L’errore di questi ‘manifesti anti partitici è che individuano un male reale del nostro tempo – la crescente inadeguatezza diquestipartiti – ma lo barattano con una cura perfino peggiore: eliminarli in nome di un futuro basato o su un vuoto concettuale o, laddove vi siano concetti, su un’utopia di partecipazione razionale (una sorta di democrazia diretta digitale) che dovrebbe realizzarsi non ridiscutendo il nostro intero modo di convivenza civile – e la sua cultura – ma affidandoci alle proprietà taumaturgiche della tecnologia e, in particolare, di Internet. Un errore di cui stiamo già iniziando a pagare le conseguenze. Così mentre gli italiani si innamorano di questa retorica della speranza fondata sul digitale, il potere continua a fare i suoi comodi. Antipartitismo e utopia internettiana vanno a braccetto non solo tra loro, ma anche con la perpetuazione dell’esistente. E un terribile, dolorosissimo inganno.
È l’inganno di chi urla sugli IP statici e dinamici di internet dimenticando che la speranza fondata sul digitale è la speranza che certo non alberga nella classe povera e priva di strumenti di informazione che è poi la classe più massacrata dal potere.
Non hanno certo i potenti della terra, i grandi ricchi paura del digitale, a loro, basta creare un guasto sulle linee di collegamento di casa nostra! Nello Boni