Cure ‘miracolose’ ed eurofobia: le strane origini dei nuovi governanti dell’Italia è il titolo di un editoriale che compare nella homepage dell’edizione globale del britannico Guardian. Che fa riferimento alle storie personali del premier incaricato, Giuseppe Conte, ex legale della famiglia De Barros nella battaglia legale del 2013 a favore del ‘Metodo Stamina’, e del ministro all’Economia in pectore Paolo Savona, oggetto del braccio di ferro istituzionale con il Quirinale, che dell’euro ha dato la definizione di ‘gabbia tedesca’. Di fatto, in seguito è stato provato che Stamina era un imbroglio, scrive il giornale, ma è tornato sotto i riflettori la scorsa settimana, quando Conte è stato pescato dall’ anonimato e nominato nuovo capo del governo, scelto, scrive il Guardian, malgrado la mancanza di qualsiasi esperienza politica dai due leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che non riuscivano ad accordarsi su nessun altro. E ricorda poi come Savona consideri l’ingresso dell’Italia nell’euro come un ‘errore storico’.
‘Errore storico’ così come l’Unione Europea come in modo profetico avvertiva Bettino Craxi, ultimo statista italiano: ‘Declino, per l’Italia, la prima vittima dell’euro, grazie a un certo Romano Prodi. E il contesto è chiaro: si scrive globalizzazione, ma si legge impoverimento della società e perdita di sovranità e indipendenza. Bettino Craxi, spentosi 18 anni fa nel suo esilio di Hammamet. Un uomo che ‘bisognava eliminare a tutti i costi’, alla vigilia dell’ingresso italiano nella sciagurata ‘camicia di forza’ di Bruxelles, i cui esiti si possono misurare ogni giorno: disoccupazione dilagante e crollo delle aziende, con il governo costretto a elemosinare deroghe di spesa per poter far fronte a emergenze catastrofiche come il terremoto. ‘C’è da chiedersi perché si continua a magnificare l’entrata in Europa come una sorta di miraggio, dietro il quale si delineano le delizie del paradiso terrestre, scriveva Craxi oltre vent’anni fa. Con questi vincoli Ue, l’Italia nella migliore delle ipotesi finirà in un limbo, ma nella peggiore andrà all’inferno.
Come profetizzava Craxi, –è un’Europa in preda alla disoccupazione e alla conflittualità sociale, mentre le riserve, le preoccupazioni, le prese d’atto realistiche, si stanno levando in diversi paesi che si apprestano a prendere le distanze da un progetto congeniato in modo non corrispondente alla concreta realtà delle economie e agli equilibri sociali che non possono essere facilmente calpestati. Il governo italiano, visto l’andazzo, avrebbe dovuto, per primo, essendo l’Italia, tra i maggiori paesi, la più interessata, porre con forza nel concerto europeo il problema della rinegoziazione di un Trattato che nei suoi termini è divenuto obsoleto e pericoloso». Rinegoziare Maastricht? Nemmeno per idea: ‘Non lo ha fatto il governo italiano. Non lo fa l’opposizione, che rotola anch’essa nella demagogia europeistica. Lo faranno altri, e lo determineranno soprattutto gli scontri sociali che si annunciano e che saranno duri come le pietre’. A tener banco, ancora, saranno i declamatori retorici dell’Europa, ovvero il delirio europeistico che non tiene conto della realtà. Sbatteremo contro la scelta della crisi , della stagnazione e della conseguente disoccupazione, un disastro che secondo Craxi è stato accuratamente programmato.
Affidare effetti taumaturgici e miracolose resurrezioni alla moneta unica europea, dopo aver provveduto a isterilire, rinunciare, accrescere i conflitti sociali, è una fantastica illusione che i fatti e le realtà economiche e finanziarie del mondo non tarderanno a mettere in chiaro. La globalizzazione non viene affrontata dall’Italia con la forza, la consapevolezza, l’autorità di una vera e grande nazione, ma piuttosto viene subita in forma subalterna in un contesto di cui è sempre più difficile intravedere un avvenire, che non sia quello di un degrado continuo, di un impoverimento della società, di una sostanziale perdita di indipendenza. Questo mortificante mutamento, aggiunge Craxi, si colloca in un quadro internazionale, europeo, mediterraneo, mondiale, che ha visto l’Italia perdere, una dopo l’altra, note altamente significative che erano espressione di prestigio, di autorevolezza, di forza politica e morale». Non è certo amica della pace questa spericolata globalizzazione forzata, in cui ogni nazione perde la sua identità, la consapevolezza della sua storia, il proprio ruolo geopolitico.
Cancellare il ruolo delle nazioni significa offendere un diritto dei popoli e creare le basi per lo svuotamento, la disintegrazione, secondo processi imprevedibili, delle più ampie unità che si vogliono costruire. Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione, aggiunge Craxi, si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare, opportunamente accolti da politici perfettamente adatti a questo nuovo ruolo di maggiordomi.
Guardian a parte le perplessità di Savona che considera l’ingresso dell’Italia nell’euro un errore storico ricordiamo, come fatto in questo articolo, che le stesse considerazioni erano state fatte anni fa dall’autorevolissimo Bettino Craxi…