Guerra Ucraina: Putin e Zelensky alzano il tiro. Senza un accordo di pace si va verso la terza guerra mondiale

Il generale Roberto Vannacci, eurodeputato della Lega, non ha risparmiato dure critiche nei confronti di Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera. In un’intervista  il generale ha contestato in maniera aspra le recenti dichiarazioni sulle armi in Ucraina. Secondo il generale, le parole di Borrell rappresentano una: “Ingiustificata ingerenza sugli stati sovrani“. Poiché ogni paese dovrebbe mantenere il diritto di decidere il proprio: “Coinvolgimento a sostegno dell’Ucraina“. “Lo Stato italiano ha deciso, correttamente, di limitare l’uso delle armi cedute all’Ucraina al territorio ucraino“, ha affermato Vannacci, difendendo la posizione di Roma. Egli ha ricordato che altri stati membri dell’Unione Europea, come l’Austria, hanno scelto di non fornire alcun armamento all’Ucraina. Le critiche si sono fatte ancora più accese quando l’europarlamentare ha suggerito a Borrell di passare all’azione se davvero sostiene un impegno bellico così deciso. “Se vuole combattere, Borrell si compri una mimetica e vada nelle trincee insieme a tutti i sostenitori della guerra ad oltranza“. Il generale ha espresso preoccupazione anche per le pressioni politiche che alcuni membri del Parlamento Europeo, in particolare del PPE, stanno esercitando sugli stati membri. Josep Borrell, nel corso dell’intervista rilasciata a La Stampa riportata da Il Foglio, ha cercato di ridimensionare le sue dichiarazioni, affermando che “le scelte sono degli Stati. Non voglio certo interferire nelle posizioni politiche nazionali. Ribadisco: io ho espresso soltanto la mia opinione dopo aver sentito il presidente Volodymyr Zelensky“.  Inoltre, ha riconosciuto le diverse sensibilità all’interno dell’Unione Europea e persino tra i leader italiani. Alcuni erano sensibili alle richieste di Kiev, altri meno, altri ancora erano d’accordo e hanno autorizzato le operazioni dell’Ucraina, e c’è anche qualcuno che potrebbe aver dato il suo via libera in modo riservato, non lo so“.

C’è in Europa e  in Italia chi crede che nella terribile guerra in corso fra Russia e Ucraina una vittoria di Putin non comprometta l’Europa e non  rappresenti una minaccia per la pace mondiale. E c’è chi considera parole al vento le minacce di Putin  sull’uso delle bombe atomiche nel caso l’Occidente consentisse all’Ucraina di usare missili a lungo raggio sul territorio russo: “Ciò significherà – questo l’avviso di Putin – che i Paesi della Nato, gli Stati Uniti, i Paesi europei, sono in guerra con la Russia. Se ciò dovesse accadere, saranno prese tutte le decisioni appropriate”. Minacce ripetute anche dal capo della Duma,  Viaceslav Volodin,  dopo la decisione a maggioranza della Ue di consentire a Zelensky di usare armi a lungo raggio e colpire la Russia in profondità: “Ciò che chiede il Parlamento europeo conduce verso una guerra mondiale con armi nucleari”.

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto, a ridosso del nuovo inverno, quel che è successo l’altro in Russia a 600 Km dal confine ucraino e a 160 Km a nord-ovest di Mosca con il bombardamento di droni e missili ucraini che hanno fatto saltare uno dei principali depositi di armi russi dimostra che la guerra è entrata in una nuova fase di escalation. Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), think tank americano, 250 basi e installazioni militari in Russia potrebbero essere centrate dai missili occidentali a lungo raggio forniti a Zelensky: reggimenti, magazzini, centri di comunicazione, hangar di manutenzione e sedici basi aeree. Cosa accadrebbe se un missile, magari made in Usa, riuscisse a colpire Mosca? E’ questa la strada per far cessare le armi e aprire una trattativa di pace?

Ecco perché alcuni paesi occidentali e anche frange del governo italiano sono contrari alle ultime richieste di Zelensky che chiede all’Occidente nuovi missili soprattutto per coinvolgere ancora di più Nato e Usa in un intervento più massiccio e diretto nella guerra in corso. Ciò porterebbe a una scalata del conflitto dagli sbocchi imprevedibili. Conflitto che ha già causato oltre un milione di morti e feriti, semi distrutto una nazione, incidendo negativamente sui bilanci economici-finanziari di tutti i paesi occidentali, in primis quelli europei.  Non è solo Zelensky, ma tutta l’Europa e tutto l’Occidente, che non possono alzare le mani in segno di resa di fronte a Putin. Tuttavia è l’ora di porsi il problema di quando, di come e dove trattare. Anche per far cadere le maschere dietro alle quali Putin cerca ancora di nascondersi. L’Occidente non ha nella sua agenda alcun possibile compromesso con la Russia. Ma non si può continuare a lungo la guerra così come la si è condotta sinora, affidandosi solo ed esclusivamente alle armi. Qui, in ballo, non c’è solo il futuro di Putin o di Zelensky. In mancanza di un piano, a breve, per un negoziato politico realistico, lo sbocco è uno solo, con il rischio reale della terza guerra mondiale.

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