Sono tre gli arresti per il fallimento finanziario dell’Idi, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, effettuati questa mattina dalle Fiamme Gialle. I provvedimenti restrittivi, riguardano Domenico Temperini, padre Franco Decaminada, Consigliere Delegato al Superiore Provinciale dal 2004 al dicembre 2011, incaricato della gestione del comparto IDI-Sanità e Antonio Nicolella. Durante l’operazione dei militari, è stato sequestrato anche un immobile, denominato ‘Ombrellino’, del valore di oltre 1 milione di euro, acquistato, in massima parte, con denaro provento di reato. Sono in corso 14 perquisizioni domiciliari e locali, presso abitazioni private ed uno studio commerciale e notarile, tutte in provincia di Roma, con l’impiego di circa 50 militari. I reati contestati ai tre indagati, vanno dall’appropriazione indebita aggravata, alla bancarotta patrimoniale fraudolenta, dall’emissione ed utilizzo di fatture false all’occultamento delle scritture contabili. Altre 10 persone sono state denunciate, inoltre, a vario titolo, per i delitti di riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento delle scritture contabili ed appropriazione indebita. Le indagini hanno avuto ad oggetto gravi fattispecie di appropriazione indebita, proseguite sino al 2012, in danno della ‘Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione’, ente ecclesiastico. Gli inquirenti hanno accertato, plurime condotte di spoliazione, per un totale di 14 milioni di euro circa, realizzate, con modalità differenti, dai tre. Ricostruite, anche, le operazioni di prelevamento di denaro contante dalle casse dell’I.D.I., presso il cui ufficio economato confluivano quotidianamente gli incassi giornalieri dell’intero comparto I.D.I. -Sanità, a titolo di asseriti e non documentati ‘rimborsi spese’ o, più frequentemente, addirittura senza alcuna formale giustificazione: Padre Decaminada si sarebbe appropriato, in tal modo, di oltre 2,1 milioni di euro, mentre risultano attribuiti in contabilità a Temperini prelievi non giustificati per oltre 350.000 euro. In misura ancora maggiore, proprio negli anni in cui si è aggravata la crisi finanziaria del comparto I.D.I.-Sanità, anticamera dell’attuale stato di grave decozione, sono state sottratte, dai conti correnti dell’ente religioso, ulteriori, ingenti, risorse finanziarie grazie ad un collaudato sistema di false fatturazioni, attuato con lo schermo delle citate Elea S.p.a. ed Elea FP S.c.a.r.l., entrambe riconducibili a Temperini. Queste società, infatti, risultano aver ricevuto dalla Provincia Italiana della Congregazione circa 11,5 milioni di euro, a fronte, però, di fatture totalmente fittizie, indicanti prestazioni mai rese in Italia o, come riportato in alcuni casi, alla Provincia Indiana ed alla dipendente Provincia Latino-americana. Parte delle somme destinate alle due Elea, pari a circa 4,5 milioni di euro, è confluita, attraverso l’emissione di documenti contabili altrettanto fittizi, sui conti correnti di un’ulteriore società, intestata a prestanome ma di fatto riconducibile al medesimo Temperini, la Gi.Esse Info service s.r.l., per essere, da quest’ultima, veicolati, mediante bonifici o con somme prelevate in contanti, a favore dello stesso Temperini, di Nicolella e dello stesso Decaminada. La contabilità della Gi.Esse è stata successivamente occultata o distrutta dal TemperinI, con il concorso fattivo di propri familiari e di terze persone, con modalità tali da tentare di far ricadere su meri prestanome la responsabilità (penale) delle condotte. Ulteriori somme, elargite alla Elea fp, sono state, poi, da questa dirottate, senza alcuna giustificazione economica – così integrando altre fattispecie di bancarotta fraudolenta per distrazione, alla ex moglie di Temperini, alla Punto Immobiliare s.r.l. ed alla congolese IBOS II, sui cui conti correnti sono giunti oltre 800.000 euro, verosimilmente destinati proprio a Nicolella, che, per sua stessa ammissione, aveva costituito la società africana per realizzare investimenti petroliferi. Parte dell’ingente somma è stata destinata all’acquisto ed alla ristrutturazione di un immobile in Toscana, oggi oggetto di sequestro.