Il 29 ottobre WhatsApp ha reso noto che il software Pegasus, prodotto dall’azienda israeliana NSO Group, è stato usato tra aprile e maggio 2019 per spiare circa 1400 utenti, tra cui oltre 100 attivisti per i diritti umani nel mondo. Il virus ha approfittato di una vulnerabilità, installandosi attraverso una chiamata via WhatsApp. Amnesty International ha ringraziato in un comunicato WhatsApp per aver preso l’iniziativa.
“Queste ultime rivelazioni confermano che NSO Group continua a fare profitti attraverso un suo prodotto usato per intimidire, spiare e punire coloro che difendono i diritti umani in vari paesi. Ringraziamo WhatsAspp per aver preso una dura posizione contro questi attacchi informatici e per il suo tentativo di portare NSO Group a risponderne di fronte a un tribunale”, ha dichiarato Danna Ingleton, vicedirettrice di Amnesty Tech. “NSO Group sostiene che il suo virus è stato creato per ‘prevenire i reati e il terrorismo’ ma in realtà questo suo invadente strumento di sorveglianza viene usato per compiere violazioni dei diritti umani”, ha sottolineato Ingleton.
“Il modo migliore per impedire che i prodotti di NSO Group arrivino a governi intenzionati a farne cattivo uso è di revocare le licenze all’esportazione fornite all’azienda. Per questo motivo, la prossima settimana Amnesty International sosterrà un’azione legale promossa dalla comunità israeliana dei diritti umani presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv per costringere il ministero della Difesa israeliano a sospendere le licenze”, ha proseguito Ingleton. Il software Pegasus è stato usato contro giornalisti e attivisti in vari paesi, tra cui Marocco, Arabia Saudita, Messico, Emirati Arabi Uniti e Bahrein e ha colpito anche un funzionario di Amnesty International.