Le elezioni in Russia stravinte da Vladimir Putin hanno spinto gli alleati del leader del Cremlino a osannarlo, e gli oppositori a delegittimarlo. L’Occidente sostiene in massa che il voto sia stato tutt’altro che democratico e trasparente, ma c’è chi invece non ha puntato il dito contro il presidente rieletto: si tratta di Matteo Salvini che, al contrario del ministro degli Esteri Antonio Tajani, numero uno di Forza Italia e alleato di Governo del segretario del Carroccio, non ha espresso alcuna condanna. Secondo qualcuno, strizzando l’occhio alla Russia, come in passato.
“Quando un popolo vota ha sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde”, in Russia hanno votato, prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace. Quando un popolo vota ha sempre ragioneLe elezioni fanno sempre bene, sia quando uno le vince sia quando uno le perde. Io quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta”.
La constatazione di Matteo Salvini rimbalza da Milano e va a cozzare con quella dell’altro vicepremier, Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri ribadisce che il plebiscito per Vladimir Putin è stato caratterizzato “da pressioni forti e anche violente. Non c’erano dubbi sull’esito delle elezioni in Russia, a sorprendere forse è la percentuale oltre l’87%, che segna un record dalla caduta dell’Urss. Le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente. Navalny è stato escluso da queste elezioni con un omicidio, abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembra che sia un’elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi”.
Poi l’attacco a Emmanuel Macron, per la sua posizione relativa all’invio di soldati: “Mi preoccupa che qualche leader europeo parli, come se fosse naturale, di esercito, di guerre e di militari da mandare a combattere, perché la terza guerra mondiale è l’ultima cosa che voglio lasciare in eredità ai miei figli’. Mi riferisco evidentemente a Macron”.
La Lega ha provato a ricucire con un comunicato ufficiale, che riprende in maniera più sobria – e senza attacchi a Macron – le parole del suo leader: “In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (spero tutti insieme) per la fine della guerra ed il ritorno alla pace. Con una guerra in corso non c’è niente da festeggiare“.
Matteo Salvini è stato criticato anche dai politici avversari, come ad esempio Carlo Calenda di Azione: “Salvini, ti suggerisco di ripassare le basi. Quando un popolo vota nel contesto di una democrazia liberale – libertà di espressione, associazione, stampa e magistratura indipendente – il risultato va riconosciuto. La democrazia senza stato di diritto non esiste. La Russia è una dittatura e le elezioni sono una farsa. Punto”:
Silenzio dalle massime istituzioni. Gelido quello del Quirinale: dopo la scontata vittoria non è partita alcuna lettera da presidente a presidente. La posizione di Palazzo Chigi è più vicina a quella della Farnesina. Anche se Giorgia Meloni, ad Agorà, in serata sottolinea come “quello che noi abbiamo fatto in questo anno e mezzo con la velocità con cui lo abbiamo fatto, e la chiarezza che abbiamo dimostrato in politica estera, tutto questo racconta di una maggioranza coesa”.
Non è detto che il tema delle presidenziali russe sarà toccato in modo diretto dalla premier nelle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Di certo, si ragiona in ambienti a lei vicini, sono “una farsa” le elezioni andate in scena nei territori ucraini occupati dai russi.
Dal Pd a Iv, passando per Si e +Europa (nessun commento dal M5s), le opposizioni criticano duramente le parole di Salvini. “Con queste posizioni il Governo può mai essere credibile? E Meloni tace…”, attacca il dem Giuseppe Provenzano.
Anche all’estero fanno rumore le considerazioni del vicepremier. “Dimostrano che l’estrema destra in Europa è amica di Putin”, nota Nicolas Schmit, candidato di punta dei Socialisti Ue alle Europee. Salvini “se ne vergognerà”, l’affondo del Ppe con la lituana Rasa Juknevičienė, vicepresidente del gruppo e responsabile per gli affari esteri. Mentre con il passare delle ore arrivano le prese di posizione dalla Casa Bianca, da Berlino e da Parigi, allineate sulla mancanza di libertà nelle elezioni russe, Roma si esprime con il ministro degli Esteri.
La presidenza Italiana del G7 non dirama alcun comunicato. E in serata Meloni sfiora l’argomento rispondendo a una domanda della trasmissione di Rai3 sullo stato di salute del centrodestra: “Non conta quanto il campo sia largo, ma quanto sia coeso e compatibile, quanto abbia risposte chiare da dare ai cittadini e da rappresentare all’estero. L’Italia con la maggioranza di centrodestra chiaramente questo lo sta facendo”. Nella maggioranza c’è chi come l’azzurro Maurizio Gasparri esorta a “cercare di instaurare un dialogo con la Russia, o si rischia lo scoppio di una terza guerra mondiale”.
Fra i meloniani si tende a liquidare l’uscita di Salvini come dinamica da campagna elettorale, un messaggio al proprio elettorato. Pur ammettendo che “ne va della credibilità dell’Italia”, un esponente di peso di FdI nota che è determinante però l’allineamento della coalizione sui voti in Parlamento, mai mancato su questi temi. La maggioranza lavora a una mozione unitaria che ricalchi i punti cruciali delle comunicazioni della premier. Se a Palazzo Chigi c’è imbarazzo per le parole di Salvini, viene celato.
I fedelissimi di Meloni rimarcano che differenze più evidenti agitano il centrosinistra, e osservano che, a volte, “dietro dichiarazioni inopportune ci sono affermazioni purtroppo vere”. La conclusione è che Putin, anche con elezioni diverse da questa “pagliacciata” godrebbe di un consenso maggioritario.
Ben diversa è la valutazione sul voto nei territori ucraini occupati. Il cui esito alcuni Paesi potrebbero non riconoscere, come ha già annunciato la Slovenia. Nelle comunicazioni al Parlamento Meloni dovrebbe ribadire anche l’importanza di una difesa comune europea, fra le priorità del Consiglio Ue di giovedì e venerdì.