Il corso politico del Governo e della legislatura è legato alle vicende personali del Cavaliere o viceversa?

Il tempo non è un fattore secondario tutt’altro: dal tempo che verrà accordato a Berlusconi prima che vengono concretamente rese esecutive le pene accessorie, decadenza dalla carica di senatore ed interdizione dai pubblici uffici, possono dipendere la durata dell’esecutivo a guida Letta e la tenuta della maggioranza parlamentare con il rischio di nuove elezioni e con l’aggravante, da parte delle forze parlamentari che reggono il Governo, di non aver varato la nuova legge elettorale, come più volte richiesto ed auspicato da Capo dello Stato, per non parlare dei provvedimenti più urgenti in materia economica e soprattutto la questione della disoccupazione. La questione più raccapricciante, a voler essere pacati, sembra essere diventata  l’interpretazione della legge Severino, che a detta dei cosiddetti falchi della PDL peccherebbe di costituzionalità nella parte in cui prevede l’incandidabilità di coloro che hanno subito una condanna penale con sentenza passata in giudicato, come se la stessa legge non fosse stata varata dalle stesse forze politiche che oggi sostengono il Governo. Siamo dunque ritornati indietro di sei mesi e tutto è come prima, vale a dire che l’esecutivo Letta a distanza di tre mesi non ha ancora realizzato alcun punto del programma su cui ha fondato il suo varo. La logica giuridica non può coincidere con quella politica, se non ci si vuol mettere sotto i piedi uno dei principi cardine su cui si regge la nostra Carta Costituzionale, la divisione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, ma in Italia sembra che di fatto si voglia cambiare la Costituzione con il tentativo mal celato di subordinare la logica giuridica a quella politica. Ma questo non deve accadere, non solo, ma per arginare la presunta invasione di campo del potere giudiziario in quello legislativo-politico, c’è solo uno strumento, quello di varare al più presto ed in modo chiaro ed organico, nel rispetto delle parti in campo, una vera riforma della giustizia di cui il Paese da decenni necessita. Quindi la questione tutta politica della vicenda Berlusconi va gestita in sede politica e non più, ormai, in sede giuridica. Circolano in queste ore le voci più disparate secondo cui Berlusconi abbia in animo di far cadere il Governo o addirittura condurre rapidamente il Paese a nuove elezioni, legando così il corso politico al personale destino. E se invece fosse il contrario? Un Berlusconi con il suo destino legato alla durata del corso politico del Governo? La questione a ragione si sposterebbe, come giusto che accada, in sede solo politica senza andare a disturbare eminenti giuristi alla ricerca di una soluzione giuridica che non c’è e che a nostro sommesso avviso è del tutto inesistente. A questo punto il Cavaliere dando tempo a Letta potrebbe giocarsi in modo intelligente il proprio futuro, in SEDE POLITICA.

 

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