I conti di Forza Italia dal 1994 ad oggi: quanto ha perso il partito nel corso del tempo

Quale sarà il destino di Forza Italia dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi è un tema su cui nessuno, al momento, sembra voler avanzare ipotesi o considerazioni. L’unica certezza pare essere legata al sostegno nei confronti del governo di Giorgia Meloni: scanso stravolgimenti, la compagine degli azzurri presenti in Parlamento continuerà a votare a favore dell’esecutivo almeno fino alle elezioni europee del 2024, il cui risultato condizionerà in maniera pesante il futuro del partito.

Eppure, c’è un aspetto che già ora è possibile approfondire e che avrà un peso determinante nelle valutazioni di coloro che proveranno a prendere il posto dell’ex premier. Stiamo parlando del bilancio economico di Forza Italia, che negli ultimi anni ha continuato a segnare un costante calo delle entrate, nonostante il conto delle spese abbia invece registrato una crescita pressoché inarrestabile. Una situazione molto scomoda per la creatura del Cavaliere, che si ritrova oggi con un saldo in profondo rosso.

La domanda sorge spontanea: come ha fatto Forza Italia ad accumulare debiti nel corso del tempo? Se volessimo ripercorrere la storia recente, occorre tornare al 2009, anno di fondazione del Popolo della Libertà, contenitore creato dalla fusione di Forza Italia con Alleanza nazionale di Gianfranco Fini. È in quel momento che il saldo annuo degli azzurri passa da attivo a passivo. I dati parlano chiaro: nel 2008 l’avanzo in positivo del partito era di circa 6 milioni di euro. Già dodici mesi dopo, si era cominciato a parlare di disavanzo, stimabile in poco più di 27 milioni di euro.

Da lì in avanti le perdite del PdL crebbero a vista d’occhio, arrivando fino ad un debito spaventoso nel 2014, quantificabile attorno ai 95 milioni di euro. Fu in quell’occasione che Silvio Berlusconi dovette intervenire – come già successo altre volte in passato, ma con cifre più contenute – iniettando liquidità nelle casse del partito direttamente dal proprio conto corrente personale. In qualità di fideiussore, versò agli istituti di credito una somma pari a 42 milioni di euro, diminuendo così il passivo di quasi la metà del totale.

Che Forza Italia, dal 1994 ad oggi, si sia retta per larga (o larghissima) parte sulle forze finanziarie della famiglia Berlusconi, questo non è certo un mistero. Sull’argomento sono stati pubblicati libri, saggi e approfondimenti, sono stati girati film, documentari e serie TV (tra cui la fortunata 1992, che assieme ai sequel 1993 e 1994 viene riproposta in questi giorni per gli abbonati alla piattaforma Now TV). È risaputo che, senza il contributo del leader di Arcore, la sua creatura politica non avrebbe potuto camminare sulle proprie gambe (almeno nell’ultimo decennio).

Analizzando le voci in entrata di Forza Italia, si evidenzia un calo dei contributi versati dagli esponenti che ricoprono cariche pubbliche, sempre meno numerosi e sempre più in ritardo nel saldare quanto dovuto per statuto. Anche il valore proveniente dal 2 per mille è andato via via decrescendo, arrivando oggi alla modica cifra di soli 600mila euro l’anno. E così, stando alle ultime stime, i versamenti predisposti da Silvio Berlusconi per evitare l’estinzione del partito ammonterebbero ad un totale complessivo quantificabile attorno ai 91 milioni di euro.

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