“I panni sporchi si lavano in famiglia” recita un proverbio italiano e così la ‘Ndrangheta conversava di affari nella lavanderia ‘Apegreen Drug’. Sono state eseguite 14 ordinanze di custodia cautelare, di cui otto in carcere e sei ai domiciliari, nei confronti di soggetti legati allla ‘Ndrangheta’ operante tra Gioisa Ionica, Rosarno e Siderno. Tutto doveva rimanere in ‘famiglia’ sennonché qualcosa è andato storto. L’apertura delle indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, condotte nell’operazione ‘Apegreen Drug’ dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile calabrese, nel 2009 ha permesso di mettere le mani nell’organizzazione della famiglia di ‘u mastro’. Sono state ricostruite le trame dell’organizzazione non solo nella provincia calabrese, ma anche in territorio nazionale, europeo ed oltreoceanico.
Il materiale probatorio è fondato soprattutto su intercettazione telefonica, ambientale e telematica. L’attività investigativa in particolare presso la lavanderia ‘Apegreeen’ gestita da Comisso Giuseppe, detto ‘il Mastro’ situata a Siderno. Il locale, si trovava al piano seminterrato di un centro commerciale ‘I Portici’, locale scelto appositamente per tenere un certo tipo di conversazioni, in quanto era sprovvisto di copertura radiomobile, il tutto costantemente protetto da sistemi di allarme architettonici. Le microspie furono posizionate nel 2010 hanno portato alla luce conversazioni tra gli esponenti delle ‘ndrangheta ionico reggina’, indagini che convogliarono nell’operazione ‘Crimine’ , con 300 arresti.
La rilettura delle fonti acquisite ha condotto all’operazione di oggi.
Emilia Napolitano