Si rimette in piedi il parlamentino del Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro che doveva essere abolito con il referendum del 6 dicembre 2016 e che fu salvato dal 60% di ‘no’. Il Cnel, che è un organo Costituzionale alla stregua delle Camere, del Quirinale e della Corte Costituzionale, ha già da mesi un nuovo presidente nella persona del giuslavorista ed ex ministro Tiziano Treu, e dovrebbe ottenere il via libera dal prossimo Consiglio dei ministri, forse mercoledì.
Domani, verosimilmente, al Cnel, l’ente inutile che il Pd voleva abolire, saranno ratificate 48 nomine di altrettanti consiglieri, con l’autorizzazione del consiglio dei ministri. E le poltrone saranno lottizzate secondo la migliore tradizione del manuale Cencelli della Prima Repubblica: 7 al sindacato Cgil, 6 alla Confindustria, 3 alla Uil e i restanti ad altre varie organizzazioni non meglio identificate. In articulo mortis, il governo Gentiloni piazza di suoi uomini nel consiglio di quello che era un ente considerato inutile, da abolire, e che solo un referendum ha salvato dalla sua sorte.
Giorgia Meloni aveva sottolineato: ‘Gira voce che il governo starebbe per nominare i nuovi vertici del Cnel. Avete capito bene: lo stesso Cnel che Renzi e il Pd volevano abolire perché ritenuto inutile, ora, come per incanto, si trasforma in un prezioso strumento di occupazione del potere. Spero sia una diceria. Se è vero, a Camere sciolte e con un governo in carica solo per l’ordinaria amministrazione, sarebbe un’altra dimostrazione del disprezzo che questa gente nutre verso le istituzioni e i cittadini’.
Anche Confimprenditori aveva denunciato: ‘In queste ore sta emergendo come il governo Gentiloni, in carica solo per l’ordinaria amministrazione, si stia affrettando a nominare un nuovo segretario generale dell’ente di Palazzo Lubin. Non solo: il governo si sta preparando a respingere i 19 ricorsi presentati dagli esclusi del nuovo consiglio del Cnel, nominato per cooptazione con criteri di assoluto arbitrio, per blindare le nomine attuali. Nomine, ricordiamolo, firmate dal già ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, madrina della crociata referendaria che voleva abrogare il Cnel’.
Bisognerà comunque aspettare perché i membri del parlamentino del Cnel possano entrare a Villa Lubin, la splendida sede del Consiglio nel cuore di Roma. La procedura prevede, infatti, che le nomine passino per il consiglio dei Ministri ma vengano poi rese definitive dalla Presidenza della Repubblica. Questi 48 membri sono in attesa di nomina già da nove mesi, quando erano stati designati dalle rispettive organizzazioni, ma, poi, sono arrivate altre proposte di nomine da associazioni di datori di lavoro che nel parlamentino del Cnel non erano mai entrate. Pare infatti che le richieste di posti abbiano superato quota 100 rispetto ai 48 disponibili e ne è nato uno strano caso giudiziario, curato dall’ Avvocatura dello Stato, fatto di ricorsi e controricorsi fra le varue associazioni delle imprese. Poi le elezioni Politiche hanno bloccato tutto e, nel frattempo, è stato firmato un accordo fra i sindacati confederali e la Confindustria, la quale ha accettato di certificare il proprio livello di rappresentanza esattamente come i sindacati dei lavoratori.
Villa Lubin, oggi, dispone di appena 4-5 milioni per il 2018 e, se un tempo un consigliere del Cnel poteva contare su una indennità di 20/25 mila euro l’ anno, adesso non ha nessuno stipendio. In compenso la Finanziaria dell’ anno scorso ha dato la possibilità, prima negata, di ottenere il rimborso delle spese di trasporto e di vitto per i consiglieri che non abitano a Roma purché presenti alle sessioni del parlamentino.
Naomi Sally Santangelo