Domenica 26 gennaio (ore 18) al Teatro del Lido di Ostia
Balletto di Siena
diretto da Marco Batti
presenta
FELLINI la dolce vita di Federico
regia e coreografia Marco Batti
musica Nino Rota, Nicola Piovani, Max Richter
light design Claudia Tabbì
costumi Atelier Retrò
durata 75’
Domenica 26 gennaio (ore 18) al Teatro del Lido di Ostia, in occasione dei quarant’anni dalla morte di Nino Rota e dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini, il Balletto di Siena celebra con FELLINI la dolce vita di Federico, il genio di queste due figure chiave del Cinema e della Cultura italiana.
Al centro, la figura di Federico Fellini, narrata sulle note dei compositori che maggiormente hanno musicato i suoi maggiori titoli: Nicola Piovani e, ovviamente, Nino Rota. Filo conduttore del balletto saranno i personaggi principali dell’intramontabile “La Strada” del 1954, nei quali, la stessa Giulietta Masina, moglie e musa del regista riminese, affermò di rivedere Fellini: Gelsomina – la sua giovinezza; il Matto – l’imperterrita volontà di intrattenere e divertire; Zampanò – versione cinematografica e saturata di un Federico ormai adulto. Il primo atto si apre sulla vita reale di Fellini, artista disincantato, osservatore delle particolarità di un genere umano reale, non idealizzato. Oniricamente, ci ritroviamo nella ‘galleria’ delle figure che compariranno nei suoi film, ognuno con le proprie caratteristiche quasi grottesche. Gelsomina, piccola e fragile, appare perfino intimorita da un Federico che invece prova profonda corrispondenza verso di lei. Con Gelsomina il regista rivive le emozioni della giovinezza e dell’adolescenza, rappresentata nei ragazzini innamorati di “Amarcord”. É poi il turno del Matto, sfrontato e buffo, equilibrista tra intrattenimento e divertimento, che porterà il viaggio onirico di Federico a virare verso toni ironici e allegri. Chiude l’atto l’immagine romana de “La dolce vita”, dai toni un po’ glamour e un po’ amari di Sylvia e Marcello. Nel secondo atto il viaggio ci porta dinnanzi alla rappresentazione enfatizzata di Zampanò, quasi protettore della dolce Gelsomina: forte, rude, dagli atteggiamenti confusi: “…forse ti vuole bene!” dice il Matto a Gelsomina, con toni fiduciosi e vagamente romantici. Inizia così la chiusura di quest’opera, con il confronto di Federico, ormai anziano, con le tre proiezioni del suo essere, caricaturali quanto i personaggi delle sue pellicole neorealiste. Ultimo resterà Zampanò, immagine del Fellini adulto, caricatura di sé stesso allo specchio.