Marco Marsilio: gli anni del liceo, i cortei dell’85, la militanza dei giovani dirigenti del FdG. Marsilio viene da quel FdG che scelse di sostituire il vecchio attivismo con la militanza basata su idee-forza, da cui era bandita ogni forma di posa nostalgica. Il FdG di quegli anni aveva proprio l’intento di distaccarsi dalla galassia neofascista. Marco Marsilio, da consigliere comunale, fu protagonista della battaglia ecologista per il Parco di Tormarancia e come dirigente di Colle Oppio fu interprete di un modo nuovo e diverso di guardare al fenomeno dell’immigrazione discostandosi da ogni forma di deriva razzista. In Abruzzo il campo largo del centrosinistra diventa larghissimo e il centrosinistra tenta la seconda spallata a Giorgia Meloni dopo la Sardegna. Tutto sembra funzionare ma c’è la mina Basilicata che pesa sul centrosinistra. In Abruzzo si vota domenica. In Basilicata il 21 aprile. Ma l’unità trovata nella Regione del Gran Sasso rischia di essere messa a dura prova dalle tensioni che scuotono l’altra regione. Insomma un brutto segnare andare a votare uniti in Abruzzo quando in Basilicata volano gli stracci. Conte e Schlein si sentono e capiscono il valore di un accordo lampo in Basilicata. Il Pd è diviso: una parte continua a puntare su Angelo Chiorazzo, il re delle coop bianche lucane. L’altra – sostenuta dal partito nazionale – è alla ricerca di un nome diverso, in modo da superare il veto posto su Chiorazzo dal M5s e da spalancare così le porte a un’alleanza anche con Verdi-Sinistra e Azione. Campo larghissimo anche in Basilicata per provare a vincere su un centrodestra che da tempo ha trovato l’unità sul governatore uscente di Forza Italia, Vito Bardi. Le trattative vanno avanti senza interruzioni, a Potenza ma soprattutto a Roma. In generale, specie fuori dal Pd, c’è fiducia nella possibilità che entro domenica salti fuori il nome che mette tutti d’accordo. C’é una comune volontà di chiudere, ripetono dalle roccaforti di Pd e M5s. Una volontà comune di non fare gli errori fatti dal centrodestra in Sardegna. Nomi alternativi a Chiorazzo sono sul tavolo: dopo il passo indietro del magistrato Alberto Iannuzzi, restano in campo quelli del manager della sanità Lorenzo Bochicchio e del presidente dell’Ordine dei medici di Potenza Rocco Paternò, che hanno già il gradimento di M5s, Verdi-Sinistra, Psi, La Basilicata Possibile e Azione. Le voci di corridoio sussurrano altre opzioni, personalità che potrebbero venir prese in considerazione, come il presidente della provincia di Matera Piero Marrese, l’ex presidente del consiglio regionale Piero Lacorazza e lo stesso Lettieri.
Il Centrosinistra ripete la linea: accordo in Basilicata per non mettere a rischio l’Abruzzo. Il centrodestra pare tranquillo. «In Abruzzo vinciamo. C’è entusiasmo per il centrodestra e per il bis di Marsilio…». Antonio Tajani scommette sulla rivincita del centrodestra dopo la sconfitta in Sardegna. E spiega anche perché: «Se in Sardegna si fosse votato con il sistema abruzzese, che non contempla il voto disgiunto, avremmo vinto noi». Insomma in Sardegna si è perso per mancanza di unità. Perchè qualcuno ha votato un partito del centrodestra ma non ha votato Paolo Truzzu, il candidato voluto da Giorgia Meloni. Ora il centrodestra cerca di ritrovare l’unità. A cominciare dalla sfida di domenica prossima. Qui in Abruzzo è sfida a due. Da una parte il governatore uscente Marco Marsilio (da sempre uomo di fiducia di Meloni) e dall’altra l’ex rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico sostenuto non dal campo largo come Alessandra Todde in Sardegna, ma dal campo larghissimo: con Pd e M5s questa volta c’è anche Azione. Elly Schlein crede nel bis. «In Abruzzo c’è una coalizione che tiene insieme tutte le forze alternative alla destra…», ripete la leader del Pd. Ma oggi la testa dei leader del pd e di M5S è tutta in Basilicata. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, nutre la speranza di un effetto domino innescato in Sardegna che possa buttare giù la destra in Abruzzo, prima, e nelle altre regioni al voto, Umbria e Basilicata, poi. Anche nel corso della commemorazione del senatore Bruno Astorre a Frascati, la leader dem ha toccato l’argomento quando ha ricordato l’attenzione del compianto esponente dem al territorio. “Un buon dirigente deve avere come faro la risposta ai problemi delle persone e costruirla insieme a loro. L’abbraccio del suo popolo al campo sportivo di Colonna è il segno di questo modo di essere di Bruno Astorre”, è la premessa: “Noi ci stiamo provando, tenendo al centro della nostra agenda il lavoro, la sanità, la casa. Ci stiamo provando, ma credo che c’è ancora una grande questione da affrontare: l’altro giorno abbiamo vinto le elezioni, ma c’era ancora il 47 per cento delle persone che non è andata a votare”. Per quel 47 per cento passa, per i dem, buona parte della sfida abruzzese. L’altra sta nei sindaci dei comuni montani e delle valli. Sindaci per lo più civici, che non hanno una radicata appartenenza politica.
