I Trattati di Roma, di cui ricorre oggi il sessantesimo anniversario, fa incontrare a Roma i leader europei.

Una semplice ricerca su Internet sul tema della ‘dissoluzione dell’Unione europea’ rivela 18.900.000 risultati, mentre il tema ‘Ue in crisi’ produce 152.000.000 di risultati in meno di mezzo secondo.

Pensiamo a un’Europa capace di produrre uno scatto progressista in continuazione con le tradizioni provenienti dal nostro passato: la civiltà greco-romana, la Rivoluzione francese e l’Illuminismo, lo stato sociale, il rispetto dei diritti umani e una elevata qualità della vita. Questo è un sogno veramente europeo, collettivo nella sua concezione e senza quei cedimenti all’individualismo che il sogno americano esalta.

Rinvigorire la nostra visione europea presuppone un impegno e delle scelte in queste  direzioni:

politiche volte a garantire la difesa e la sicurezza dei cittadini (dalla cyberguerra alle minacce terroristiche) e la collaborazione, senza divisioni tra gli Stati membri.

Un’unione economica, una vera e propria unione bancaria, un bilancio comune destinato alla riduzione delle disuguaglianze interne e tra centro e periferia. La forza trainante alla base dello sviluppo dell’integrazione è la valorizzazione della competitività dell’UE con politiche che promuovano una crescita per un futuro prospero e sostenibile.

Passi coraggiosi verso l’irrobustimento della democrazia e il rafforzamento dell’identità europea accompagnati da azioni concrete per dimostrare ai cittadini dell’Unione che al di là delle loro differenze e dei confini geografici esiste un interesse comune.

Uno spettro di politiche efficaci e collaudate per giovani e bambini per contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione europea e le negative conseguenze demografiche.

L’impegno per il raggiungimento dell’obiettivo di rendere l’Europa un faro di innovazione e tecnologia attraverso l’abolizione di qualsiasi tipo di barriera o confine nazionale tra le università del continente e tra gli istituti di ricerca

 In questi tempi in cui alla geopolitica viene assegnato un compito di primaria importanza, l’Europa dovrebbe puntare a svolgere un influente ruolo di attore globale al fine di garantire la pace e la stabilità mondiale attraverso un impegno ostinato, tranquillo e accorto.

Attraverso questi presupposti l’Europa sarà in grado di assicurare assistenza alle economie regionali in Africa e in Medio Oriente per farle prosperare in una condizione di pace. Questo è l’unico modo per fermare l’ondata di milioni di rifugiati e migranti che promettono di giungere sulle coste europee nei prossimi anni.

Nessuna nazione in questi tempi globalizzati può reggere consapevolmente da sola all’interno della corrente principale in questi tempi globalizzati. Le più grandi nazioni europee insieme rappresentano appena l’1% della popolazione mondiale. Solo uniti gli europei possono far sentire la propria voce, essendo sicuri che le proprie parole vengano prese in considerazione e i propri interessi tutelati nel mutevole scenario globale.

La nostra forza viene dai valori e dai principi fondamentali che sono già nello spirito collettivo dei cittadini europei. Quindi possiamo davvero tornare alle radici. Il nuovo risveglio, tuttavia, richiede strategie e tattiche diverse e supplementari.

In primo luogo, dobbiamo riconoscere le motivazioni alla base dei problemi dei cittadini. La risposta più semplice sarebbe quella di riproporre l’austerità, ma non è sufficiente: i cittadini denunciano un vuoto di potere, si sentono ignorati, abbandonati, ansiosi, impotenti di fronte al proprio futuro e emerge una distanza crescente tra governati e governanti.

 Dobbiamo dimostrare e convincere i cittadini che uno Stato forte non può esistere senza una forte UE, che una ripresa sostenibile, la prosperità e la realizzazione delle attese nazionali possono essere assicurate solo attraverso il dispiegamento per intero delle potenzialità del progetto europeo.