Il Cavaliere che scende da cavallo

Silvio Berlusconi non si dice sorpreso che l’ex ministro del Tesoro  statunitense, Timothy   Geithner,  racconti che alcuni funzionari dell’Unione europea durante il G20 del 2011 avrebbero chiesto aiuto agli americani per, perdonatemi il gioco di parole,  far cadere il Cavaliere da cavallo. Il cavallo del Berlusca era il governo in  cui era presidente del Consiglio. Il presidente della Commissione, Manuel  Barroso, dal canto suo smentisce e contrattacca,  asserendo di aver difeso l’allora premier dal disarcionamento,  difendendo l’Italia che poteva essere commissariata. Berlusconi dice ad Alan Friedman che ricorda le manovre nei suoi confronti e nei confronti del suo governo. Napolitano, dice, già riceveva Monti e Passera in tempi anti spread, che arrivò solo dopo. Barack Obama informato della vicenda lasciò cadere il tutto, rifiutando di dare impulso alla vicenda.  Ma la tela ormai era già distesa ed obtorto collo Berlusconi dovette scendere “volontariamente” da cavallo. L’ ex premier, ed ex Cavaliere, giocherà molto probabilmente questa carta in termini elettorali per le europee. L’ordine che partirà da Arcore sarà quello di attaccare con una generale levata di scudi e già viene invocata da Brunetta una commissione parlamentare d’inchiesta. Un no comment generale sulla vicenda arriva  sia dal Colle che dalla Casa Bianca. Nel G20 del 2011 di Cannes,  Nicolas Sarkozy ed Angela Merkel  tentarono di convincere Berlusconi ad accettare un aiuto del Fondo monetario internazionale. Berlusconi rifiutò. La scelta non fu tranquilla perché non c’era possibilità di autofinanziarsi per oltre 400 miliardi nel 2012 ed il Paese rischiava il default. I leader di Berlino, Bruxelles, Francoforte, Parigi e Washington avevano perso fiducia. Ovvero, la fiducia nella capacità del governo di gestire il debito e riformare l’economia. Gli investitori avevano di fatto escluso l’Italia come Paese in cui investire,  ed anche il presidente della Bce Jean Claude Trichet afferma che le misure adottate per la riduzione del deficit non sono sufficienti. Una richiesta di dimissioni arriva anche da Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale. Dopo poco, e per la seconda volta, non viene raggiunto in aula il quorum sul rendimento dello Stato. Accaduto questo il premier scende da cavallo.

Cocis

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