A distanza di due mesi dall’uscita su Netflix della fiction, i genitori di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre 2010 e il cui corpo senza vita fu ritrovato circa tre mesi dopo, hanno deciso di denunciare la società statunitense. Si dicono indignati per la riproduzione senza autorizzazione di alcune intercettazioni. Nei giorni seguenti la scomparsa, infatti, il telefono della famiglia Gambirasio venne messo sotto controllo. Ma non ne uscì nulla di utile ai fini dell’indagine – come ricorda il Corriere della Sera –: se non i pianti dei genitori. «Amore, sono la mamma, deve sei?», è uno dei tanti audio lasciati in segreteria dalla mamma di Yara e ripresi nella serie; dove viene intervistato Massimo Bossetti, muratore all’epoca dei fatti 43enne, condannato all’ergastolo: sia in primo che in secondo grado e poi confermato in Cassazione.
«Faremo un esposto al Garante della Privacy: c’è stata un’incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità; e senza chiedere alcuna autorizzazione», hanno detto al settimanale Giallo, Cairo editore, Maura Panarese e Fulvio Gambirasio. Le intercettazioni non erano agli atti dell’inchiesta poiché, stando a quanto affermano i legali della famiglia, erano «inutili ai fini della ricostruzione giudiziaria della vicenda». Pianti e invocazioni di genitori preoccupati e affranti sono dunque stati mandati in onda nella serie televisiva e ora ci sarà battaglia.