Guerra in Ucraina, Salvini: “Sto valutando di partire”

Salvini in Ucraina? E’ un’ipotesi in campo. Lo ha dichiarato lo stesso leader della Lega nel corso di una conferenza stampa. Ma che ci va a fare Salvini a Kiev?

Nel dibattito politico che ha seguito l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il numero uno del Carroccio si è inizialmente distinto per una posizione diversa da quella del governo. “Non in mio nome” ha detto Salvini commentando l’ipotesi di inviare a Kiev armamenti italiani. Il dietrofront è arrivato subito dopo, quando il partito di destra ha allineato le proprie posizioni con quelle della maggioranza di cui fa parte, favorevole invece al sostegno militare al Paese sotto attacco.

Tuttavia Salvini si è distinto per i toni pacifisti, ben diversi da quelli di chi considera l’invasione russa un’iniziativa che va contrastata con ogni mezzo.

“Stiamo lavorando ad un grande movimento per pace che si frapponga alla guerra”, ha sottolineato Salvini. Che ha anche voluto dire la sua in merito alla polemica riguardante il corso di 4 lezioni dello scrittore Paolo Neri su Fyodor Dostoevsky cancellato e poi riconfermato dall’università di Milano.

“Quando ce la si prende, in Italia e nel mondo, con gli artisti russi…Se è vero che vengono sospesi i corsi universitari su Dostoevskij, ragazzi, fermiamoci. Un conto è aiutare gli ucraini perché possano difendersi, un conto è la caccia al russo. Chi ha torto qui è chiaro: chi ha scatenato l’attacco? La Russia ha torto“.

Nessuna ambiguità insomma rispetto a una condanna nei confronti di Putin: “In questo momento assistiamo a qualcuno che invade a qualcuno che è invaso – ha detto Salvini – noi siamo a fianco degli aggrediti e degli invasi. Putin ha aggredito e Zelenskyj si sta difendendo”.

Tuttavia “la nostra priorità è fermare le armi. Stop agli scontri con la diplomazia, è chiaro che a un popolo sotto assedio devono essere dati gli strumenti per difendersi, ma è chiaro che gli italiani odiano la guerra”.

Salvini parte davvero? Cosa ci va a fare il numero uno del Carroccio a Kiev

In questa chiave si spiega la scelta di Salvini di raggiungere gli ucraini. Il leghista di certo non vuole imbracciare il fucile, questo è chiaro. Ma vuole essere presente sul posto per lavorare, in presenza, a un cessate il fuoco che nasca da un accordo diplomatico. “Mi piacerebbe che in entrata ci fosse un flusso di combattenti per la pace. Stiamo lavorando ad un grande movimento per la pace che si frapponga alla guerra”, ha chiarito Salvini.

“Sto valutando la possibilità tecnico-logistica di essere in presenza perché al di là delle manifestazioni un conto è invocare la pace un conto è esserci in presenza. Sto ragionando con l’ambasciata italiana, la Caritas, Sant’Egidio. Ho inviato alcuni messaggi al premier polacco e ungherese per avviare dei corridoi di pace”.

“Io mi metto a disposizione per arrivare al cessate fuoco, sto incontrando tutti però se devi chiedere il cessate il fuoco va chiesto ai russi, va chiesto ai cinesi, alla Santa Sede che è terreno neutrale. Chiedere la mediazione delle diplomazie ecclesiastiche è fondamentale”, ha quindi concluso l’ex vice premier in conferenza stampa.

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