I presidenzialisti affossano il presidenzialismo. Meloni: ‘Ci siete o ci fate?’

I presidenzialisti Il presidenzialismo affossato dai presidenzialistin. Non è il caso di ricorrere a giri di parole dopo quanto è successo in commissione Affari Costituzionali della Camera, dove le assenze determinanti di Lega e Forza Italia hanno di fatto stoppato il ddl di riforma costituzionale di cui è prima firmataria Giorgia Meloni. Come da copione, la corsa a minimizzare è già partita. «Il nostro Christian Invernizzi era in missione, assente sì ma giustificato», sottolineano dal Carroccio. Proprio per questo avrebbero potuto sostituirlo con un altro deputato.

Giorgia Meloni è la prima firmataria del testo

Peggio dei leghisti sono però i berlusconiani, che manco si degnano di fornire la loro spiegazione sulla sedia vuota di Annagrazia Calabria. Eppure si tratta di un’esponente di peso e non certo dell’ultima arrivata tra gli “azzurri“. Sia come sia, la frittata è fatta. Sotto il profilo regolamentare e procedurale significa che il testo della Meloni andrà in aula la prossima settimana con il parere contrario della Commissione. Sembra poco, invece è tanto. Il centrodestra al completo, infatti, anche grazie all’astensione dei renziani di Italia Viva, avrebbe respinto gli emendamenti della sinistra e per l’aula sarebbe stata tutta un’altra storia.

A Giorgia Meloni l’esito della votazione sugli emendamenti al ddl sul presidenzialismo di cui è prima firmataria non è andato giù. Soprattutto, non vanno giù le due assenze, rivelatesi determinati, del leghista Cristhian Invernizzi della forzista Annagrazia Calabria. È questo il «prioblema» che più insospettisce la leader di Fratelli d’Italia. «Ricordate – scrive su Fb – quando, durante le scorse elezioni del presidente della Repubblica, la maggior parte degli esponenti politici chiedeva che fossero direttamente gli italiani a scegliere il capo dello Stato? Tutte parole al vento. Oggi, in commissione Affari Costituzionali, non è passata la proposta di Fratelli d’Italia sul presidenzialismo. Ancora una volta altri hanno scelto i giochi di palazzo…».

Questi «altri» la Meloni li cita uno per uno. A cominciare dal Pd e dai M5S, che, polemizza, «doveva aprire il palazzo come una scatoletta di tonno, ma poi si è ben adeguato ai meccanismi della transumanza parlamentare» per proseguire con Italia Viva (astenuta) «anche se Renzi è quello che aveva sempre detto quanto fosse stato importante l’elezione diretta del capo dello Stato». Quindi, il gran finale: «Ma non passa nonostante il voto a favore del centrodestra, ma con un problema…». Quale? I due voti in meno (19 contro 21) risultati determinanti a far arrivare il testo in aula con il “no” della Commissione. «Ora io non so – prosegue la Meloni – se questa proposta non sia passata per superficialità di alcuni o per una scelta politica.

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