Un espianto a cuore fermo. L’utilizzo di un macchinario che artificialmente riproduce l’attività di cuore e polmoni per non far rendere inutilizzatili gli organi del donatore. Un ‘intervento multidisciplinare durato per 30 ore consecutive.
Per realizzare questo intervento sono stati coinvolti professionisti di più reparti: pronto soccorso, rianimazione, sala operatoria, cardiochirurgia, chirurgia dei trapianti e coordinamento donazione.
Questa donazione, spiega l’ufficio stampa dell’Azienda universitaria ospedaliera di Siena, è molto più complessa rispetto alle consuete donazioni d’organo perché richiede l’intervento di più figure professionali ed è effettuata in emergenza, in una vera e propria corsa contro il tempo.
Una paziente arriva al pronto soccorso in arresto cardiaco e non si riprende più. Grazie ai familiari della donna, è avviato l’iter per la donazione d’organi e tessuti a cuore fermo.
Il prelievo di organi viene effettuato a cuore battente, perché il donatore è in morte cerebrale ; in questo caso invece è stato il cuore ad essersi fermato e gli organi sono stati preservati grazie alle procedure di perfusione extracorporea con Ecmo, una macchina particolare che, grazie al lavoro dei perfusionisti, si sostituisce al cuore e ai polmoni consentendo l’ossigenazione di tutti gli organi mediante la circolazione sanguigna extracorporea.
Una nuova procedura, già in atto in alcuni ospedali italiani ed esteri, apre prospettive importanti nel campo dei trapianti.