Grillo e Mangiafuoco

“Faccio un appello, vado lunedì al casello di Genova e voglio che l’Esercito italiano arrivi prima di Renzi”. Beppe Grillo attacca a fondo il premier evocando l’intervento dell’esercito, che deve stare con gli italiani a “dare una mano per un bene comune e mandare via questi cialtroni”. Sembrerebbe un riferimento gli autori della ricostruzione, amministratori e imprenditori, dopo l’alluvione di tre anni fa: “Questa gente va fermata con l’Esercito”, aggiunge, puntando però dritto sul presidente del Consiglio. “Per istinto quando l’ho incontrato mi sono detto “questo deve andare subito affanculo”, ma non glielo ho detto perché sono una persona educata. “Abbiamo coperto il culo peloso delle istituzioni, questi del Pd per 20 anni hanno fatto finta opposizione ma li abbiamo scoperti”. E’ questa di fondo la base del discorso “politico” di Beppe Grillo, unico leader del Movimento Cinque Stelle, fatto di attacchi al Pd ed a Matteo Renzi che, tra l’altro, a suo dire, non ha saputo anticipare il disastro di Genova.  Immediata la replica  di palazzo Chigi: “Che il leader M5s strumentalizzi il disastro di Genova, non è una novità. Già in passato ha cavalcato altre tragedie naturali”.  Grillo  non ascolta la replica ma  rilancia annunciando l’uscita dei 5 stelle dal Parlamento,  ed un referendum per abbandonare l’Euro, nonché lotta serrata, “con ogni mezzo possibile”, al Jobs Act che,  sottolinea,  “creerà milioni di nuovi schiavi”. E’ questa la linea politica che l’ex comico genovese traccia alla festa del M5S al Circo Massimo: contrapposizione non solo  al governo Renzi, ma anche all’Ue. Un cammino di opposizione, dura e pura, che i sostenitori cinquestelle giunti a Roma per la tre giorni approvano e che parlamentari e amministratori cinquestelle si trovano a condividere senza averne mai discusso. Chi si attendeva al Circo Massimo una sorta di convegno politico è deluso: nessun dibattito, nessun documento programmatico, nessuna mozione da votare. Difficilmente, ci si poteva attendere qualcosa di diverso: il M5S è e resta Beppe Grillo. Lo si capisce vedendo la folla che si raduna alla base del palco quando a prendere la parola è l’ex comico genovese, con migliaia di persone che urlano e partecipano. Le stesse che si dileguano tra gli stand, nel momento in cui a parlare sono senatori, deputati e amministratori penta stellati, con la sola eccezione di una applauditissima Paola Taverna. Colpa del sole o forse del gran caldo ma quando il microfono lo prendono gli altri, il paragone non c’è. Tutti sono consapevoli, dopo questa ultima e forse involontaria prova di forza di Grillo, che non possono immaginare di fare a meno dell’ex comico genovese, visto che anche  l’influenza di Gianroberto Casaleggio sembra in declino. Prova ne è l’allontanamento, dopo un lungo braccio di ferro tra Milano e Bruxelles, del capo dello comunicazione Claudio Messora, che era stato messo a controllare la pattuglia di europarlamentari proprio dal guru milanese e che al termine di una tormentata esperienza al Senato alla fine ha dovuto lasciare. Il morale, dopo il flop di venerdì, è stato in ascesa, anche quando  un flusso di attivisti  conquista il palco, invocando “trasparenza nel controllo dei voti e sul famoso staff di Milano”. Sul palco poi sale Eduardo Bennato ed il richiamo della musica travolge Grillo,  che intona con il cantautore napoletano la storica:  Sta arrivando Mangiafuoco…

Cocis

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