Il governo Monti ha conquistato un capitale di affidabilità che è molto importante per l’Unione Europea visto che l’Italia è uno dei membri fondatori ed il ritorno del novello Houdini di Arcore sarebbe a dir poco catastrofico. L’illusionista ondivago che fa le famose tre carte con un ritorno, non ritorno, non so bene cosa farò. Visto che un governo a guida Pd lascia intatte le perplessità si pensa ad una conferma di Mario Monti come premier, visto che ha dato prova di rigore e sensibile attenzione per l’economia ed i mercati. Io credo però che la riconferma del professor Monti sarebbe auspicabile, ma non a guida di un governo tecnico ma di un governo politico regolarmente eletto, con forte presenza del Partito Democratico che sta imboccando una strada sensibilmente riformista. Sia chiaro che Silvio Berlusconi si dimise non come atto spontaneo e responsabile, ma esclusivamente perché era sotto le pressioni dell’Unione europea, visto che aveva fallito tanto nel liberalizzare l’Italia, quanto nell’imporre e prospettare una forma di dominio improntata di anticomunismo. Il liberismo dell’uomo di Arcore è basato su forme di disprezzo verso lo Stato, verso la Magistratura, verso i valori fondanti di un Paese che vuol dirsi civile. Restai annichilito quando come Presidente del Consiglio spezzò una lancia a favore di Marchionne, mentre in campo si dibatteva di questioni sindacali. Un Presidente del Consiglio che si esprime in merito da la stura a due possibilità: o non ha compreso il suo ruolo che deve essere principalmente ed assolutamente asettico, oppure ha compiuto un semplice e puro atto di vassallaggio. Ricordo a Silvio Berlusconi che un giorno Bettino Craxi ricevette Giorgio Benvenuto e il segretario cittadino della Uil di Messina, Maurizio Ballistreri. Incominciarono a parlare e Craxi non li lasciava andare via. Timidamente fecero presente all’allora presidente del Consiglio questa necessità. Bettino Craxi li fermò con un gesto perentorio della mano, poi si alzò e li invitò a seguirlo. Di soppiatto aprì la porta e si intravide Gianni Agnelli. Fermamente disse: “Io non sono qui per lui. Le problematiche degli operai vengono prima delle sue necessità. Che aspettasse!”. Questa citazione fa ben comprendere l’inopportunità di uno schieramento, che avveniva nel chiuso di una stanza e non propagandato mediaticamente. Silenzio, era la necessità opportuna che Berlusconi non rispettò. Ieri in una sala stracolma si è assistito ad un Cavaliereshow per la presentazione del libro di Bruno Vespa, con le Amazzoni che esultanti promuovono standing ovation anche alla sua dichiarazione: “E’ la magistratura il cancro della democrazia”. Applausi anche per la sua minimizzazione espressa contro lo spread, ed ancora applausi quando si esprime contro la Boccassini, colpevole a suo dire perché : “Interferisce nelle elezioni” per la volontà espressa di dilazionare il processo Ruby. Mario Monti, dal canto suo, esclude qualsivoglia recupero di un rapporto con Berlusconi, mentre Casini lo dipinge “in evidente stato confusionale” e Fini che seraficamente sottolinea “la sua disperata inaffidabilità”. Per il momento è tutto, restiamo in attesa delle prossime messe in onda, anche se riteniamo che l’escapologo di Arcore non riuscirà a riemergere dall’acqua in cui è immerso a testa in giù…
Roberto Cristiano