Il capezzolo

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo inviatoci da James Hansen:

Il capezzolo qui sopra è di Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano (1767-1792), Principessa di Lamballe, nota soprattutto per essere stata la più fedele amica della Regina Maria Antonietta di Francia – e anche una pia donna dall’indole “quieta”, molto conservatrice e dedita a numerose opere di carità. Morì decapitata con un coltello e poi squartata all’inizio del “Terrore” della Rivoluzione francese.

La nostra epoca, diventata moralmente cauta, ha sperimentato le “tette al vento” per alcuni decenni, per poi fare marcia indietro. Oggi, se volessimo mettere il ritratto della Principessa su Facebook, bisognerebbe prima censurarlo.

Le scollature “a tuffo” delle nobildonne di corte del Settecento, non solo in Francia, furono bassissime, ed era all’ordine del giorno che ogni tanto un capezzolo potesse saltare fuori per disavventura o forse volutamente – tant’è che le dame à la mode usavano truccarli con un po’ di rossetto. Poteva capitare perfino alla Regina e non era neanche un evento da commentare. Qualche anno fa uno storico dell’arte ha osservato: “In termini d’impatto, era un po’ alla stregua di esporre non volutamente la spallina del reggiseno nel nostro secolo”.

Di questi tempi, ci sentiamo tanto evoluti. Discettiamo tranquillamente delle pratiche sessuali una volta considerate “perversioni”, inventando nuove e complesse identità sessuali (le LGBTQIA+, “più” perché l’acronimo cresce continuamente) per descriverle – anche se non di rado si tratta di contorsioni linguistiche che sembrano arrivare sempre meno all’ “esecuzione” materiale. Molte ricerche concordano sul fatto che l’attività sessuale propriamente parlando sia in netta discesa da anni in Occidente – “Much talk, no fuck” direbbero gli americani.

Il perché di tutto questo è molto dibattuto. Si dà la colpa variamente alla televisione, ai cellulari, ai videogiochi, allo stress, al troppo lavoro, alla cattiva alimentazione, alla “vita moderna”, alla pornografia online, dal punto di vista femminile alla crescente misoginia maschile e a mille altre cose. Intanto, abbondano i titoli sui giornali riguardo ai maschi che preferiscono stare in cantina a giocare a Minecraft o League of Legends anziché frequentare il gentil sesso.

Non mancano fenomeni storici paragonabili. Prendiamo la “rivoluzione morale” dell’epoca vittoriana inglese, quando la gente perbene smise di citare la “gamba” del tavolo, preferendo un sinonimo più delicato come “arto” per evitare di indurre a pensieri sconvenienti. Per lo stesso motivo il termine “toro” scomparve dal discorso cortese, sostituito da “mucca maschia”. Anche la manipolazione della lingua comune che stiamo vivendo oggi porterebbe a pensare che stiamo entrando – e velocemente anche – in un secolo di puritanesimo come quello inglese, una radicale e forse dolorosa correzione di rotta.

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