Pier Ferdinando Casini non si scandalizza se finora il Parlamento non ha scelto il giudice costituzionale che manca. Ma da gennaio, quando ne mancheranno altri tre, il problema diventerà serissimo: «Invito tutti a non sottovalutare il gigantesco problema che si può produrre nel caso in cui il Parlamento, dopo che a dicembre scadranno gli altri tre giudici costituzionali, non riuscisse a completare il collegio. In termini di scuola, in passato, non oggi, una inadempienza del genere si sarebbe potuta configurare come motivo di scioglimento del Parlamento. Ovviamente non siamo in queste condizioni ma invito tutti a non prendere sottogamba la situazione. Nessuno pensi di risolvere la questione con una prova muscolare, semplicemente perché nessuno se lo può consentire. Noi non stiamo nominando dei giocatori; stiamo nominando dei garanti. E pertanto l’intesa tra i gruppi in Parlamento, tra maggioranza e opposizione, non è un rigurgito del vecchio, e per alcuni deprecato consociativismo, ma un dovere politico e istituzionale. Dobbiamo sottrarre al dominio delle parti il ruolo degli arbitri e mi rifiuto di credere che se il Parlamento non riuscisse a eleggere i quattro membri che mancheranno, sarebbe un discredito per tutti. È vero che, restando in undici i giudici, probabilmente l’orientamento della Corte rimarrebbe quello attuale. Ma è anche vero che essa sarebbe profondamente delegittimata, per cui nessuno dei “contendenti” potrebbe trarre alcun vantaggio da una situazione di questo tipo. Lo stato delle cose è questo: la maggioranza, forte dei numeri prevalenti, vorrebbe eleggere tre membri della Consulta e lasciarne uno all’opposizione; l’opposizione, forte comunque di un potere di interdizione, vorrebbe due membri al pari della maggioranza. Se posso dire la mia, credo che sia sbagliata la pretesa della maggioranza e anche quella dell’opposizione. Bisogna trovare una via più realista. Dato che a dicembre gli altri tre giudici finiranno il loro mandato, e quindi si ragiona su quattro nomi, è giusto che la maggioranza abbia due membri e ed è giusto che le opposizioni ne abbiano uno. A quel punto è doveroso che maggioranza e opposizione si siedano a un tavolo per identificare una quarta figura che possa avere il consenso più ampio. Una quarta figura che in qualche modo sia sottratta all’egemonia delle parti politiche. Debbo però fare una premessa: sia i designati della maggioranza, sia i designati dell’opposizione, dovrebbero avere le caratteristiche di essere degli arbitri e non dei giocatori. Ma questo ragionamento dovrebbe valere per tutti e dovrebbe valere sempre quando si scelgono figure di garanzia come i membri della Corte costituzionale, o quelli del Consiglio superiore della magistratura, perché c’è una divisione dei poteri che non è forma ma sostanza nella nostra Costituzione».
“La Consulta non può essere lottizzata”, dice Giuliano Amato a Repubblica: “L’errore commesso dal governo sulla Consulta? Non è certo nella proposta di un candidato di parte – dice l’ex premier, già presidente della Corte Costituzionale, nonostante la sua fortissima connotazione politica e partitica – questo è sempre accaduto, ma è nel tentativo di eleggerlo senza cercare una condivisione con le opposizioni. Condivisione sulla idoneità del giurista, non spartizione delle caselle a disposizione’’. Amato sottolinea come la Corte non possa essere paragonata a una rete televisiva, dove il conduttore può rendere conto a un azionista. Secondo lui, un giudice costituzionale che rispondesse al partito che lo ha nominato potrebbe minare completamente l’integrità della Consulta e, di conseguenza, la democrazia stessa.
Il presidente del Senato cerca di riportare ordine in una situazione che ha visto la Consulta priva del suo plenum dal 23 novembre 2023. In un articolo sul Corriere della Sera, La Russa tende la mano alle opposizioni per risolvere l’impasse: “Un accordo politico sarebbe l’ideale: a dicembre – ricorda – scadranno 4 giudici, e sarebbe positivo trovare un compromesso per accogliere le diverse posizioni”. Tuttavia, avverte che per realizzare tutto ciò è fondamentale “un clima favorevole” e, se questo mancasse e il Parlamento decidesse con la maggioranza – puntualizza – non ci sarebbe nulla di illegale.
Il senatore di Italia Viva, Enrico Borghi, ha espresso dure critiche nei confronti del presidente del Senato, La Russa, invitandolo a riprendere un ruolo neutrale. Borghi sostiene che La Russa stia orchestrando manovre sotterranee per convincere alcuni deputati a cambiare fazione. In particolare, ha definito inadeguato e intollerabile che il presidente del Senato si dedichi a attività politiche di scouting, soprattutto in momenti istituzionali cruciali come l’elezione di un membro della Consulta.
Attualmente, i vertici delle Camere sembrano orientati a continuare le convocazioni settimanali, come suggerito dal Colle, ma la prossima sessione non prevede un incontro del Parlamento in seduta comune. Alcuni sperano che avere più tempo possa favorire un dialogo costruttivo tra maggioranza e opposizione.