Ignazio Marino in una recentissima immagine. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Ignazio Marino formalizzerà le sue dimissioni domani

Il sindaco dimissionario di Roma Ignazio Marino ieri è stato al lavoro in Campidoglio. Accompagnato dalla sua scorta, è entrato dall’ingresso del Portico del Vignola e non da quello principale del Campidoglio, preparando l’incontro con i presidenti dei municipi che ha convocato in Campidoglio per una ‘verifica politica’. I minisindaci nel frattempo avevano incontrato il commissario del Pd capitolino Matteo Orfini. Nel corso dell’incontro con Orfini, a quanto si è appreso, i presidenti avrebbero espresso timori rispetto ai futuri esiti elettorali del Pd dopo l’addio del sindaco Marino. Orfini li avrebbe esortati a non stare alla finestra e a darsi da fare, tornando sul territorio, anche con conferenze programmatiche per ogni municipio sulle cose da fare: ‘In questi mesi ho fatto di tutto per aiutare l’ex sindaco Marino. L’ho fatto con convinzione, anche quando tante persone che stimo mi suggerivano di lasciar perdere, quando molti mi spiegavano che sarebbe stato impossibile migliorare le cose’. Venti giorni di tempo dal momento in cui diverranno operative le dimissioni, fatto che, secondo Marino, dovrebbe avvenire domani. Lo spazio di una guerra lampo per restare e rilanciare. Una manciata di giorni dove Ignazio Marino, sindaco dimissionario ma non del tutto, potrebbe decidere di far tremare il Pd. E restare in sella, questa volta da irregolare tout court .  Presento le mie dimissioni, ha spiegato Marino, sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia, ma è la ricerca di una verifica seria se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche.  Nel corso dell’incontro con i presidenti di municipio, Marino ha ribadito la sua intenzione di formalizzare le dimissioni domani che diverranno dunque effettive e irrevocabili nell’arco dei venti giorni successivi. Marino non avrebbe ripensamenti e non starebbe pensando quindi ad alcuna verifica perché, a quanto si apprende, non ci sarebbero le condizioni politiche per andare avanti. L’incontro con i presidenti di Municipio è stato concordato per mettere nero su bianco le priorità di ciascun territorio con atti, provvedimenti e opere che nei prossimi venti giorni dovranno essere sbloccati dall’Amministrazione. Ogni scenario che avete visto circolare in questi giorni è solo veleno ed è privo di fondamento, ha detto il sindaco. La nostra priorità è non cancellare, al di là delle vicende politiche, il lavoro impostato in questi due anni, perché questo fa una classe dirigente responsabile verso i cittadini. Vero è che la vicenda legata alle note spese ed altro non è certo una novità per Ignazio Marino, già incappato in una vicenda simile. Basta spostarsi a Pittsburgh, in Pennsylvania dell’Ovest, ed ascoltare due dirigenti del Medical center universitario di Pittsburgh, l’Upmc, che gestisce venti ospedali in Pennsylvania e trentotto centri oncologici negli Stati Uniti. Upmc Italy è la divisione italiana con sede a Roma e a Palermo ed è attiva nell’ambito dell’assistenza sanitaria, la ricerca biomedica, la telemedicina e in generale tutte le attività di sviluppo e consulenza informatica nei settori direttamente o indirettamente connessi a quelli istituzionali di medicina e ricerca. Upmc Italy conduce e finanzia diversi progetti di ricerca, nazionali e internazionali, di sviluppo tecnologico e formazione nel campo delle biotecnologie e della medicina rigenerativa. Upmc Italy gestisce da oltre dieci anni l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (Ismett), l’ospedale di Palermo, centro di riferimento in tutto il bacino del Mediterraneo nel campo dei trapianti e delle terapie ad alta specializzazione. ‘Il dottor Marino si è formato da noi, ha iniziato a operare con noi, gli abbiamo affidato il centro di Palermo, una frontiera in Europa. Poi abbiamo scoperto le doppie note spese, i suoi rapporti con altri ospedali americani. Gli abbiamo imposto le dimissioni dall’Ismett di Palermo e non avremmo voluto più occuparci di quella storia, né del medico italiano. Avremmo solo sperato nel silenzio’, affermano i due dirigenti. A Grant street dicono che quel nome vogliono solo dimenticarlo. ‘Era un chirurgo, trapiantava organi. Non era indispensabile, ci ha creato tanti problemi. Invece quel medico italiano, 650 trapianti in carriera, 213 pubblicazioni, ambizioso non solo come clinico, a 51 anni è stato fatto senatore, a 54 si è candidato alla guida del Partito democratico  e a 58 si è lanciato nella campagna per diventare sindaco di Roma. E ha vinto. Eravamo sorpresi che della storia degli ottomila dollari contestati non si fosse detto più nulla, ma noi non avevamo alcun interesse a sollevare un caso’, dicono ancora gli amministrativi subito dopo aver chiesto di non essere citati. L’Upmc aveva chiuso ogni rapporto con il dottor Marino come tante volte succede, e invece, a tredici anni di distanza, vengono ripresi in mano vecchi dossier, con la rilettura di audit interni che rimandano a scontrini fiscali. ‘Sì, dopo tredici anni confermiamo che il dottor