Dal Partito Democratico viene notato come, con il passare dei giorni, si faccia più lungo l’elenco di quei primi cittadini dell’entroterra abruzzese orientati a candidare propri consiglieri con Luciano D’Amico. Un segno, per i dem, del fatto che il distacco fra D’Amico e Marsilio si va riducendo. Stando a quanto riportano fonti parlamentari, la forbice fra i due sarebbe inferiore al 5%. Che il Pd ci creda sembra confermato anche dal tour de force di Elly Schlein nella regione: dopo aver toccato comuni come Avezzano, Sante Marie e Tagliacozzo, a metà gennaio, ed essere stati visita a Teramo, esattamente un mese fa, la segretaria il 6 e il 7 marzo farà tappa a L’Aquila, Sulmona e Lanciano. Per l’occasione ritroverà al proprio fianco Pierluigi Bersani, riproponendo il ‘tandem’ visto in Sardegna, prima della vittoria di Todde.
Un “vento di cambiamento” è avvertito da Giuseppe Conte per il quale in Sardegna “ha vinto la competenza, la capacità di saper ascoltare i cittadini e saper proporre soluzioni senza slogan vuoti o arroganza”. Il presidente del M5S sta battendo palmo a palmo la regione ormai da diversi giorni, in un tour che gli fa registrare “un grande e crescente entusiasmo intorno a Luciano D’Amico”. Conte era in Val di Sangro a visitare le aziende, a Vasto, Torre de’ passeri, Sulmona, Scanno. Nei giorni scorsi ha toccato Teramo, Chieti, Pescara, L’Aquila, Giulianova, Tagliacozzo, Avezzano, riserva Borsacchio. E venerdì, poco prima del voto, l’ex presidente del consiglio tornerà in Abruzzo, anche se lo schema rimarrà quello dell’incontro con i cittadini, lontano dai palchi. Entusiasmo crescente, dunque, ma non solo: nelle sue conversazioni con i cittadini, il leader M5S raccoglie una forte preoccupazione per lo stato della sanità dopo cinque anni di “malgoverno del centrodestra”. È la sanità, sottolinea, il tema più caro agli abruzzesi, con liste d’attesa che, in alcuni casi, arrivano a centinaia di giorni solo per una radiografia. Da qui la scelta di puntare forte su questo tema e su una parola d’ordine: restituire l’Abruzzo agli abruzzesi.
Un messaggio diretto al governatore di centrodestra, Marco Marsilio, accusato dai Cinque Stelle di aver governato da Roma, città natale di Marsilio, in “smart working”. Non sfugge, dalle parti di Campo Marzio, che l’affondo sul “malgoverno di Marsilio” abbia colpito nel segno. Il governatore ha risposto a brutto muso, accusando Conte di “inventare” una mala gestione della Regione che non esiste. “Marsilio farebbe bene ad ascoltare i cittadini”, è la controreplica, “invece che governare la Regione da Roma”. Dunque, sottolinea Conte, “la rimonta in corso si percepisce, forte. Gli abruzzesi vogliono cambiare pagina e noi ci crediamo, fino in fondo”. E se Salvini scommette un caffè sulla vittoria in Abruzzo, Conte rilancia: Sulla vittoria in Abruzzo “Salvini scommette un caffè? Se ci avesse creduto veramente avrebbe dovuto scommettere una cassa di trebbiano. Quindi mi sembra che il centrodestra sia in netta difficoltà. Comincia a preoccuparsi, vedo dichiarazioni un po’ scomposte, pensavano evidentemente di avere risolto facilmente questo dossier dopo cinque anni di malgoverno”.
