‘I Templari e il Medio Evo’, di Mariano Torre

In ‘I Templari ed il Medio Evo’, l’autore Mariano Torre apre lo scritto con il capitolo ‘I templari e la spiritualità’,  contenuto di altissima intensità. Mi è stato consegnato lo scritto durante l’Agape rituale dell’Ordine Templare Nova Militia Christi, diretta da qualche anno dal Gran Maestro Massimo Brigandì. La Nova Militia  Christi è stata fondata e diretta dal Gran Maestro Paolo Turiaco, purtroppo scomparso da qualche anno. L’Agape rituale nel 2024 si è tenuta il giorno 19 agosto, data coincidente anche con la cena rituale. Chiarisco che, a differenza di quanto fatto dalle realtà massoniche che ne prevedono quattro nel corso dell’anno, l’Agape rituale è unica e si verifica durante il mese di agosto quando il Sole e la Luna sono in linea retta e, durante i pasti,  il tutto viene trasformato in contenuto spirituale. E’ solo un accenno, visto che sono a scrivere per parlare di altro. Mariano Torre sottolinea che negli Uffici Vaticani si trovano moltissimi documenti che riguardano i Templari e molte confraternite si proclamano autentici discendenti diretti dell’Ordine avendo raccolto integralmente lo spirito del ‘tempio’. Chiarisco, en passant, che esistono due realtà che possono riguardare i Templari, dal punto di vista ‘essoterico’, di sapere trasmesso e destinato al vasto pubblico, in mdo chiaro e comprensibile; l’altra realtà  vede il tutto dal punto di vista ‘esoterico’, misterioso e  inaccessibile a chi non è introdotto in determinate iniziazioni.  Esoterica e inaccessibile è tutto ciò che riguarda esoterismo e alchimia. Se parliamo di essoterismo ed esoterismo parliamo di aperte contrapposizioni, di null’altro e dobbiamo fare attenzione perché nel gioco degli specchi e dei significati  è facile perdersi. In greco esóteros è quello da cui deriva l’intimo, contrapposto all’esterno, ed è per questo che l’esoterico ci parla dell’inaccessibile e del riservato; in quelle scuole greche il sapere esoterico era anche detto acroamatico, cioè ‘impartito a voce’. Se pensiamo a Pitagora, o Aristotele,  possiamo constatare che i loro insegnamenti non erano diretti e riservati esclusivamente a discepoli iniziati: una certa porzione di sapere poteva essere condivisa anche con la gente profana, ed era il sapere essoterico. Opere e lezioni essoteriche  erano quindi accessibili, rivolte all’esterno, sempre in contrapposizione con un interno esclusivo che guarda le cose in profondità. A volte, partendo da un profilo esclusivamente divulgativo si possono ricercare altri contenuti che meritano approfondimenti e, in quel caso,  l’essoterico può divenire esoterico. A questo punto, rari nantes in gurgite vasto, puoi trovare chi, mai sua sponte, può introdurti dietro richiesta specifica all’interno di determinate tematiche. E’ questo il caso in cui si può essere definiti un ‘cercatore’. Poi, quando parliamo di spirito del ‘tempio’ non parliamo di un luogo architettonicamente fisico, adatto per riunioni ed altro, ma parliamo della nostra fisicità, dove il ‘tempio’ è il nostro corpo, visto dall’interno e dall’esterno. La ricostruzione storico-letteraria in  ‘I templari ed il Medio Evo’ di Mariano Torre è pregevole e più che soddisfacente visto che elenca e sottolinea alcuni momenti storici ed alcune teorie, anche astronomiche, che partendo dai greci, attraverso Tolomeo giungono a Copernico. Parla di Castel del Monte, delle sue otto torri e delle sue  indicazioni astronomiche,   degli  equinozi e della posizione dei muri che in determinati momenti temporali possono formare con la loro ombra una circonferenza ottagonale.  Criteri  astronomici-astrologici che erano tenuti in grande considerazione nel Medio Evo. Poi si arriva alla ‘grande dama’, l’alchimia, in cui all’epoca i testi erano ricchi e debordanti di simboli misteriosi ‘contornati di figure fantastiche, perché li ritenevano privi di significati’, annota Torre. Lo studio dell’alchimia veniva identificato con la ricerca della ‘trasmutazione dei metalli’. In pratica, ad oggi, si parla della trasmutazione del ‘piombo in oro’. In realtà la trasmutazione del piombo in oro è quello che avviene a chi riesce a completare nella sua interezza il completo procedimento alchemico nella sua struttura corporea. Ci sono vari procedimenti che si potranno trovare indicati nella ‘Tavola di Smeraldo’ ma esiste un caso, relativo a Fulcanelli, che mostrò di poter realizzare visivamente e praticamente la trasformazione del piombo in oro fisico. C’è poi la trasformazione dei metalli e dei minerali che sono presenti all’interno del nostro corpo. Diversi sono i grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti: conquistare l’onniscienza, raggiungendo il massimo della conoscenza in tutti i campi del sapere; creare la panacea universale, un rimedio cioè per curare tutte le malattie, generare e prolungare indefinitamente la vita; la trasmutazione delle sostanze e dei metalli, ovvero la ricerca della pietra filosofale. Parliamo del significato materiale, relativo alla trasformazione fisica che possiede un significato interiore, relativo allo sviluppo spirituale. L’opera  alchemica per ottenere la pietra filosofale avveniva mediante sette procedimenti, divisi in quattro operazioni, Putrefazione, Calcinazione, Distillazione e Sublimazione, e tre fasi, Soluzione, Coagulazione e Tintura. Attraverso queste operazioni la “materia prima”, mescolata con lo zolfo ed il mercurio e scaldata nella fornace (atanor) , si trasformerebbe gradualmente, passando attraverso vari stadi, contraddistinti dal colore assunto dalla materia durante la trasmutazione, e perdendo così i suoi aspetti grossolani per assumerne di più eterei o spirituali. Il numero di queste fasi, variabile da tre a dodici a seconda degli autori di trattati alchimistici, è legato al significato magico dei numeri. I tre stadi fondamentali per sciogliere e ricomporre la materia secondo il motto latino «solve et coagula» sono:

