Guerra in Ucraina, rischio blocco per il settore auto

Che cosa succede nel mondo dell’automotive? Un settore così importante per l’economia del nostro Paese e dell’intera Europa, purtroppo dal 2020 sta vivendo una situazione di crisi senza precedenti. La pandemia di Coronavirus e il conseguente lockdown iniziato a marzo di 2 anni fa, hanno bloccato totalmente le immatricolazioni.

Lo ricordiamo bene, un intero settore sprofondato fino ad un -98% delle vendite di nuovi veicoli. Cifre “da paura”, che non avevamo mai visto prima. Grazie agli incentivi statali e al miglioramento progressivo della situazione pandemica, man mano le vendite, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, fortunatamente si sono riprese. Anche se è stato praticamente impossibile tornare ai livelli pre-Covid. I numeri registrati nel 2019 restano un lontano ricordo, a cui aspiravamo di tornare almeno quest’anno. E invece no.

Dopo la crisi delle materie prime e dei semiconduttori, che ha rallentato la produzione di veicoli e quindi anche la consegna delle nuove auto acquistate ai clienti, purtroppo oggi il settore auto deve fare i conti anche con la guerra. L’invasione russa in Ucraina, iniziata lo scorso 24 febbraio, rischia di mettere seriamente in ginocchio l’intero comparto automotive: è il settore della componentistica a rischiare maggiormente.

Che cosa sta succedendo e i rischi

Il mondo dell’auto continua a dover fare i conti con momenti di profonda crisi, da cui sta diventando davvero complesso risalire. Se è vero che “dopo la tempesta arriva sempre il sole”, purtroppo però oggi le Case automobilistiche stanno soffrendo troppo e sembrano non vedere una luce in fondo al tunnel. La guerra in Ucraina oggi è l’ennesimo colpo basso, che avrà un impatto molto pesante sull’intero comparto. Non dimentichiamo infatti che l’industria europea dell’automotive importa fino a circa 3-4 miliardi di dollari (soprattutto per componenti) dall’Ucraina ogni anno.

L’allarme guerra

Dario Duse, managing director della società di consulenza globale Alix Partners, ha spiegato: “Gli effetti incrociati sulla disponibilità di materie prime e di componenti amplificheranno il problema di un’industria già impegnata in una trasformazione profonda e tesa: oltre alle ripercussioni sul prezzo e sulla disponibilità di energia, l’Europa nel 2019 importava dalla Russia 18 miliardi di dollari di materie prime destinate anche all’auto”.

Le materie prime importate sono prevalentemente ferro e pig-iron (ghisa grezza usata per produrre ghisa grigia) ma anche alluminio, nickel e platino, tutti metalli che vengono utilizzati nei catalizzatori e nelle leghe. Non è tutto, vengono importati anche la gomma e il nero di carbone per gli pneumatici e per il neon che serve alla realizzazione dei microchip indispensabili per la produzione di auto.

Ma non è solo l’Ucraina “il problema”, perché per l’Europa anche la Russia è un mercato importante nel settore della componentistica. È proprio dal Paese di Putin infatti che provengono le più importanti materie prime per la catena di approvvigionamento dell’industria dell’auto, parliamo ad esempio del nickel usato per le batterie o dell’alluminio utile per la realizzazione delle carrozzerie. E cosa dire degli pneumatici? I principali produttori hanno stabilimenti molto grandi in Russia, tra cui Bridgestone, primo tra tutti, ma anche Pirelli, Michelin, Continental, Nokian. Tutte fabbriche che, in questo momento, come anche differenti Case automobilistiche  hanno annunciato il blocco della produzione e dei rapporti con la Russia. E quindi, se la pandemia “ha determinato una revisione della strategia di approvvigionamento dei produttori auto”; secondo Alix Partners “la crisi Ucraina la spingerà oltre”.

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