Sarà Alessandra Todde a chiudere la campagna del centrosinistra in Abruzzo, l’8 marzo, data non casuale, festa della donna come la donna che ha regalato a Pd e M5s l’emozione di interrompere una lunga catena di sconfitte. Todde è l’amuleto del centrosinistra, il volto vincente da portare in pellegrinaggio per provare il brivido di battere la Meloni e sognare di abbattere il governo. Sarà preceduta dalla leader Pd Elly Schlein, oggi e domani, in accoppiata con Pierluigi Bersani, suo partner di tour elettorale in Sardegna, e quindi riproposto anche in Abruzzo per motivi scaramantici. Conte si aggira già da giorni tra Teramo, Sulmona e Chieti. A chiudere sarà lei, la Todde, investita della missione taumaturgica di portare vittorie anche oltre i confini della sua isola. «Bisogna utilizzare ogni leva possibile per cercare di mandare a casa questa destra. Lo avevo già fatto in Lombardia per Majorino, lo faccio con maggiore convinzione per l’Abruzzo» ha detto la quasi governatrice sarda a In Mezz’ora su RaiTre. Una delle sue tante apparizioni in tv degli ultimi giorni. In effetti Todde si vede più nei talk show che in Sardegna. Dopo aver incontrato pubblicamente l’attivista egiziano Patrick Zaki, la grillina ha infilato una raffica di ospitate in tv e radio: In Mezz’Ora, Che sarà (sempre RaiTre), Radio24, Di Martedì, Agorà, Rtl102.5, Piazzapulita, Porta a porta, Otto e mezzo. E la Sardegna? Attende, ora c’è l’Abruzzo per la governatrice sarda in attesa di conferma. Infatti, è finito lo spoglio dei voti delle elezioni del 25 febbraio. Ma non è ancora conclusa. Ci vorranno almeno altre due settimane prima che l’ufficio elettorale centrale della Corte d’appello di Cagliari riesca a proclamare presidente e consiglieri regionali. Una tempistica al rallentatore, in linea comunque con quella del 2019, quando l’ufficialità arrivò un mese dopo il voto. La Todde intanto assicura che, malgrado gli impegni televisivi e abruzzesi, sta pensando anche alla Sardegna: «Mentre attendiamo, stiamo lavorando insieme con la coalizione per arrivare pronti al momento dell’insediamento ed occuparci da subito dei problemi più urgenti. In questa fase è giusto attendere serenamente l’ufficialità e continuare a condividere la nostra gioia con tutti i sardi e le sarde».
Marco Marsilio è al rush finale. Mancano una manciata di giorni al voto del 10 marzo in Abruzzo, e forse anche una manciata di voti per mettere in sicurezza la ricandidatura del governatore di centrodestra di Fratelli d’Italia. Oggi arrivano in Abruzzo tutti i leader del centrodestra, dalla premier Meloni a Salvini e Tajani. Un bel segnale di unità che celebra l’unità della coalizione. Vengono tutti: Meloni, Salvini, Tajani, Cesa e Lupi. Più un sesto leader, il rappresentante della lista civica Marsilio Presidente, Terenzio Lusi.
‘Sardegna e Abruzzo sono agli antipodi. Lì evidentemente il governatore non era molto apprezzato se è stato cambiato il candidato all’ultimo, con una gestione non impeccabile del passaggio di consegne. Qui i risultati concreti ci sono e si possono vedere. Io sono stato ricandidato con pieno sostegno unitario di tutte le forze della coalizione. Io e Giorgia abbiamo un’amicizia che dura da trent’anni. È il suo collegio, è stata eletta in Abruzzo e noi ne siamo felici. Ma Giorgia Meloni è prima di tutto una leader esigente e vuole vedere l’esito della nostra azione amministrativa. Come lo devono vedere gli elettori’, afferma Marsilio.
