Il 2 giugno, a Parigi, si terrà un vertice dei rappresentanti della coalizione arabo-occidentale che combatte i jihadisti dello Stato islamico. In teoria avrebbe dovuto trattarsi soltanto di un incontro di routine ma, nei fatti, la coalizione si presenta all’appuntamento dopo due importanti vittorie dei jihadisti: in Siria, dove si sono impossessati di Palmyra e dei suoi tesori antichi, e in Iraq, dove lo scorso fine settimana hanno conquistato Ramadi. La Francia intende inviare un richiamo chiaro della sua posizione chiedendo al primo ministro e al governo dell’Iraq di avere una politica che sia quella dell’armonizzazione delle componenti politiche del Paese. Questo annuncio arriva dopo la conquista delle milizie jihadiste del gruppo dello Stato islamico della città strategica di Ramadi, a meno di 100 chilometri da Baghdad. Tra Ramadi e Baghdad la base militare di al Habbania, si trova ad appena 30 chilometri da Ramadi sulla strada che porta a Baghdad e le milizie sciite si stanno ammassando nella provincia di al-Anbar per cercare di respingere l’assalto jihadista alla capitale irachena. Le forze irachene, sostenute dalle potenti milizie sciite, si preparano a lanciare un’offensiva per riprendere la città, prima che le milizie jihadiste rafforzino le loro posizioni. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale dell’ONU sta valutando come dare supporto alle forze locali e il governo iracheno si appella alla popolazione e cerca volontari. Una nota del Consiglio dei Ministri invita tutti i cittadini iracheni a essere più coesivi e a restare uniti contro il Da’esh al fine di proteggere i connazionali nel governatorato di al-Anbar e salvare le famiglie da questi gruppi criminali. Il Consiglio dei Ministri ha deciso all’unanimità di reclutare volontari al fine di aggiungere nuove forze all’esercito, in modo particolare nelle unità che sono rimaste a corto di persone, compresa l’unità che si trova nell’area occidentale di Anbar. Approvato all’unanimità anche l’obbligo per il governo iracheno di reclutare e armare i combattenti tribali in coordinamento con la provincia di Anbar. Questo perché lo Stato islamico sembra sul punto di realizzare la sua principale ambizione, ovvero quella di creare uno stato sunnita a cavallo tra Iraq e Siria. I problemi da affrontare sono due. Il governo iracheno, dominato dalla maggioranza sciita del paese, non ha voluto offrire sufficienti garanzie alla minoranza sunnita sulla difesa dei suoi diritti. I sunniti iracheni sono poco inclini al fanatismo religioso dello Stato islamico e lasciano campo libero ai jihadisti nelle regioni dove rappresentano la maggioranza, perché considerano lo stato iracheno come uno strumento della maggioranza sciita. I rappresentanti iracheni a Parigi dovranno impegnarsi a rassicurare i sunniti sul loro ruolo in Iraq convincendoli a mobilitarsi contro lo Stato islamico. La Francia dovrà esercitare una forte pressione sui funzionari iracheni perché c’è in gioco il rapporto di forze tra le due grandi correnti dell’islam e i loro rispettivi paladini, l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita. Gli occidentali si sono mobilitati contro questa barbarie ma il governo iracheno si è limitato a difendere il dominio degli sciiti sui sunniti. I jihadisti sunniti dello Stato islamico, invece, lottano contro due poteri alleati dell’Iran sciita: lo stato iracheno e il regime siriano. Il secondo problema della coalizione arabo-occidentale è che l’Iran non sarà presente alla riunione di Parigi, perché l’Arabia Saudita e i paesi sunniti non hanno permesso il suo ingresso nella coalizione e lo considerano il loro avversario principale. Senza l’Iran, unico paese pronto a impegnare le sue truppe sul campo contro lo Stato islamico, i jihadisti non potranno essere sconfitti e per questo motivo l’impatto della riunione di Parigi sarà inevitabilmente limitato.
Cocis