“Approviamo subito il disegno di legge Zan e non trasciniamolo sfinito in autunno”, è il mantra di Italia Viva che, secondo fonti Iv, tornerà alla carica sul Ddl”, per risolvere l’impasse sul disegno di legge – si legge in una nota – i renziani continuano a provare con l’offensiva dell’intesa: l’idea è portare a casa la legge prima della pausa estiva calendarizzando subito il ddl in aula. I renziani vorrebbero arrivare a un’intesa proponendo il cosiddetto Lodo Faraone-Unterberger, ovvero un accordo preventivo sui punti più contestati del provvedimento, al fine di sminare il percorso accidentato del ddl”.
“L’obiettivo è non lasciare la legge al destino abbandonico del ‘generale agosto’ : approviamo subito il disegno di legge Zan e non trasciniamolo sfinito in autunno, è il mantra di Italia Viva. E sarà questa – prosegue la nota – la strategia che adotterà. Nei giorni scorsi Italia Viva ha ironizzato con Pd e 5S chiedendo più volte ‘se il provvedimento si era fermato a causa delle ferie di Fedez’ e sul fatto che “più che scriverci un libro come ha fatto Zan era meglio scriverla in Gazzetta questa legge”.
Il ddl Zan rischia di finire nel dimenticatoio fino alle elezioni amministrative, quando ricomparirà dal cilindro in veste di bandierina da sventolare, ma che senza un accordo preventivo sembra avere un destino già segnato.
Di fatto, visto l’affollamento di provvedimenti nell’aula di Palazzo Madama, si era deciso di rinviare l’approvazione a settembre. Ma la decisione non è piaciuta alla Lega. Il senatore del Carroccio, Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama ha osservato in modo ironico: “Per settimane sono stato accusato di rallentare l’iter del Ddl Zan dallo stesso partito che ora vuole rimandarne la trattazione in aula a dopo l’estate. Perché aspettare?”.
Ormai è ufficiale, del ddl Zan si riparlerà solo a settembre. L’ultimo sconto si è consumato al Senato durante una tesa conferenza dei capigruppo riunitasi per decidere il calendario dell’Aula. Da una parte ci sono i renziani di Italia Viva, dall’altra l’asse tra Pd, Movimento 5 stelle e LeU. Dai due fronti partono – non è la prima volta – accuse reciproche: ognuno accusa l’altro di voler affossare il testo. La lite avviene sotto gli occhi di un centrodestra silente, consapevole del fatto che saranno proprio le divisioni interne ai pro-Zan a far naufragare la legge.
Lo scontro divampa quando il capogruppo di Iv Davide Faraone annuncia di voler riportare il testo nell’Aula di Palazzo Madama prima della pausa estiva. L’obiettivo – è la tesi del senatore – sarebbe prima quello di trovare un accordo che coinvolga anche il centrodestra, per poi accelerare sull’approvazione del testo. Uno schema che secondo Faraone avrebbe trovato l’opposizione dei favorevoli all’approvazione del testo attuale, da sempre reticenti a ogni tipo di compromesso al ribasso. “Da oggi i diritti sono ufficialmente in vacanza: la proposta di Italia viva di cercare l’Intesa e portare in Aula già domani il ddl Zan non ha trovato adesioni”, dice a margine dell’incontro Faraone.
Alessandro Zan? Si è comportato sostanzialmente come un passacarte. Il suo ddl sarebbe utile se venisse declinato specificamente rispetto a ciò per cui doveva essere predisposto: omofobia e transfobia». A sbertucciare così ferocemente il padre del controverso disegno di legge non è un esponente del centrodestra né un reazionario sopravvissuto alla rivoluzione sessuale. Quel che avete appena letto è tutta farina caduta dal sacco di Neviana Calzolari. In un intervento su Micromega, ripresa da la Verità si definisce «trans male to female» (da maschio a femmina). La Calzolari è sociologa e scrittrice. Il giornalista Francesco Borgonovo le ha dedicato un ampio servizio per dimostrare che il “regime gender” (titolo del libro scritto a quattro mani con Maurizio Belpietro) esiste sul serio.
Prova ne sia che chi prova a contrastare l’ideologia arcobaleno, scrive Borgonovo, «viene boicottato, ghettizzato, tacciato di razzismo, intolleranza e omofobia». È così anche per chi omofobo non è. E persino per la Calzolari, non a caso mai presente nei talk show. Il motivo? Considera il ddl Zan in parte inutile e in parte sbagliato. Ad esempio, è contraria all’identità di genere, punto tra i più controversi del ddl e sul quale maggiormente infuria la battaglia tra gli schieramenti. Vuol dire che ciascuno può definirsi uomo essendo donna e viceversa. «Faccia pure – ironizza Calzolari – ma è delirante chiedere che questo abbia rilevanza pubblica e legale». Ognuno di noi è quel che il corpo è o è diventato. Nessuno può autodefinirsi in base a una percezione. Non fa una grinza.
Ma per i sostenitori del ddl Zan è un‘eresia. Per la Calzolari, invece, è solo il presupposto per opporsi anche alla somministrazione ai minorenni di bloccanti per la pubertà. Decidere la transizione sessuale prima di quella fase può essere pericoloso perché non se ne ha la necessaria consapevolezza. In pratica, solo chi ha un corpo adulto può decidere di cambiarlo. È il motivo per cui sconsiglia vivamente di parlare di identità di genere a chi non ha ancora superato la pubertà. «Il ddl Zan – conclude la Calzolari – ha anche questo limite: nasce su istanza di associazioni come Arcigay, Movimento identità trans e altre associazioni T. E non è stato oggetto di elaborazione politica». In poche parole, è un’imposizione. Così fanno i regimi, del resto, e quello gender non fa eccezione.