Il Consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge delega in materia di disabilità, «una tra le riforme e azioni chiave previste dal Pnrr», come ricorda la nota di Palazzo Chigi. Il ddl, che ora dovrà essere approvato dal Parlamento, contiene i principi e le direttive a cui il Governo si dovrà attenere nell’emanare (entro 20 mesi) i decreti legislativi di attuazione. Saranno questi provvedimenti a dare concretezza alla riforma e c’è da sperare che il processo innescato arrivi davvero a compimento, dato che in passato analoghe iniziative si sono arenate lungo il cammino.
Ma stavolta c’è di messo il Pnrr e quindi è lecito un po’ di ottimismo. Basti pensare che le tabelle percentuali degli stati invalidanti sono ancora disciplinate da un decreto ministeriale del 1992.
«Il cuore della riforma – spiega il comunicato della presidenza del Consiglio – sarà il nuovo sistema di riconoscimento della disabilità, in linea con la Convenzione Onu”. Sei gli ambiti interessati dalla delega:
1) definizione della condizione di disabilità, riordino e semplificazione della normativa di settore;
2) accertamento della condizione di disabilità e revisione delle procedure di valutazione, unificando tutte le verifiche riguardo a invalidità civile, cecità civile, sordità civile, sordocecità, disabilità ai fini scolastici e di collocamento lavorativo e ogni altra normativa in tema di accertamento dell’invalidità;
3) valutazione «multidimensionale» della disabilità finalizzata – sottolinea Palazzo Chigi – «all’elaborazione di progetti di vita personalizzati» e «volti a supportare l’autonomia e la vita indipendente delle persone con disabilità in età adulta, prevenendo forme di istituzionalizzazione»;
4) informatizzazione dei processi di valutazione e di archiviazione;
5) riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità;
6) istituzione di un Garante nazionale delle disabilità.
Il Garante, in particolare, dovrà «accogliere le istanze e fornire adeguata assistenza alle persone con disabilità che subiscono violazioni dei propri diritti; formulare raccomandazioni e pareri alle amministrazioni interessate sulle segnalazioni raccolte, anche in relazione a specifiche situazioni e nei confronti di singoli enti; promuovere campagne di sensibilizzazione e di comunicazione per una cultura del rispetto dei diritti delle persone».