Il comune raffreddore può proteggere dal Coronavirus: lo studio

Se n’era già parlato alcuni mesi fa, e ora arriva una nuova importante conferma. Mentre i casi Covid nel mondo e in Italia aumentano a ritmi importanti  i ricercatori di Yale hanno scoperto che contrarre il comune raffreddore potrebbe aiutare a proteggersi dalle successive infezioni con l’influenza.

Ellen Foxman e il suo team hanno pubblicato un documento sulla relazione tra il comune raffreddore e l’influenza. Il documento include dati che abbracciano tre anni e un totale di 13mila pazienti passati nello Yale New Haven Hospital con sintomi respiratori.

Foxman e il suo team hanno scoperto che la diffusione del comune raffreddore e dell’influenza raramente si verificava contemporaneamente e hanno ipotizzato che potesse esserci qualche interazione sconosciuta tra loro.

Per capire come un virus potrebbe interferire con l’altro, Foxman e il suo team hanno condotto uno studio che simulava infezioni sequenziali del rinovirus e dell’influenza A. Il rinovirus è responsabile del comune raffreddore e l’influenza A è il virus associato all’influenza stagionale.

Usando le cellule staminali per generare tessuti come quelli trovati che rivestono le vie aeree umane, bersagli chiave per i virus respiratori, il team ha osservato che l’infezione da influenza A era bloccata quando il tessuto era stato precedentemente infettato dal rinovirus.

“Quando il comune virus del raffreddore entra e cresce nelle cellule che formano il rivestimento delle vie aeree, innesca la risposta generale dell’interferone”, ha detto Foxman. “Ciò comporta cambiamenti nei livelli di centinaia di geni che proteggono da molti virus, compresa l’influenza”.

Foxman e il suo team hanno scoperto che il conseguente ridotto rischio di infezione da influenza A tende a durare in media cinque giorni. Hanno attribuito l’effetto alla presenza di difese antivirali precedentemente attivate mediate dalle proteine dell’interferone, che allertano il sistema immunitario della presenza di nuovi “invasori”.

Anche se questo particolare studio si concentra specificamente sull’interferenza virale tra il rinovirus e l’influenza, i primi dati della pandemia suggeriscono che il Coronavirus potrebbe essere potenzialmente inibito anche dalla risposta dell’interferone.

“È necessario lavorare di più, ma si spera che le strategie per indurre la risposta dell’interferone alle vie aeree possano contribuire all’armamentario contro la SARS CoV-2”, scrivono gli scienziati.

Tuttavia, il potenziale utilizzo della risposta all’interferone nel trattamento del nuovo Covid potrebbe non essere così semplice perché l’azione dell’interferone è estremamente limitata.

Anche se è troppo presto per dire se il Coronavirus può essere ridotto attraverso l’interferenza virale del comune raffreddore, considerato che secondo il CDC ben 56mila persone muoiono ogni anno per malattie legate all’influenza, questa scoperta è comunque fondamentale.

A giugno uno studio condotto dall’immunologo Antonio Bertoletti e dai colleghi della Duke-Nus Medical School di Singapore aveva già dimostrato che alcune forme di raffreddore comune potrebbero aiutare a proteggere dal Covid-19.

Il raffreddore, sostiene la ricerca ‘bioRxiv’, riuscirebbe a innescare una sorta di immunità al Coronavirus che potrebbe durare fino a 17 anni. I pazienti che hanno avuto raffreddori causati da virus correlati al Sar-Cov-2, chiamati betacoronavirus, sembrerebbero dunque protetti o comunque soffrirebbero di una forma più lieve della malattia.

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