Il Csm boccia il processo lungo. Un insieme di norme che per i consiglieri dell’organo di autogoverno della magistratura presenta “gravi e motivate ragioni di preoccupazioni” perché avrà “effetti dirompenti sul sistema giudiziario”. “Sarà la morte del processo penale”. Il giudizio è contenuto in una risoluzione approvata oggi dal plenum a larga maggioranza, con il voto contrario soltanto dei tre consiglieri laici di centrodestra. Il giudizio del Csm sul provvedimento voluto dalla maggioranza di centro destra è senza appello. Il ddl “si caratterizza per l’evidente capacità di rallentare a dismisura la durata di tutti i processi penali attualmente in corso, fatta eccezione per quelli per i quali sia stato già chiuso il dibattimento di primo grado”, scrivono i consiglieri di palazzo De’ Marescialli, sottolineando come l’intervento in questione abbia “dirette ricadute sul cuore dell’attività giudiziaria”, tanto da rendere “necessario” che il Consiglio intervenga. In particolare, “preoccupante” viene giudicata la norma che prevede l’applicazione delle novità ai processi in corso di primo grado, col rischio che “debbano ricominciare da capo tutti”. I consiglieri del Csm denunciano anche l’incostituzionalità del processo lungo: “L’intervento proposto si muove in direzione opposta a quella prescritta dall’articolo 111 della Costituzione, il quale impone la ragionevole durata del processo”. Particolari preoccupazioni sono state espresse nella risoluzione approvata dal Csm per l’affidamento “alle parti della dinamica processuale privando il giudice della possibilità di gestire l’andamento del processo in funzione di un accertamento processuale che si svolga secondo i canoni costituzionali della ragionevole durata”. “L’eliminazione del potere del giudice – si legge ancora nella risoluzione – di escludere una prova per la sua palese superfluità determinerebbe l’obbligo di ammettere o di non revocare l’ammissione anche di prove funzionali ad una conoscenza già acquisita. La norma appare quindi agevolare l’abuso del processo e legittimare le più varie tattiche dilatorie”. In particolare, si esprime perplessità sull’obbligo per il giudice di ammettere tutti i testimoni richiesti dalla difesa: “si pensi ad un omicidio commesso in un’affollatissima discoteca: secondo la vigente disciplina, il giudice davanti alla richiesta di sentire come teste ciascuno delle centinaia dei giovani presenti in discoteca potrebbe non ammettere la deposizione di quelli meno informati o meno prossimi all’episodio; il senso della modifica proposta nel ddl sarebbe quello di escludere tale facoltà”. Il documento è stato presentato dai rappresentanti di tutte le correnti togate e dei laici di centrosinistra a fine luglio, nei giorni caldi del dibattito in Senato sul ddl poi approvato e che attende ora di essere riesaminato alla Camera. Ma è stato rinviato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva perché i laici di centrodestra avevano minacciato di dare battaglia contestando soprattutto l’interferenza nei lavori parlamentari.
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