Guerra aperta di Sangiuliano tra Boccia, risarcimenti, Procura, Corte dei Conti e Rai

“Ora farò, insieme ai legali che mi aiuteranno, l’avvocato di me stesso. Lo sa che sono laureato in giurisprudenza e ho il dottorato in diritto? So bene come si fanno le querele ai giornalisti e conosco purtroppo, ora direttamente sulla mia pelle anche se mai avrei immaginato un cinismo così terribile e un disprezzo della persona tanto forte, la pericolosità devastante delle fake news. Milioni e milioni di risarcimento mi aspetto”. A dirlo, in un colloquio con Mario Ajello per il Messaggero, l’ex ministro Gennaro Sangiuliano.

“Voglio recuperare anche i miei sentimenti – dice Sangiuliano – stare vicino a mia moglie di cui resto innamorato e fare un bilancio della mia vita politica. Vogliono farmi passare per un reietto ma io mi sento a posto con la coscienza: non ho tradito le istituzioni, non ho usato neanche un euro di soldi pubblici per un caffè. La Corte dei Conti vuole indagare? Ben venga, è tutto nel mio interesse dimostrare l’impeccabilità di comportamento”.

E alla domanda se tornerà in Rai risponde: “Certo che ci tornerò Come hanno fatto Marrazzo, Badaloni e tanti altri che presero aspettativa per impegnarsi in politica. Sono un dipendente Rai a tempo indeterminato. Tornerò al mio lavoro e nell’azienda dove sono cresciuto. Ma non voglio un posto di rilievo”.

Maria Rosaria Boccia, che fino a ieri sembrava in grado di ottenere preziose contropartite in cambio del silenzio, uscirà di scena come una che ci ha provato e ne è rimasta sepolta.

Le sue chat non contano più niente, a nessuno più interessa dei suoi celebrati sopralluoghi, ed è difficile immaginare che la sua carriera di “eventista” abbia un seguito dopo i pasticci che ha combinato. Ora che il suo ex è un ex assoluto – non solo ex-amante ed ex-datore di lavoro ma pure ex-ministro ed ex-politico – anche il valore delle sue interviste e del suo potenziale libro di memorie è pressoché azzerato, mentre si avanza il rischio di denunce e spese d’avvocati. Ne sembra consapevole:  ha rivelato di aver cercato fino all’ultimo una conciliazione e una strategia comune con Sangiuliano, «ma lui ha detto di no», ha concluso sconsolata.

Per essere chiari, Nel gergo informatico una chat privata è una conversazione effettuata con misure di sicurezza che garantiscono ai partecipanti coinvolti di mantenere le loro conversazioni al sicuro in modo che non siano tecnicamente accessibili da terzi, come avviene nei casi in cui una piattaforma utilizza la crittografia end-to-end (E2E). Ma nel gergo comune, per chat private si intendono quelle conversazioni in cui uno o più dei partecipanti coinvolti manifestano la loro volontà che ciò che viene detto debba rimanere riservato e confidenziale senza essere divulgato ad altre persone”, ha spiegato Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy. Se chi ha partecipato a una chat ha espresso la volontà che rimanga privata, chi la pubblica divulgandola a terzi agisce senza il consenso del diretto interessato. “Tuttavia, dipende molto dal contenuto delle chat. Infatti, se la conversazione ha carattere personale e contiene informazioni generiche che non ledono la privacy della persona, non si configura alcuna violazione della normativa, e neppure si applica il GDPR“, spiega Bernardi. Se però, i messaggi pubblicati contenessero dati sensibili, per esempio informazioni sulla sfera sessuale lo stato di salute, chi le pubblica violerebbe l’articolo 617 septies del Codice Penale. Per la legge viene punita con la reclusione fino a quattro anni qualsiasi persona che, “al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audio o video, compiute fraudolentemente, di incontri privati o registrazioni, pur esse fraudolente, di conversazioni, anche telefoniche o telematiche, svolte in sua presenza o con la sua partecipazione”. Non solo, “se si compie una simile azione con l’intento di danneggiare l’altra persona attraverso la stampa o attraverso i social, allora si aggiungerebbe anche l’aggravante prevista dal reato di diffamazione, che in questi casi prevede una pena che va da sei mesi a tre anni di reclusione“, sottolinea Bernardi.

