MASSIMO CACCIARI

Il caso Lotti tra Cacciari e Zingaretti…

 

Lotti si dimette. “Ti comunico dunque la mia autosospensione dal PD fino a quando questa vicenda non sarà chiarita. Lo faccio non perché qualche moralista senza morale oggi ha chiesto un mio passo indietro. No. Lo faccio per il rispetto e l’affetto che provo verso gli iscritti del PD, cui voglio bene e perché voglio dimostrare loro di non avere niente da nascondere e nessuna paura di attendere la verità”. Lo scrive su Facebook Luca Lotti, in una lettera indirizzata al segretario Nicola Zingaretti.

 

Ringrazio Luca Lotti per un gesto non scontato che considero di grande responsabilità nei confronti della politica, delle istituzioni e del Pd. Sono consapevole della difficoltà umana di questi giorni, ma ciascuno di noi ha una responsabilità alta nei confronti della comunità di cui facciamo parte e verso il Paese. Penso che questa scelta gli consentirà anche di tutelare al meglio la sua posizione in questa vicenda che, come ha detto lo stesso Lotti, deve essere ancora chiarita”, scrive in una nota il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti.

A Massimo Cacciari l’autosospensione di Luca Lotti dal Pd – è coinvolto nell’inchiesta sugli accordi segreti tra magistrati – non basta. Il filosofo chiama in causa direttamente il segretario del Partito Democratico: “Cosa aspetta Nicola Zingaretti a cacciare quell’intrallazzatore di Lotti? Ve lo dico io – rivela in un’intervista all’Huffingtonpost – Zingaretti è un leader debole.

La decisione di Lotti è un atto dovuto, ma a me interessa il giudizio dei vertici del partito sulla vicenda: il caso Lotti è il segno di un costume, e il segretario del nuovo Pd dovrebbe dire che per lui è intollerabile”. Cacciari poi commenta lo scandalo che ha coinvolto l’ex ministro dello Sport e che ora mina l’intero Csm: “Nello sviluppo logico di una crisi di sistema che si protrae da anni e che piano piano attacca tutti i corpi dello Stato, se una cancrena non la risolvi in tempo e chirurgicamente, poi divora l’intero corpo, è ovvio. È a partire dagli anni ’80 che si è aperta una crisi di sistema, e si è provato a risolverla con le aspirine. Così ha divorato tutti i corpi dello Stato, dalle amministrazioni periferiche a quelle centrali, alle Regioni e via dicendo. Ora è arrivata alla magistratura.

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