I trend topic tra la ‘guastatrice’ Licia Ronzulli e Giorgia Meloni

Ultima telefonata di Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni,  oggetto: l’ingresso del calabrese Giuseppe Mangialavori nel governo. Preghiera reiterata del Cavaliere, sollecitato da Licia Ronzulli, preghiera fondata sul fatto che Forza Italia deve avere una rappresentanza calabrese visto che lì ha preso più voti che nelle altre regioni italiane. Risposta di Giorgia Meloni, negativa due volte: non se ne parla, dammi un altro nome.

La politica di Twitter. Pensavamo a qualcosa di astratto, legato esclusivamente agli slogan promozionali da campagna elettorale. Invece, in base alle parole pronunciate da Licia Ronzulli – esponente di Forza Italia molto vicina a Silvio Berlusconi -, scopriamo che il social network potrebbe essere stato utilizzato anche nella composizione della lista dei ministri dell’attuale governo di Giorgia Meloni. L’esponente azzurra, infatti, ha dichiarato in un’intervista a La Stampa di non essere titolare di un dicastero a causa dei trend topic sui social network e di un mancato gradimento da parte di una fetta evidentemente influente dell’elettorato del centro-destra.

«La decisione – ha detto Ronzulli – è stata presa consultando i trend topic. Mi è stato detto che la rete si è scatenata. Ma la cosa che più mi ha fatto star male, non tanto per me quanto per quello che la mia famiglia è stata costretta a subire, è la violenza mediatica usata nel costruire un caso inesistente». I trend topic, ovvero gli argomenti di discussione più caldi su una piattaforma social (o su un motore di ricerca) in un determinato momento storico, avrebbero dunque condizionato le scelte per la formazione del governo Meloni.

Se l’obiettivo di Licia Ronzulli era quello, in fondo, di allontanare le polemiche per la mancata nomina a ministro (fortemente richiesta da Silvio Berlusconi: addirittura sembrava fosse una conditio sine qua non per l’ingresso di Forza Italia al governo), la sua battuta sui trend topic getta un’ombra “digitale” sulla formazione di un governo che, a quanto pare, predilige gli strumenti analitici del web alle competenze per scegliere i ruoli da ricoprire. Un segno dei nostri tempi oppure una barriera innalzata per mascherare un insuccesso politico? Vista l’importanza che i politici tendono ad attribuire al consenso social, non dovremmo stupirci del primo caso. Sarebbe, in fondo, preoccupante: l’utilizzo della rete, che non presenta sempre meccanismi limpidi, con un ruolo importante dei bot e degli account senza una identità, non può penetrare così in fondo nell’ordine democratico. Eppure, le dichiarazioni di Licia Ronzulli vanno proprio in questa direzione.

Grazie al Corriere della Sera si è saputo tutto su Giorgia Meloni e il suo veto a Licia Ronzulli, come riferito da Guido Crosetto. Il quale si è anche soffermato su Berlusconi: “Credo sia difficile per chiunque accettare di non essere più nella posizione di chi dà le carte. Lo è per una persona normale, figuriamoci per chi come Berlusconi ha fatto cose straordinarie, da leader in ogni settore della propria attività. È nella natura umana. Lui più di altri ha la sensibilità di capire le esigenze delle imprese italiane, lui conosce come nessuno i bisogni e i problemi del mondo produttivo”.

Ma in realtà c’è altro e la dichiarazione di Licia Ronzulli è fortemente lesiva nei confronti chi è premier del governo che per valutare l’ingresso nella compagine governativa si fondasse sui trend topic.  Ci è gradito ricordare che alle intercettazioni della Guardia di Finanza tra l’imprenditore Giampiero Tarantini e Silvio Berlusconi, emerge che Licia Ronzulli partecipava all’organizzazione delle serate a Villa Certosa di Berlusconi, dove organizzava gli spostamenti aerei e “smistava” le ospiti nei bungalow.

Il 15 dicembre 2010, durante una dichiarazione di voto al Parlamento europeo, Sonia Alfano accusò il governo italiano (allora presieduto dal centro-destra e da Silvio Berlusconi) di avere legalizzato la corruzione. Ronzulli cercò di interrompere Alfano, urlando dall’altra parte dell’aula e venendo redarguita dal presidente di turno. A quel punto Alfano replicò a Ronzulli apostrofandola con l’epiteto napoletano di vaiassa (donna volgare e di bassa estrazione sociale): «Le vajasse sono anche al Parlamento europeo?». Ronzulli minacciò una querela contro Alfano.

Nel 2011 Sonia Alfano criticò Ronzulli, definendola, sul suo blog, «procacciatrice di arcorine, certosine e grazioline» in riferimento alla presunta partecipazione ed organizzazione di festini a villa Certosa. Immediata fu la querela per diffamazione presentata da Ronzulli.  Il GIP del tribunale di Palermo dapprima ha oscurato il blog della Alfano, ma nel 2015 l’inchiesta è stata archiviata.

A maggio 2014 l’eurodeputata di Forza Italia Susy De Martini, candidata anche lei nella circoscrizione di Nord Ovest, la accusò di essere in lista per le elezioni europee «solo perché, come Nicole Minetti, organizzava feste a Villa Certosa», definendola «diversamente meritevole». De Martini la accusò anche di essere candidata solo per avere l’immunità parlamentare, in quanto coinvolta nel processo Ruby.

Licia Ronzulli può essere una spina nel fianco per Giorgia Meloni. La capogruppo di Forza Italia al Senato rilascia un’intervista al quotidiano La Stampa per commentare le decisioni prese dal governo nel primo Consiglio dei ministri. Intanto decide di sfogarsi contro la sua esclusione dalla spartizione delle poltrone di governo. Ma soprattutto punta il dito contro la Meloni per la gestione del Covid e il rientro anticipato del personale sanitario no vax negli ospedali. E meno male che qualche giorno fa aveva detto: “Ci volevano divise, combatteremo insieme”.

‘Sono stata il capro espiatorio per coprire un disegno che non mi riguarda e non conosco. Ma non è molto importante ora. Sono stata indicata e poi eletta per svolgere un lavoro bellissimo, quello di capogruppo al Senato. Cercherò di farlo al meglio, come sempre”.

Secondo Licia Ronzulli il governo Meloni rischia di sembrare troppo amico dei no vax. “È il messaggio che potrebbe passare rivedendo di punto in bianco le norme che regolano la somministrazione dei vaccini. È anche per questo che auspico un processo graduale per il superamento delle misure anti Covid. La delegazione di Forza Italia su questo non getterà la spugna”, mette in chiaro la senatrice berlusconiana.

Sul rientro al lavoro anticipato del personale sanitario non vaccinato, Licia Ronzuli ritiene che “forse si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale della misura, il 31 dicembre, così da evitare che la maggioranza silenziosa di chi si è responsabilmente vaccinato, onorando il camice, si sentisse sconfitta dalla minoranza chiassosa dei no vax. Ma se lo chiede a me, chi è no vax, e quindi va contro la medicina e la scienza, non dovrebbe operare in campo sanitario’’.

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