Proprio in questi giorni, tra l’altro, si sono sbloccati i fondi per finanziare la Roma-Pescara. Partono sempre in tempo i treni che vanno dalla Capitale verso la campagna elettorale.
«Ironie a parte le dirò che sono molto soddisfatto. Ho iniziato la battaglia per la Roma-Pescara a inizio del 2020. A neanche un anno da inizio del mio mandato ho dato vita a un tavolo di confronto con il Ministero che allora era guidato da Paola De Micheli. Siamo riusciti a rispettare i 90 giorni della costituzione del tavolo e all’inizio estate del 2020 abbiamo firmato l’avvio dei lavori. Conte, allora premier, inserì 620 milioni nel Pnrr per fare quattro lotti. Rfi qualche settimana dopo ci notificò che con quei soldi se ne potevano fare al massimo due. Erano scarsi i fondi come era scarsa la volontà. E non parlo solo del governo Conte. Quando nel giugno 2022 Rfi era pronta, né il Ministero dell’ambiente né il governo Draghi hanno fatto pervenire i pareri nei tempi stabiliti. Io ho sollecitato tutti i soggetti anche durante il governo attuale. Quando Fitto ha fatto la checklist per lo stato di attuazione, Rfi ha dovuto dire che non ce l’avrebbe fatta per la Roma-Pescara. Ho sbattuto i pugni sul tavolo, a Roma. E per non perdere altri sei mesi con una nuova gara d’appalto il governo Meloni ha rifinanziato subito l’opera. Siamo la prima regione in Italia per l’Automotive. Ad Atessa si producono 280.000 furgoni l’anno. La capacità produttiva è di 300.000 furgoni, se arrivassero i microchip da fuori saremmo ancora avanti. Honda fabbrica in Abruzzo la maggior parte degli scooter che vende in Europa. Sull’industria spaziale abbiamo difeso TeleSpazio, il centro di controllo di Iris 2. Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr.) il Ministro Urso ha ufficializzato che il principale sistema di controllo sui satelliti europei sarà fatto da TeleSpazio, creando qui altri 200 posti di lavoro. Amazon aumenterà il traffico e gli addetti a San Salvo con oltre mille posti di lavoro. Coca Cola sta crescendo con due stabilimenti, Brunello Cucinelli apre da noi mentre Brioni, storica industria della moda, sta aumentando la produzione. Dobbiamo sostenere questa potenzialità e questa vocazione: l’economia abruzzese deve decollare grazie all’unicità di un territorio che è tra i più belli del mondo. Il mio pallino è quello di far tornare in Abruzzo chi negli anni scorsi è andato via. Ho parlato con l’Ad di Stellantis, Tavares per chiedergli di investire sulla Val di Sangro. Può diventare l’hub logistico integrato dove porti, treni, autostrade concorreranno ad una movimentazione merci straordinaria. Nel teramano si sta stabilendo Aehra, veicoli di alta gamma di lusso. Questo mio primo mandato consegna una regione che ha attinto a mezzo miliardo di euro per l’edilizia sanitaria, fermi da 25 anni. Cinque anni fa quando andai al ministero venni quasi aggredito. C’erano dieci miliardi inutilizzati per l’edilizia sanitaria, noi eravamo l’unica regione a non usufruirne, oggi siamo quella che lo ha usato tutto. Quasi esaurendo quella dotazione a partire dagli ospedali di Avezzano, Lanciano e Vasto. E il completamento di quello di Sulmona, che era parzialmente realizzato. Abbiamo trovato una sanità in ginocchio, ne abbiamo fatto una rete ospedaliera sfidante con un progetto pilota che il Ministero osserverà a livello nazionale: un presidio diffuso’, chiude il candidato governatore Marco Marsilio: «L’Aquila oggi è vitale. Stiamo competendo come Capitale italiana della cultura, abbiamo presentato il programma a Roma. Ce la possiamo fare, sarà un momento anche simbolico di rinascita. L’Aquila ha richiamato il distretto farmaceutico, esporta verso l’estero. È una grande città incastonata tra monti e parchi che sono il nostro vero tesoro».