Marino aveva creato una doppia contabilità per le spese di trasferta. Una richiesta di rimborso la consegnava al suo centro di Palermo, l’Ismett appunto, e una alla nostra sede. Avevamo prove evidenti che la cosa fosse andata avanti per mesi e che fosse una scelta consapevole, non un caso, tantomeno un errore. Abbiamo agito subito, allora. Il 6 settembre 2002 inviammo un fax all’ospedale di Palermo e il dottor Marino nell’arco di mezza giornata controfirmò tutte le nostre condizioni. Aveva chiesto lui di dimettersi alcune settimane prima, il sei settembre e abbiamo accettato senza esitazioni. Abbiamo chiuso lì ogni rapporto. Uno dei nostri quattromila medici aveva perso la nostra fiducia, ma la carriera politica del dottor Marino non ci ha mai permesso di abbandonare quel dossier’. E’ qui, dove la confluenza di Allegheny e Monongahela forma il fiume Ohio, non lontano dal Canada, che Ignazio Marino ha conosciuto i primi guai con le ricevute per le cene, qui che ha subito un oltraggio alla sua carriera e al consolidato orgoglio. Cresciuto sfiorando un nume tutelare della trapiantologia moderna, Thomas Starzl, che nel 1963 innestò il primo fegato su un bimbo di tre anni, nel 1997 Marino riuscì a farsi affidare da Jeffrey A. Romoff la direzione dell’Istituto Mediterraneo per trapianti e terapie ad alta specializzazione, ottanta posti letto voluti a Palermo dal governatore Cuffaro e inaugurati due anni dopo. In quelle stagioni siciliane, oltre ad operare in sala, il dottor Marino iniziò a sperimentare l’arte dell’amministrazione pubblica, palestra per una futura politica già avvistata. ‘Gestivo venti milioni l’anno’, ha raccontato. Ma è sulle minuzie che arrivano le contestazioni. Un precedente che tornerà negli anni da sindaco, una coazione a ripetere che taglierà le gambe prima a un chirurgo scalatore e poi a un intraprendente politico. Ottomila dollari contestati in nove mesi, in attesa di controllare a ritroso i cinque anni precedenti. Una piccola cresta. Messa così, nero su bianco il 6 settembre 2002, dal superpresidente Romoff: ‘Riteniamo di aver scoperto una serie di irregolarità intenzionali e deliberate con note scritte da lei a mano e sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi delle persone indicate sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all’Upmc di Palermo’. Dozzine di ricevute duplicate, scrisse il presidente. Irregolarità intenzionali e deliberate, sottolineò. Dimissioni immediate, da controfirmare seduta stante. ‘Come restituzione dei rimborsi spese doppi da lei ricevuti accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall’Upmc ai quali avrebbe altrimenti diritto, compreso lo stipendio per il mese di settembre 2002’. A Marino fu concessa una settimana per liberare l’ufficio di Palermo, gli venne indicato nome e cognome della persona a cui lasciare auto, chiavi dell’auto e dell’appartamento, telefonino, cercapersone, computer portatili, carte di credito aziendali, gli fu anche intimato di non fare ritorno a Pittsburgh. ‘Tutti i libri e i giornali acquistati da noi dovranno restare nell’ufficio di Palermo’, scrisse Romoff, e se lei deciderà di trattenerne qualcuno potrà acquistarli a un prezzo ragionevole.Oltre alle cene, si scopre oggi, il dottor Marino chirurgo di trapianti aveva l’abitudine, secondo gli accertamenti dell’audit dell’Upmc, di mettere in doppia contabilità tutte le spese personali. C’è una fattura, rimborsata sia a Pittsburgh che a Palermo, sulla ricarica d’inchiostro per la penna stilografica del medico. Otto euro e quaranta, richiesti due volte. Ignazio Marino successivamente avrebbe detto che, in realtà, quei fogli erano solo un fax di presa visione, che l’università di Pittsburgh gli era diventata ostile perché lui si era accordato per un nuovo incarico direttivo con l’ospedale Thomas Jefferson di Philadelphia, che era stata una sua scelta quella di dimettersi da Palermo quando aveva scoperto che in una gara d’appalto c’era un’azienda in odor di mafia e in corsia le pressioni per favorire alcuni clinici erano diventate opprimenti. Oggi i dirigenti dell’Upmc, a Pittsburgh, ribadiscono: ‘Nel 2002 il dottor Marino controfirmò una lettera di dimissioni immediate e quelle dimissioni dipesero soltanto dalla sua condotta contabile, non c’entrano Palermo né Philadelphia. Non è neppure vero che i controlli erano partiti dopo una segnalazione del medico, fu un’iniziativa del nostro audit di fronte a conti che non tornavano. Dopo quella lettera non c’è stata alcuna transazione e, d’altro canto, il dottor Marino non ci hai mai querelato né per falso né per danni subiti’. Querela che, pure, il medico aveva promesso. Marino riottenne, con la mediazione dell’avvocato Vittorio Angiolini, il pc utilizzato all’Ismett, alcune pubblicazioni e studi in archivio a Palermo. Tre anni dopo il senatore sarebbe riuscito a prendere 90 mila euro di risarcimento da parte di quattro giornali italiani e tredici giornalisti. Il Tribunale civile di Milano aveva riconosciuto un danno alla sua carriera nei modi in cui l’offesa di Pittsburgh era stata raccontata.

Cocis

 

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