Nigredo o opera al nero, in cui la materia si dissolve, putrefacendosi;

Albedo o opera al bianco, durante la quale la sostanza si purifica, sublimandosi;

Rubedo o opera al rosso, che rappresenta lo stadio in cui si ricompone, fissandosi.

Indicazioni di massima, ma per essere chiari basterà guardare una bandiera templare: Nera al disotto, bianca al disopra con una croce rossa che li collega. Indica, il tutto, un procedimento di purificazione che conduce a quello che di nero e di sbagliato ci contraddistingue. Attraverso il lavoro purificatorio si innesca il rosso che ci condurrà al bianco, nei pensieri, nelle azioni ed altro.

Si dice da tempo che i Templari sono i ‘custodi’ del Graal. Il Graal o, secondo la tradizione medievale, il Sacro Graal o Santo Graal, è la leggendaria coppa con la quale Gesù celebrò l’Ultima Cena e nella quale Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue sgorgato dal suo costato trafitto dalla Lancia del centurione romano Longino durante la crocifissione.

Il termine si suppone derivi dal latino medievale gradalis o dal greco κρατήρ (kratḗr «vaso») e designa in francese antico una coppa o un piatto. Il termine italiano corrispondente è gradale.

Da un punto di vista simbolico, il Graal allude al possesso di una conoscenza esoterica o iniziatica, che da un lato viene elargita gratuitamente da Dio, ma dall’altro comporta una conquista riservata a coloro in grado di accoglierne il mistero, degni dell’enorme potere magico in essa racchiuso. Come sintetizzato da Étienne Gilson: «La ricerca del Santo Graal è la ricerca dei segreti di Dio, inconoscibili senza la grazia.»

‘Paolo Turiaco, Gran Maestro dell’Ordine Templare, Nova Militia Christi Equites Hiesorolymitani Templi, vero ‘Ospitaliero’, custode del ‘Graal’, volto al primario scopo dell’aiuto del prossimo e dei bisognosi.  Cavalieri e Dame dell’Ordine che, con sacralità,  seguivano i suoi insegnamenti, sempre improntati alla ‘Legge dell’Amore’, riavvicinando  moltissime persone alla fede, ritrovando nella comunione cristiana e nella partecipazione eucaristica un passo fondamentale dell’esistenza’. Esaminiamolo nei dettagli:

Basterà ricordare a chi legge che da vero Templare Paolo Turiaco era un vero ‘Ospitaliero’,  che 24 ore 24, telefonicamente e non,  assisteva gli ammalati, visitandoli personalmente e rivolgendo loro le sue preghiere.

‘Custode del Graal’, recita il testo. Il ‘Sacro Graal’ è niente altro che la coppa, il calice,    con il quale Gesù celebrò l’Ultima Cena.  Come testimoniato dai Vangeli sinottici Gesù sollevò la coppa, o il calice, dicendo: ‘Bevetene tutti, perché questo è il Mio Sangue dell’alleanza versato per voi e per tutti in remissione dei peccati’.

Da un punto di vista simbolico, il Graal allude al possesso di una conoscenza  iniziatica, che da un lato viene elargita gratuitamente da Dio, ma dall’altro comporta una conquista, riservata a coloro in grado di coglierne il significato e perseguirlo.

Ricordo personalmente che il Gran Maestro sottolineava: ‘Tutti possediamo il Graal, il vero impegno è farlo emergere, grazie al nostro impegno e altro, necessari per conquistare la ‘purezza’. Quando parlava di infaticabilità  e di purezza pensava al superamento, e al controllo,  dei sette peccati capitali: ‘Superare la superbia con l’umiltà, l’avarizia con la carità, la lussuria con la castità, l’ira con la pazienza, la gola con la temperanza, l’invidia con la generosità, l’accidia con la diligenza’. E’ questa, sottolineava, la ‘Grande Opera’ che bisogna compiere. Unendo a questo  un pensiero pulito e ‘purificato’,   senza interferenze di disturbo,  ci si pone nella condizione di poter  anelare  alla ‘Grazia’ del Signore. ‘Siete meravigliati?’. Lasciate che i bambini vengano a me, diceva Gesù. Chi estrae la Spada dalla roccia?. Un giovinetto che non aveva pensieri malsani, perché  erano ‘purificati’ e,  di conseguenza portava in se  la ‘Grande Opera’. Il primo punto ineludibile, in tal senso è ritornare bambini, e ritrovare la purezza. Questo è il reale segreto di chi vuole conquistare un contenuto spirituale, templare e non, che parte sempre dal rifuggire ogni manifestazione di ‘ipertrofia dell’io’.

Roberto Cristiano

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