Quali sono le eccezioni per la pubblicazione di chat private

La corrispondenza è considerata inviolabile, e pertanto deve rimanere segreta. Ci sono però delle eccezioni. Se per esempio c’è un interesse pubblico i giornalisti possono pubblicare le chat anche se sono private, rispettando però i limiti del diritto di cronaca, “in caso di violazione di tali obblighi, il Garante della Privacy può intervenire e disporre il blocco del trattamento dei dati pubblicati, vietando alle testate di diffonderli ulteriormente“. È difficile prevedere quali potrebbero essere le conseguenze per Boccia nel caso pubblicasse le chat private con Sangiuliano. Come spiega Bernardi non conosciamo il contenuto, i temi, documenti, immagini e video scambiati durante le conversazioni, “quindi l’evoluzione della vicenda è imprevedibile, perché noi non abbiamo a disposizione i dettagli”. Rimangono quindi aperte più opzioni. “A seconda dei contenuti, si potrebbero infatti configurare dei reati più o meno pesanti, oppure potrebbe intervenire il Garante della Privacy. Non solo, i contendenti potrebbero proseguire il loro scontro nelle aule dei tribunali per portare avanti cause risarcitorie, ma se i contenuti pubblicati fossero davvero “scottanti” come viene detto, alla fine dei conti le conseguenze maggiori sarebbero sicuramente sul piano politico“.

I viaggi sulle auto blu, le trasferte, i concerti, i pranzi e le cene con il ministro. Ma anche l’accesso a informazioni riservate e la partecipazione a riunioni e incontri istituzionali. Come ampiamente prevedibile, il caso Sangiuliano-Boccia finisce sotto la lente non solo della Corte dei Conti ma anche della magistratura, tra esposti e contro-esposti che trascinano la vicenda nei Palazzi di giustizia. Le parole dell’ormai ex ministro al Tg1 e quelle dell’imprenditrice campana a La Stampa hanno acceso i riflettori degli organi inquirenti che, dunque, si preparano ad avviare le indagini del caso, sollecitati anche dall’esposto in Procura del deputato di Avs, Angelo Bonelli.

La Corte dei Conti assicura che la vicenda «non è rimasta inosservata» e si prepara ad avviare un’istruttoria – probabilmente per danno erariale – forse già all’inizio di questa settimana. I magistrati contabili vogliono vederci chiaro sulle spese effettuate dal ministero della Cultura in occasione delle trasferte di Boccia con Sangiuliano. In particolare, saranno passate al setaccio le dichiarazioni dell’imprenditrice che ieri ha parlato di diverse trasferte fatte con il ministro sull’auto di tutela, anche su lungo raggio. Ma non è escluso che le indagini possano riguardare anche le ospitate del ministro, in compagnia dell’influencer, ad eventi finanziati con contributi statali. Sangiuliano, dal canto suo, è tornato a ribadire – anche nella sua lettera di dimissioni alla premier Giorgia Meloni – di non aver mai utilizzato neanche un euro del ministero in favore della donna con cui, come ha rivelato lui stesso, aveva una relazione. «Sono lieto di apprendere che la Corte dei conti stia valutando la possibilità di aprire un fascicolo sulla vicenda che mi riguarda – le sue parole prima del passo indietro a Palazzo Chigi -. In tal modo avrò la possibilità di chiarire tutto e dimostrare che non sono stati spesi fondi pubblici né un euro del Ministero è stato utilizzato per viaggi e trasferimenti della signora Maria Rosaria Boccia».

Le indagini della Procura di Roma

Ma alle indagini dei magistrati contabili a breve si affiancheranno anche quelle della Procura di Roma. Sul tavolo dei magistrati di piazzale Clodio sono in arrivo l’esposto del deputato di Avs Angelo Bonelli e quello del diretto interessato, Gennaro Sangiuliano. Il parlamentare ipotizza i reati di indebita destinazione di denaro pubblico e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Il riferimento è sempre alle parole di Boccia che ha affermato di essere stata al corrente e coinvolta nelle fasi organizzative del G7 della Cultura di Pompei, città visitata insieme allo stesso ministro. I pm di piazzale Clodio procederanno formalmente all’apertura di un fascicolo, eventualmente in una prima fase a modello 45 (ossia senza indagati né ipotesi di reato) per poi affidare la delega per effettuare indagini. In caso di estremi di reato l’indagine, però, poi passerebbe al Tribunale dei Ministri – anche se Sangiuliano si è dimesso – perché all’epoca dei fatti ricopriva ancora l’incarico.

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