Dici Isabelle Huppert e subito pensi a un bel film con atmosfere letterarie (Madame Bovary per citarne solo uno), ad una donna tenace che ti mette in tensione (Elle, La Pianista), una cattiva maestra (La cerimonie).
Dici Isabelle Huppert e dici la quintessenza della recitazione francese di alta classe e le decine di premi (manca solo l’Oscar sfiorato due anni fa con Elle) lo testimoniano.
Arriva alla Festa di Roma per il premio alla carriera, 65 anni solo sul passaporto, e si racconta. Parla in francese ma per ricordare Vittorio Taviani che con Paolo l’ha diretta nelle Affinità Elettive (ancora un romanzo, Goethe) nel 1996 sceglie l’italiano: “intelligenti, attenti, dolci, umani, straordinari e generosi”. “Il cinema è diventato una finestra sul mondo, sempre più politico. Per molto tempo è stato entertainment, intrattenimento e in parte lo è ancora ma è diventato anche domande stimolanti per gli spettatori, qualcosa che resta e che spinge a cercare risposte in ciascuno di noi” dice.