disoccupazione? Il MoVimento 5 Stelle oppure vent’anni di inciuci con il Pdl, di investimenti nei catorci della Fiat e nella cementificazione del Paese invece che in innovazione? Chi ha svenduto a debito la Telecom se non D’Alema condannandola a un nanismo industriale? Chi ha benedetto la legge sul precariato ieri e la “ristrutturazione” dell’articolo 18 oggi? Chi ha permesso alle nostre aziende di spostare la produzione all’estero, dalla Cina alla Romania consentendo di mantenere sui loro prodotti il marchio “Made in Italy”? Chi ha costretto una generazione di giovani a emigrare (secondi in Europa dopo la Romania)?”, è la richiesta-accusa di Grillo. “Prima di parlare di lavoro, Bersani dovrebbe lavorare, ci provi, in futuro ne avrà bisogno”. E per finire, la stocca finale dedicata a Gene Gnocchi: “A Parma dopo il ballottaggio è stato istituito un nuovo piatto cittadino: gli ‘Gnocchi Fritti’. E arriva puntuale la risposta del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, alle accuse del ‘papà’ dei grillini. “Grillo, sta sereno. Adesso sei un capo partito anche tu. Non basta più bestemmiare gli altri. Dì qualcosa di preciso per il tuo paese”.
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